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"FARE POESIA" DI FRANCESCO COSENTINO
12 agosto 2003
L'ultimo lavoro del poeta di Ferrandina
(ACR) - Perché un libro di poesie? E' la domanda che si pone Luisa Mele nell'introduzione all'ultima opera, in ordine di tempo, di Francesco Cosentino, uscita per i tipi dell' "AltreMuse edizioni". Definirlo poeta suona alquanto strano, non perché non lo sia, ma semplicemente perché esce al di fuori, è al di là di ogni cliché, di ogni prototipo o archetipo che dir si voglia, di poeta. Il suo è un modello a parte, è il suo esemplare modo di fare e presentare poesia che lo pone fuori dagli schemi. Contenuto e forma potremmo dire, o ancora, contenuto e contorno. Come quando ha deciso di inserire i suoi versi in cornici da lui stesso realizzate, utilizzando la cartotecnica. Indubbiamente un modo originale di porsi a contatto con il pubblico, di esprimere la propria musicalità, di tentare di estrapolare l'essenza dai suoi scritti, di far evincere le sue capacità evocative. Ci si trova dinanzi a Francesco Cosentino, così come ci si potrebbe trovare al cospetto di quei poeti itineranti del sub-continente indiano che non vanno versificando, preferendo, piuttosto, che sia l'interlocutore più vario a porsi in contatto con la realtà descritta, gridata, manipolata, con dolcezza, e al tempo stesso, con una forte carica emotiva. Quando ci si pone davanti a un quadro l'importante non è tanto quello che l'autore vuol dire, quanto quello che l'osservatore riesce a cogliere di per sé, diviene importante l'emozione che prova, i rigurgiti del suo essere, le rimembranze del suo io. Ma un quadro non è solo colore, un quadro non è solo visione, non è solo disegno, è anche scrittura, è immaginazione. Ecco la lezione di Cosentino! : "Ed ecco allora Cosentino, artigiano paziente, cercare la parola che sia segno e la rima che sia colore". Come sapientemente spiega Luisa Mele, Cosentino frappone tra sé e la realtà una teoria di parole e rime, forse per farsi meno male data l'impossibilità di afferrare il mondo. Un mondo che scorre e diviene: in fondo, è il continuo ritmo del samsara, da cui bisogna liberarsi, è il continuo divenire delle cose oltre cui sta la realtà vera. Ognuno può provare il suo sistema, ognuno può cercare la via più giusta per dare armonia al vivere quotidiano, per conciliare gioco e sofferenza.