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PITTELLA (DS/PSE): ATTUAZIONE FONDI STRUTTURALI, IL RISCHIO DI DISIMPEGNO PER LE REGIONI ITALIANE
17 dicembre 2003
Tra i dati relativi alla spesa delle regioni europee ricevuti dalla Commissione in qualità di relatore permanente sui Fondi strutturali in Commissione Bilanci al Parlamento europeo quelli relativi alla Basilicata
(ACR) - L'on Gianni Pittella, nell'ambito del suo ruolo di relatore permanente sui Fondi strutturali in Commissione Bilanci al Parlamento europeo, ha reso noto di aver ricevuto, in questi giorni, dalla Commissione europea gli ultimi dati relativi alla spesa delle regioni dell'Unione Europea. Essi misurano, tra l'altro, il rischio di disimpegno automatico al 31 dicembre 2003. "L'Italia – riferisce Pittella - a venti giorni dalla data limite per la presentazione dei documenti che giustificano l'avvenuta spesa da parte delle regioni, ha compiuto il 60% del cammino. Questo significa che, complessivamente, sui circa 4,5 miliardi di euro impegnati dalle nostre regioni nel 2001, ancora 1,7 miliardi, vale a dire il 40%, devono essere pagati ai beneficiari finali, per evitare il rischio di disimpegno". "La parte più importante delle somme ancora inevase – spiega l'europarlamentare lucano - riguarda l'obiettivo 1, il cui tasso di esecuzione si attesta attualmente al 55% (circa 1.5 miliardi, pari al 45% delle risorse, devono essere ancora pagati ai beneficiari finali). Per l'obiettivo 2 il tasso di esecuzione migliora: il 74% delle somme impegnate è stato già speso. L'ob 3 arriva fino al 77%. Per quanto riguarda le iniziative comunitarie, Urban ha già raggiunto la soglia del 94% di spesa certificata, Equal è al 60%, mentre Leader non è ancora a metà dell'opera, con il 48%". Nell'ambito dell'obiettivo 1, che concentra il maggior numero di risorse, vi sono regioni più e meno virtuose, nell'utilizzazione delle risorse". "La Basilicata – sottolinea Pittella - ha già certificato una spesa per circa il 67% degli impegni effettuati nel 2001. La Calabria e la Sardegna si attestano al 60%, la Campania al 24%, la Sicilia al 21%, per il Molise il livello scende al 12%. Ultima la Puglia con solo l'1,62% di pagamenti effettuati. Quanto ai Programmi Operativi Nazionali, salvo il caso del PON Assistenza tecnica (Atas), registrano, in generale, un livello di esecuzione pari, o molto vicino, al 100%". "La regola del disimpegno automatico, o dell'N+2 – precisa Pittella - è stata introdotta per garantire un'esecuzione ordinata degli stanziamenti. Essa impone che le somme impegnate nell'anno N (in questo caso il 2001), siano effettivamente spese e, quindi, pagate ai beneficiari finali, entro l'anno N+2 (in questo caso il 2003). In sostanza si è voluto assicurare che la realizzazione dei progetti programmati avvenisse in un tempo limitato (3 anni) pena, la perdita dei finanziamenti. La regola N+2 è sicuramente indicativa dell'andamento generale della spesa, va, tuttavia, opportunamente messa in evidenza la perdita di efficacia di tale regola a seguito dell'uso massiccio di progetti coerenti. La maggior parte della certificazione di spesa che è stata presentata a Bruxelles, alla fine del 2002, era costituita da tali progetti (per alcune regioni, come la Sicilia e la Calabria, si è andato oltre l'80%). Si tratta di progetti finanziati con altri fondi (nazionali o regionali) e poi trasferiti al POR (Programma operativo regionale), il più delle volte per esclusive esigenze contabili. Tale pratica doveva essere autorizzata solo nella cosiddetta "I fase" o "fase di urgenza", cioè la fase precedente all'approvazione dei complementi di programmazione, per consentire un avvio della spesa. L'uso di tali progetti è stato poi consentito oltre l'approvazione dei complementi, a patto che i progetti selezionati fossero coerenti con i complementi stessi". Per il deputato europea dei Democratici di sinistra "è' proprio questo il punto: tali progetti sono realmente coerenti con la strategia individuata dai POR (Programmi Operativi Regionali) e più a monte con il QCS (Quadro Comunitario di Sostegno)? tali progetti sono in grado di realizzare le strategie individuate? posto che la progettazione integrata rappresenta uno dei capisaldi dell'intera programmazione, non si corre il rischio che tali progetti siano definiti al di fuori della programmazione e di ogni strategia integrata? se l'individuazione rigorosa dei criteri di selezione dei progetti è l'elemento che più di ogni altro garantisce coerenza tra risultati e scelte strategiche, i criteri sottesi alla scelta dei progetti coerenti danno garanzia in tal senso?". "Ma l'interrogativo che più di ogni altro merita una risposta chiara – a giudizio di Pittella - riguarda l'utilizzazione delle risorse liberate attraverso l'uso dei progetti sponda e la corretta applicazione del principio di addizionalità". "La domanda anche in questo caso è molto semplice: se le regioni hanno rendicontato a Bruxelles spese già finanziate da fondi nazionali o regionali, una volta che da Bruxelles arriveranno i fondi comunitari, come utilizzeranno queste risorse? Le indirizzeranno finalmente verso progetti contenuti nei programmi regionali, verso la realizzazione degli obiettivi e delle strategie prefissate o le spenderanno/disperderanno per finanziare "altro"?". Sarebbe indispensabile, secondo Pittella, porre un vincolo da inserire nei complementi di programmazione delle Regioni e delle Amministrazioni Centrali che imponga loro di utilizzare, in un arco di tempo definito, sulle stesse misure o su altre priorità che rientrino nella strategia, le risorse liberate. "Ad esempio, è la sua spiegazione, se sul PON trasporti erano state assegnate risorse per infrastrutture di trasporti da realizzare nel Mezzogiorno d'Italia, una volta che una parte rilevante di queste risorse è stata certificata, grazie all'uso di progetti sponda, le somme liberate dovranno essere interamente dedicate alla realizzazione di altre infrastrutture per il Mezzogiorno, senza lasciare la possibilità al Governo nazionale o agli Enti (ANAS, Ferrovie, etc) di utilizzarle per altre finalità, o addirittura in altre aree del Paese". "Se così non fosse, è la conclusione, oltre a una violazione del principio di addizionalità, che prevede che le risorse comunitarie si sommino a quelle nazionali e non si sostituiscano ad esse, la politica di coesione perderebbe la sua funzione "dinamica e creatrice di risorse".