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L'ARTE DI LORENZETTI, COMAND E GALEONE
04 giugno 2003
(ACR) - Il gioco degli equilibri indice di un senso di precarietà e di profonda solitudine accomuna i lavori dei surrealisti Raimondo Lorenzetti e Patrizia Comand. In bilico su un piede, su una mano, su una palla di vetro, i personaggi di Lorenzetti avvolti da un'atmosfera estraniante e surreale rappresentano il tentativo dell'artista di superare le proprie incertezze e angosce. La vita appartata, la presenza quasi ossessiva della madre che ha incoraggiato la sua attività artistica hanno influenzato il modo di dipingere dell'artista che è un autodidatta. La sua salute cagionevole, infatti, lo induce a lunghi periodi di inattività in cui coltiva la sua passione dedicandosi a copiare dipinti del Cinquecento. Espone per la prima volta a Milano nel 1980, poi, per quasi dieci anni la sua attività espositiva si blocca a causa della malattia della madre. Riprende ad esporre con regolarità a metà degli anni novanta con personali a Verona, Udine, Milano, Bologna, Roma. La figura inquietante della madre, dipinta sempre con gli stessi abiti e nella stessa posizione, ricorre in tutti i lavori dai quali traspare il tentativo di narrare se stesso sul filo dei ricordi personali, alla ricerca di un equilibrio interiore. Altri temi ricorrenti nella sua pittura sono la montagna simbolo di minaccia e il filo dal quale pendono palle di vetro all'interno delle quali sono rinchiuse delle persone, e che forse nasconde una richiesta di aiuto. Diversa invece, per formazione e stile di vita, la vicenda artistica di Patrizia Comand che ha studiato presso l'Accademia di Brera seguendo i corsi di Usellini, Marchese e Rossi. Artista amante di Bosch e Bruegel, tiene la sua prima personale a Milano nel 1974. Da allora partecipa a numerose collettive sia in Italia che all'estero. Le paffute acrobate dei suoi dipinti, dalla pelle rosata e dai capelli medusei, illuminate da una luce zenitale, sono sospese e lottano per mantenersi in un equilibrio precario. La Comand dipinge in maniera assai suggestiva e le sue grassocce donne, vestite con succinti costumi e abiti svolazzanti, diventano di volta in volta metafora della condizione umana e del continuo rischio di vivere. Una pesante cornice di masonite realizzata dalla stessa pittrice accomuna le tavole dipinte con tecnica mista (olio e tempera). Ancora la donna è al centro dell'arte di Silvana Galeone: una donna sensuale, a volte trasgressiva, ma al tempo stesso malinconica e assorta. La pittrice tarantina che vanta, tra l'altro, una collaborazione artistica con Luigi Guerricchio dipinge, con raffinatezza ed eleganza, figure giovanili di altri tempi, dalla pelle di porcellana e dalle mani lunghe ed affusolate adoperando una tavolozza cromatica estremamente variegata ed espressiva. Con colori vibranti, caldi e pastosi tratteggia fanciulle che adorna con cappellini, con un filo di rossetto sulle labbra o con un semplice fiore. Come scrive Rino Cardone i volti delle sue donne mostrano la qualità di un "carattere interiore" che ama indulgere nella gioia dei sentimenti e nel "moto" delle passioni. La Galeone esordisce negli anni settanta ed ha esposto a Fermo, Spoleto, Milano Roma, Matera, Praga dedicandosi anche alla scultura e alle terrecotte. Le opere dei tre artisti sono state in mostra, nei giorni scorsi, in alcuni degli spazi espositivi del capoluogo. (A.D.S.)