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RICORDATO A PARMA ROCCO SCOTELLARO

30 settembre 2003

Al poeta lucano è stata dedicata una giornata di studio

© 2013 - rocco_scotellaro_foto2.jpg

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(ACR) - Nella prestigiosa Università di Parma, grazie all'impegno del Circolo Culturale Lucano di Parma, studiosi, scrittori e addetti ai lavori hanno voluto ripensare alla figura del noto scrittore e poeta di Tricarico. Il presidente del Circolo, dott. Antonio Zasa, ha voluto ringraziare quanti hanno permesso la realizzazione dell'iniziativa e sottolineato il legame indissolubile che lega i lucani, ovunque si trovino, alla Basilicata. Il Magnifico Rettore dell'Ateneo parmense, il prof. Ferretti, portando i saluti dell'intero corpo accademico, ha sottolineato l'importanza della giornata di studio dedicata al poeta lucano. Un incontro, ha dichiarato il prof. Ferretti, che assomma due momenti rilevanti, quello culturale rappresentato dal ruolo della Facoltà di Lettere per un convegno di alto profilo, e quello sociale che si esplica nel riconoscimento di un momento d'identità, quello della comunità lucana a Parma. Ha introdotto i lavori del convegno il prof. Rocco Ungaro, Docente all'Università di Parma, che ha ricordato Scotellaro come un uomo di lettere attento ai problemi sociali del tempo. Socialista e sindaco nel suo paese natale a soli ventitré anni (il più giovane sindaco della Repubblica Italiana) Scotellaro, ha proseguito Ungaro, finalizza la sua attività politica nella ricerca del miglioramento delle condizioni di vita della sua gente, quella stessa gente che è protagonista delle sue poesie e delle sue opere. La sua breve vita, muore infatti a soli trent'anni, non gli consente di cogliere appieno i giusti risultati del suo impegno politico e della sua creatività espressiva, due aspetti che in Scotellaro si coniugano in una perfetta simbiosi rappresentativa ed operativa. Un ritratto abbastanza ricco e complesso di Scotellaro che mette in luce, a pari merito, la passione politica e la capacità di versificazione, lo ha proposto la dott.ssa Isa Guastalla, docente di lettere dell'Università di Parma e moglie di Mario Colombi Guidotti, amico di Scotellaro a cui il poeta inviò una sua opera, "Cena". Il giovane scrittore lucano, come ha riferito la Guastalla, conosce Parma grazie ad un'amica, Vittoria, brevemente frequentata "per una distanza non solo fisica che li avrebbe allontanati ognuno per il suo cammino", così scrive il poeta, che la ricorda in due poesie "Reseda, odore ritrovato e perso" e "Ce ne dovevamo andare". Il rapporto di Rocco Scotellaro con Parma è stato importante, ha poi concluso la docente di lettere, ed ha legato il poeta ad una città molto lontana ma profondamente affine sul piano della cultura e della letteratura e alla quale dedica due poesie "Sera a Parma" e "La bella gabbia". Lo scrittore e giornalista, Raffaele Nigro si è soffermato sull'attenzione rivolta a Rocco Scotellaro da parte dell'intellighenzia italiana, "per trent'anni cavallo di battaglia della sinistra e vocabolario di un impegno politico e culturale che si faceva mito, riscatto e sogno, è stato poi dimenticato". Lo scrittore ha poi rammentato come non ci sia più il sud raccontato dal poeta che, forse, "resta residuo di una tribù di anziani in via di estinzione". Per Nigro la poesia meridionale degli anni '50 e '60 ha travisato la forza metaforica del linguaggio di Scotellaro e l'ha identificata in un neorealismo più vicino ad una oleografia di imitazione, e ricorda Scotellaro, quando consapevole dei cambiamenti del sud, scriveva "E' fatto giorno", da cui si evince che i contadini entrano nella storia, quella stessa storia da cui erano lontani, come raccontava Levi nel "Cristo". Raffaele Nigro però, ritrae anche un altro profilo del poeta-contadino: "Non solo un cantastorie popolaresco venuto a diffondere la novella della ribellione e del riscatto bracciantile, ma un uomo nuovo, innamorato della bellezza che vive fortemente il dissidio tra ansia metropolitana e richiamo della provincia, tra antico e moderno, ugualmente a Quasimodo, Fiume e Sinsigalli". "Uno scrittore di origini contadine, non un poeta-contadino" ha sostenuto nel suo intervento il prof. Paolo Briganti, un poeta che vive il travaglio del decennio post bellico contraddistinto da due cartelli letterari, la fine dell'ermetismo e l'inizio del neorealismo. "Non va dimenticato - sottolinea Briganti – che Scotellaro, scrittore e poeta neorealista, raccoglie gli elogi di Montale, un metafisico". Lo scrittore lucano, conclude il professore, nella sua breve esistenza, agitata da mille passioni, ci lascia più di cento liriche e poesie di autentico valore. La giornata si è conclusa con l'intervento del prof. Rinaldo Rinaldi che ha evidenziato la forza della realtà nella prosa di Scotellaro. "Nulla e' meno reale della realtà", ha detto Rinaldi, "una realtà, non ovvia, eppure sempre presente nella prosa di Scotellaro che, per la verità, e' molto più vicina alla poesia". Leggendo poi "L'uva puttanella", ha osservato come sia "straniata" la descrizione della realtà nell'opera di Scotellaro, una forma che funziona a livello stilistico per accumulo di particolari: "Una prosa inserita in un contesto di realismo sociale ma che ricorda una tecnica del post impressionismo, la pittura per piccoli tratti". Durante i lavori del convegno l'attrice Mirella Cenni ha declamato alcune delle opere più significative di Rocco Scotellaro, tra cui "Margherite e rosolacci", "E' fatto giorno", "Uno si distrae al bivio" e "Cena". Oltre ai già citati ospiti hanno partecipato alla giornata di studi il consigliere provinciale di Matera, Nicola Marino, il Segretario della Camera di Commercio di Potenza, dott. Nicola Bux e la senatrice Albertina Soliani. (L.T.)

Redazione Consiglio Informa

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