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SARS, NUOVA SFIDA PER MEDICI SCIENZIATI E RICERCATORI
17 giugno 2003
Se ne è discusso in un convegno al Mediafor di Potenza
(ACR) - La rapidità delle trasformazioni e lo sviluppo smisurato delle produzioni e degli scambi a dimensione planetaria, sono gli aspetti più visibili ed oggettivi della globalizzazione odierna. La metafora coniata da Mcluhan del "villaggio globale" si può ritenere essersi realizzata a pieno. In generale, i risultati raggiunti nei diversi campi del sapere, inducono a parlare in termini di onnipotenza e di sicurezza globale. Nello specifico, nel campo medico, ove scienza e tecnica hanno costituito un connubio vincente nei confronti di malattie come il vaiolo(1977), si sono compiuti passi da gigante favorendo un più elevato standard della qualità e durata della vita umana. Ma questo quadro idilliaco è, oggi, minato dallo sviluppo di una nuova forma di polmonite che sta mettendo letteralmente in ginocchio un continente vasto e densamente popolato come è quello asiatico. La questione, oggetto di costante discussione da parte degli organi di stampa e di comunicazione in generale, al centro di un meeting di aggiornamento medico tenutosi a Potenza. Dall'incontro, al quale ha partecipato tra gli altri il dottor Straziuso, assessore regionale alla sicurezza e solidarietà sociale, è emerso un quadro piuttosto allarmante dovuto alle paure ataviche connesse allo sviluppo di infezioni di cui si conosce poco a livello medico e terapeutico. La SARS, acronimo di Severe Acute Respirator System, è un'infezione causata da un virus mutato che, sin dal suo primo manifestarsi, è risultato molto aggressivo ed altamente infettante. Di provenienza animale, della dimensione di circa 100-120 nanometri, esso appartiene alla famiglia dei Coronavirus, nomenclatura che si deve alla particolare forma ad anello circolare con piccole sfere fornite di sporgenze dell'involucro dell'agente eziologico. Come tutti i virus anche quello della SARS è un organismo parassitario, ovvero che prolifera a spese di altre forme viventi che intacca e distrugge. Oltre, quindi, alla straordinaria capacità di sopravvivenza e alla capacità di mutare rapidamente, è doppiamente pericoloso in quanto ostacola le strategie terapeutiche e la messa a punto di un vaccino che lo renda inoffensivo. Questa difficoltà è, altresì, dovuta alla sottovalutazione del problema e dalla mancata tempestività con cui le autorità cinesi lo hanno sottoposto all'attenzione dell'OMS (Organizzazione Sanitaria Mondiale). Il primo focolaio si è, infatti, sviluppato già nel novembre scorso, a Guangdong, una provincia a statuto speciale nel sud della Cina. Soltanto nel Febbraio 2003, le autorità cinesi denunciano lo stato di emergenza all'OMS che invia i suoi esperti per analizzare la situazione. Risulta immediatamente allarmante l'estrema rapidità di evoluzione del virus dal periodo di incubazione brevissimo(dai 7 ai 10 giorni), la capacità di resistenza sulla superficie degli oggetti fino a 24 ore, e l'elevato tasso di mortalità. Fino ad oggi, dal fatidico 21 febbraio, quando all'Hotel Metropole di Hong Kong è stato individuato il paziente zero, sono 33 i Paesi (tra cui anche l'Italia con 9 casi sospetti) dove sono stati riscontrati 8404 casi dovuti a SARS con 779 decessi. Secondo quanto studiato sul carattere genomico del virus, la SARS presenta una sintomatologia piuttosto comune a quella di un semplice raffreddore: febbre maggiore di 38gradi, tosse, difficoltà respiratorie e gastrointestinali sono i sintomi peculiari di questa infezione. Su questi indicatori sono concordi sia il gruppo dei ricercatori del CDC (Center for Disease Control) americano che quello cinese di Hong Kong. I primi sostengono che il virus sia associato ad altri agenti patogeni quali il metapneumovirus. Gli asiatici, d'altro canto, sostengono che si tratti di batteri come le chlamydie. Tuttavia, l'OMS ha stilato, il 15 marzo, una relazione che fissa gli indicatori (cluster e outbreaks), i fattori di rischio e la classificazione dei casi reali, probabili o sospetti, e le maniere di intervento. Secondo l'OMS, la residenza o i viaggi in zone a rischio, il contatto con pazienti sospetti di SARS, l'età avanzata e la comorbidità rappresentano fattori di rischio elevati. Le precauzioni da adottare nel campo medico sono, essenzialmente, l'isolamento del caso sospetto, la cura tramite antivirali e antibiotici, la sterilizzazione dei mezzi di lavoro come guanti e camici. Inoltre è consigliata un'attenta cura dell'igiene personale (lavarsi le mani, evitare l'uso promiscuo di stoviglie, indumenti ed asciugamani). Queste sono, tuttavia, misure preventive utili ma non risolutive. Il pericolo relativo alla diffusione pandemica del virus è concreta e di portata mondiale. Nessun paese si può ritenere immune; il mondo deve fare i conti con questa nuova calamità. Dunque è quanto mai necessario, da parte degli Enti sanitari, l'istituzione di una valida gestione clinica e di una rete di sorveglianza e prevenzione gestita da un osservatorio globale. La portata dell'epidemia, favorita dalle facilità di comunicazione, è globale e tale deve essere anche la risposta e le misure d'intervento. (L.L.)