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RAFFAELE DANZI: IL CANTORE IN VERNACOLO DELLA POTENZA RISORGIMENTALE
11 giugno 2003
(ACR) - Più uomo che poeta, più verseggiatore dilettante che letterato, autodidatta, umile artigiano ma schietto e sincero nell'esprimere le sue personali ideologie tramite versi scarni ed immediati, specchio di una personalità poliedrica. Un uomo di estrazione "civile", un artista ma non troppo che seppe, con ironia e senza veli, mostrare l'identità del popolo lucano e della sua città. In tal maniera può essere abbozzato il ritratto morale ed artistico di Raffaele Danzi: poeta nato nella centralissima via Pretoria di Potenza (1818-1891), testimone veritiero ed autentico dell'epoca in cui visse e dello stato sociale a cui appartenne. Del suo privato non si sa molto, tranne che spese tutta la sua vita tra Potenza e Vaglio, lavorando come restauratore di quadri e di madonne e scrivendo poesie in uno stile arcaico, vernacolare ed illetterato. Nel 1840 sposa Antonia Maria Uva dalla quale ebbe tre figli. Morì poversissimo, il 2 maggio 1891, all'età di 73 anni. Danzi fu amico ed estimatore di intellettuali suoi conterranei, tra cui Luigi Grippo, Nicola Sole e Leopoldo Viggiani. Questo, sostenendo le spese per la pubblicazione delle sue poesie, si rivelò grande benefattore del Danzi. Il suo componimento più conosciuto è costituito dalla raccolta"Poesie a dengua putenzesa" (1879), contenente 33 poesie, nelle quali Danzi si fa carico di denunciare le condizioni di pietosa miseria in cui riversavano i potentini ed i lucani in genere. La maggior parte dei versi sono carichi di amarezza e di disprezzo contro i regimi autoritari borbonici e sabaudi che si alternarono in Basilicata. Ma commista all'amarezza c'è anche tanta ironia e volontà di non rassegnazione: il XIX secolo, infatti, si distinse in Basilicata, sia per l'estrema povertà ed arretratezza economico-sociale che per il desiderio della popolazione di riscatto della propria identità regionale. Non a caso, infatti, Potenza fu, in epoca risorgimentale, tra i primi Comuni a promuovere la resistenza anti-borbonica ed il brigantaggio politico. Denuncia socio-politica insieme, dunque, costituiscono le tematiche portanti dell'ideologia e dell'interesse del Danzi, la cui memoria è stata recentemente celebrata durante l'incontro, tenutosi nella sala dell'Arco del Municipio a Potenza, per la presentazione del testo a lui dedicato: "Raffaele Danzi. Il cantore in vernacolo del Risorgimento lucano", di Piera Pistone. Sono intervenuti il sindaco di Potenza Fierro, il quale ha curato la prefazione del testo, il prefetto di Potenza Mauriello, il giornalista RAI Brancati ed editore dell'opera, il docente della Facoltà di Lettere e Filosofia Attorre. Alcune sezioni del volume della Pistone, così come è stato notato dai convenuti, sono interessanti perché, oltre a fornire un quadro più dettagliato di questo artista, definito in termini di "piccolo Dante", delineano, altresì, il contesto storico e topografico della Potenza risorgimentale. Ciò che il testo fa emergere è una Potenza certamente di stampo contadino ma non arretrata, vivace, in grado di rivestire, già nel 1799, all'epoca della Rivoluzione Napoletana, un ruolo di primo piano dal punto di vista culturale. Tutte queste tematiche vengono espresse incisivamente da Danzi, grazie alla sua "robusta coscienza liberale" e alla potenzialità del suo stile dialettale ironico e franco. La stessa autrice, individua in Danzi il portavoce per antonomasia dei disagi della civiltà contadina lucana e la versatilità del suo mezzo poetico che si serve del linguaggio popolare "basso" ed immediato per dare forma al suo impegno civile. Nel testo, infatti, si legge come la poesia sia divenuta, "per quell'uomo che assisteva al faticoso processo di rinascita storica culturale e civile, l'unico codice espressivo per la protesta e l'opposizione". Dunque, Danzi fu, in particolar modo, un uomo comune sebbene non troppo letterato per non essere credibile; valido testimone di un'epoca, apprezzabile per la sua umiltà e un valido modello per l'odierno lucano in cui riconoscersi. (L.L.)