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QUANDO LA FABBRICA DELUDE
19 maggio 2003
Cristina nella fabbrica integrata, storia di un’operaia della FIAT
(ACR) - Organizzato dal Comitato di Coordinamento Istituzionale per le Politiche del Lavoro della Regione Basilicata, si e' tenuto, all'interno di TrendExpo 2003, l'incontro dibattito dal titolo: "Riflessioni ed esperienze a confronto – Quando la fabbrica delude: il caso della Fiat-Sata di Melfi – Una storia di donna: il caso di Cristina, operaia della Fiat-Sata di Melfi". Il titolo dell'appuntamento e' lo stesso di due pubblicazioni, la prima della dott.ssa Elisabetta Della Corte e l'altra, scritta a due mani, della dott.ssa Fulvia D'Aloisio e della protagonista della storia, Cristina Cordisco e a cura del C.C.I.P.L., dell'Ufficio del Consigliere di Parità e dell'Osservatorio e Centro di Documentazione sulla FIAT-SATA di Melfi. Cristina, come ci racconta lei stessa, e' un'operaia della Fiat che lavora al reparto verniciatura, 37 anni, convive col suo compagno e un figlio di 12 anni. Disponibile ed aperta al dialogo racconta nel libro la sua vicenda caratterizzata, nel passato, prima dell'esperienza Fiat, da ricche esperienze di viaggio, di studio e di militanza politica. Poi l'assunzione alla SATA, operaia, nonostante il suo diploma di tecnico di cardiologia, conseguito a Bologna e all'interno dello stabilimento diviene rappresentante sindacale. "La motivazione che la spinge a scrivere - dice Fulvia D'Aloisio - e' quella di rendere nota, al di là dei confini puramente personali, una esperienza di lavoro e di vita che e' condivisa da centinaia di giovani e che, pur nelle sfaccettature soggettive, e' caratterizzata da un minimo comune denominatore, la durezza di una condizione lavorativa, la nuova solitudine di un ceto operaio le cui forme di organizzazione, di rappresentazione e di tutela presentano ancora grandi falle". Queste ed altre caratteristiche della realtà di Melfi, descritte nel racconto, prosegue D'Aloisio, con tutto il loro portato di sofferenza sono forse ancora poco conosciute. "C'e' ancora molta retorica sulla realizzazione della fabbrica, sul suo concreto articolarsi e anche sui complessi risvolti della quotidianità e dell'esistenza dei "ragazzi di Melfi". Emerge, in sostanza, che alla FIAT di Melfi si assiste, tra l'altro, ad un processo di mobilità discendente per le operaie e gli operai con alta scolarizzazione, costretti a "scegliere" il lavoro che c'e' e alle condizioni imposte, anche in deroga alle leggi di tutela delle donne. Oggi nelle fabbriche, siamo in presenza di un lavoro prettamente cognitivo, afferma Elisabetta Della Corte, viene, infatti, richiesta attenzione, concentrazione e comunicazione di dati e se ieri la Fiat assumeva 40.000 operai per la fabbrica di Torino, oggi ne utilizza 5 mila a Melfi. Dagli anni '70 ad oggi c'e' stata una crisi di governabilità della forza lavoro e l'aumento della produttività. Nella fabbrica del 2000 si richiede comprensione – attenzione continua – coordinamento nelle operazioni e riduzione delle disfunzioni – tutto ciò che non fa il computer e che non richiede nemmeno una formazione specifica ma attinge direttamente alle qualità umane. Non un lavoro faticoso ma stressante e poco gratificante, ragione per la quale molti giovani hanno rassegnato le dimissioni dalla Fiat, non sono stati licenziati; si tratta di giovani con alta scolarizzazione, se non laureati, che sono poi una parte cospicua degli operai della SATA. E per tutti, indistintamente, c'e' il bisogno di ritrovare la condivisione di momenti di socialità quotidiana negati dalle condizioni lavorative nello stabilimento della Fiat a Melfi. La proposta politica passa attraverso l'innovazione tecnologica, l'investimento nella ricerca, in poche parole nella differenziazione e selezione delle politiche di sviluppo territoriale, cosi' anche i cospicui finanziamenti investiti per la fabbrica torinese avrebbero potuto produrre ben altri risultati. L'Università, poi, non e' immune dal pericolo di una sua trasformazione in azienda, una riorganizzazione in termini produttivistici, lo stesso orientamento e ancora di piu' la formazione che segue le logiche del mercato non sarà mai in grado di reggere il passo delle trasformazioni e quindi meglio sarebbe investire sulle "vocazioni" dei giovani. Per la Consigliera di Parità, dott.ssa Di Tolla, e' soprattutto una questione di conoscenza, si tratta di far circolare le informazioni e, quindi, far si che le donne vivano la legislazione. Oggi il problema e' che in Italia il lavoro non si sceglie, si prende ciò che viene offerto e, similmente, e' impostata anche la scelta universitaria, si decide rispetto all'andamento del mercato. I 10.000 lavoratori di Melfi vanno sostenuti dall'impegno dei Sindacati, dalla Consigliera di Parità, dalle istituzioni tutte che devono intervenire affinché, attraverso nuove politiche industriali, si armonizzi il territorio con la fabbrica integrata. Anche la Consigliera di Parità, dott.ssa Ferro, ribadisce la grande attenzione verso il mondo del lavoro femminile ma anche la scarsa veicolazione dell'informazione e proprio al perseguimento di questo obiettivo e' indirizzata l'iniziativa che ha impegnato l'Ufficio della Consigliera di Parità nella realizzazione di un CD Rom informativo contenente tutta la legislazione nazionale, regionale ed europea in favore delle donne. "La discriminazione di genere – conclude Ferro – si supera con una corretta informazione, solo cosi' la donna diviene soggetto attivo che ha la cognizione esatta dei propri diritti. (L.T.)