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GIUSTIZIA LUCANA, PIU' OMBRE CHE LUCI

03 febbraio 2004

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(ACR) - Sulla giustizia ci sono più ombre che luci. Anche su quella lucana dove le carenze di organici si mescolano alle disfunzioni strutturali ed agli assalti sempre più pregnanti della criminalità organizzata e non. Lo conferma anche l'ultima relazione sullo stato della giustizia illustrato dal procuratore generale Vincenzo Tufano. Una relazione articolata, varia che conferma come soprattutto nel settore penale la situazione non sia del tutto rosea. «Quest'anno il quadro si presenta meno tranquillante - commenta il procuratore - nonostante le numerose e significative operazioni di Polizia giudiziaria, soprattutto a causa di alcuni reati sintomatici della criminalità organizzata». Criminalità che risulta composta da più «realtà». Alcune minori «caratterizzate da pericoloso spontaneismo e da un elevato livello di aggressività, con gruppi che raccolgono la maggior parte della manovalanza criminale e che si combattono per la conquista di porzioni anche limitate di territorio». Ed altre «macrostrutture criminali organizzate secondo logiche mafiose e con un rigido controllo del territorio». «Indubbiamente il distretto situato fra le altre aree regionali ed ad alto indice di criminalità di tipo mafioso - aggiunge il procuratore - è esposto al rischio di infiltrazioni di questa e di saldature della stesse con sodalizi locali». Tre, poi, sono le aree a maggior rischio: il Vulture-Melfese, la fascia ionica e la Val d'Agri. Quest'ultima, in particolare, attira «gli interessi della criminalità del basso salernitano e dell'alta Calabria tirrenica». Nella provincia di Potenza, dunque, « rimane fortemente presente il fenomeno della criminalità organizzata» come dimostrano i due omicidi di mafia consumati nel Vulture-Melfese. «Le investigazioni che procedono a pieno ritmo - precisa il procuratore Tufano - lasciano purtroppo intravedere sviluppi preoccupanti dell'attività criminale in corso. Vi sono elementi seri che lasciano ipotizzare una riorganizzazione in atto di gruppi locali, con l'appoggio della criminalità calabrese e pugliese, diretta a contendersi il controllo del territorio, specificatamente nel settore del traffico degli stupefacenti ed in quello delle iniziative economiche». Elementi che destano preoccupazione, così come le morti di Rocco Delli Gatti e di Domenico Petrilli, esponenti di spicco dei clan della zona, uccisi rispettivamente nell'ottobre 2002 e nel febbraio 2003. «Questa ripresa della sanguinosa lotta per la leadership nel Vulture-Melfese - aggiunge Tufano - suscettibile di imprevedibili sviluppi si inscrive in una continuità operativa della criminalità organizzata in quell'area ove sono attivi non meno di quattro sodalizi che affondano le loro radici negli anni '90 e che costituiscono la risultante di una evoluzione passata attraverso decimazioni intestine violente e rovesci subiti ad opera di indagini e di processi; che sono ben individuati dalle forze di polizia anche nella composizione di capi e di gregari; che coltivano rapporti con le organizzazioni criminali calabresi e pugliesi nonché dello stesso capoluogo lucano e di altra area della sua provincia e che sono in posizione di netto contrasto non solo per ragioni di predominio ma anche perchè morti chiamano morti» . Vari i reati di cui si interessano. Tra questi in primo piano vi è l'usura, l'estorsione ed altri delitti contro il patrimonio. A cui si aggiunge - nel segno dei rapporti con altre organizzazioni criminali - «la collaborazione basista sia per transiti criminali sul territorio sia per consentire le incursioni di batterie extraregionali per colpi in danno di istituti di credito e di uffici postali». «L'economia è certamente disturbata dall'usura e dalle estorsioni - aggiunge Tufano - ma per ciò che riguarda la provincia di Potenza, anche se l'attività della criminalità organizzata non è del tutto sotto controllo, neppure può dirsi che tale attività abbia un allarmante controllo sulle attività economiche e men che mai su quelle sociali e politiche del territorio e sui gangli vitali di questa società». Diversa la situazione del Materano, in cui, secondo Tufano, «la massiccia opera di contrasto accompagnata da alcune eccellenti dissociazioni ha consentito una sostanziale disarticolazione dei clan criminali che operavano nella provincia di Matera». «Il tessuto economico finanziario di tale provincia - ha aggiunto il procuratore - nel suo complesso non risulta sostanzialmente intaccato dalla criminalità organizzata. Così come il settore degli appalti pubblici e dei subappalti non risulta subire, in questo momento, il controllo della criminalità organizzata». Se la situazione non è allarmante, però, non bisogna abbassare la guardia, considerata anche la vicinanza con la Puglia e la presenza della statale 106 ionica. «La situazione non consente di ritenere che nel Materano l'attività criminale sa del tutto sotto controllo» si legge nella relazione, anche perché «desta allarme la ripresa del racket delle estorsioni nel Metapontino». A. I.

Redazione Consiglio Informa

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