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PERCORSI D'ARTE
27 marzo 2003
Dalla “magia della pittura” di Stefano Canepari all’arte “arundiana” di Franco Zaccagnino
(ACR) - Rimarrà aperta fino al 30 marzo la personale del pittore piacentino Stefano Canepari, allestita presso la Galleria d'arte Materia e Memoria di Potenza. La mostra intitolata "La magia della pittura" si compone di una cinquantina di opere. L'artista, che vive e opera a Piacenza, adopera una tecnica particolare e curata nei dettagli: pennellate di colore sovrapposte che creano sui dipinti delle vere e proprie velature. Evidente è l'influenza di artisti come Bosch, Rembrant, Vermeer, Rosso Fiorentino dai quali – come afferma la curatrice della mostra Laura Gavioli - ha assorbito l'idea dello spazio, la studiata tonalità delle figure, sempre sole, al massimo accoppiate, isolate, travestite nelle loro tuniche esagerate. Da autodidatta Canepari sviluppa un simbolismo molto personale, riportando nella realtà contemporanea suggestioni antiche. Per questo i suoi ritratti "sono estranei a qualunque riferimento contingente, non hanno un nome, non fanno parte di un tempo determinato". I suoi personaggi sono interlocutori di stati d'animo e manifestano attese, aspettative, inquietudini. Quindi in primo piano sempre la figura umana alla quale fanno da sfondo, talvolta, "uno scorcio di paesaggio piacentino, il Po, le colline, le cascine, un animale". Non meno suggestiva è la personale dell'artista di origini lucane Franco Zaccagnino in esposizione presso le sale del museo provinciale. Nativo di Sant'Ilario di Atella l'artista ha realizzato, nel corso della sua attività, grafiche pubblicitarie, scenografie, murales ed ha curato, inoltre, l'allestimento di mostre di carattere storico-culturale. Negli ultimi dieci anni ha conseguito diversi primi premi e ha ricevuto numerosi consensi da parte della critica. Le sue composizioni plastiche, che evidenziano una matrice artigianale, sono giocate sull'impiego della canna, l'umile arbusto visto come "simbolo di una condizione esistenziale". Non a caso, infatti, apre la mostra una locandina nella quale è citato un pensiero del filosofo francese Blaise Pascal il quale paragona l'uomo ad un debole, ma nello stesso tempo pesante arbusto di canna. Quindi al centro della sua arte "arundiana" (dal latino arundo che significa canna) l'uomo visto nella sua grandezza e nella sua miseria. Le sue creazioni, che colpiscono per la loro precisione calligrafica, si ispirano a fatti reali, a fenomeni sociali, alla storia, al mito e alla favola come si evince dal alcuni titoli: Top model, Balla coi lupi, Regina di cuori, Genesi, Totem, Nascita di Venere. Tra i soggetti delle sue opere figurano anche cattedrali e complessi monumentali della Basilicata (i Sassi di Matera, le cattedrali di Tursi, Potenza, Acerenza.) realizzati con la tecnica del mosaico le cui tessere sono ricavate dalla canna. Elemento comune a tutti i lavori, incorniciati da supporti lignei sagomati, è la limitata presenza del colore, sfumato tono su tono. (A.D.S.)