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GIUSTIZIA LUCANA MINORILE, NON PIU' PADRI-PADRONI
05 febbraio 2004
(ACR) - Non più padri-padroni. Non più nuclei familiari dove la violenza è un elemento costante, quasi abitudinario. Non più giovani alla deriva. Cambia il volto delle famiglie lucane. Seppur a piccoli passi, cambia ed assume connotazioni diverse rispetto al passato, basate soprattutto sul dialogo, sull'affetto, sul rispetto reciproco. Ma il cammino da fare si dimostra ancora lungo, irto di difficoltà, complicato da atteggiamenti atavici. E quanto emerge dall'analisi sullo stato della giustizia in Basilicata. In particolare, secondo quanto spiega il procuratore generale, Vincenzo Tufano, nella sua relazione annuale «nonostante il numero di reati di violenza sessuale dentro e fuori la famiglia sia ancora alto» vi è da tempo «una maggiore disponibilità alla denunzia». Una disponibilità che, comunque, si scontra, con il fatto che «sono stati rilevanti in rapporto al numero dei residenti i casi di violenza sessuale, anche intrafamiliare, in danno di minorenni». La famiglia, dunque, cambia volto. Tenendosi, in ogni caso, ancorata a principi saldi, a tradizioni concrete. Lo dimostrano le giovani generazioni che rimangono - nonostante le numerose sollecitazioni - sane, oneste. A dimostrarlo sono i dati sull'andamento della giustizia minorile nel distretto della Corte d'Appello di Potenza. «Gli uffici della giustizia minorile del distretto, a pieno organico di magistrati - sottolinea il procuratore - hanno fornito risposte tempestive ed adeguate ad un contesto di esigenze rimaste immutate». In materia penale, infatti, la devianza minorile «tutt'ora contenuta e non allarmante» viene definita anche quest'anno «stazionaria e di non grave allarme sociale». Quasi fisiologica, insignificante se paragonata ad altre realtà anche vicine come la Campania, e dovuta, soprattutto, sempre alle stesse cause: a cominciare dalla mancanza di lavoro. «Le cause sono sempre le stesse - precisa il procuratore - disoccupazione giovanile, carenze di funzione della famiglia e della scuola, modelli di diseducazione da decenni saldamente in mano a pessimi e noti maestri, anche se non sempre ricorre un nesso causale rigoroso tra condizioni predisponenti e comportamenti devianti». Ed a sostegno di questa tesi vi sono i numeri: quelli sui procedimenti espletati dai magistrati della Procura minorile (407), quelli definiti (393) e quelli ancora pendenti (130). In fase di giudizio, invece, il Tribunale ha definito 18 processi sui 21 che sono sopravvenuti. Numeri di ben poca portata che lasciano sperare per il futuro. Nonostante l'impegno dei magistrati, però, sul fronte della giustizia minorile i problemi restano e sono legati soprattutto all'inadeguatezza di alcune norme e dell'assistenza sociale. «Va ripetuto ancora una volta che il servizio di assistenza sociale è inadeguato - evidenzia il procuratore - rispetto alle esigenze: quello dipendente dal Ministero della Giustizia, professionalmente qualificato, è quantitativamente insufficiente, quelli dipendenti dagli enti locali sono insufficienti per qualità e quantità». Un problema particolarmente sentito che si somma alle preoccupazioni per il disegno di riforma che il Governo vuole applicare in materia di minori e di famiglia. Un disegno che ai magistrati lucani proprio non piace. «Si teme che subentri un modello di fatto impraticabile - precisa Tufano - che risucchiando la giustizia minorile nella crisi di quella ordinaria, attenuandone fortemente l'impronta specialistica può provocarne il sostanziale dissolvimento». Al di là delle preoccupazioni di natura «tecnica», comunque, il quadro sulla giustizia minorile conferma soprattutto come il tessuto sociale lucano sia ancora sano. Come tra le famiglie siano diffusi modelli sostanzialmente validi. E lo dimostra anche il fatto che è aumentato il numero delle adozioni internazionali: con 58 pronunciamenti di idoneità all'adozione e 7 di sentenze negative, e con 24 sentenze di adozione e 14 decreti di adozione in casi particolari. Dati che sembrano prospettare anni più rosei. A.I.