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RISCHIO DI ESTINZIONE DI ALCUNI PAESI LUCANI
01 marzo 2004
(ACR) - In Basilicata 95 comuni su 131 (72,5 per cento) rischiano l'estinzione per spopolamento. Scuole che chiudono, servizi pubblici cancellati ed uffici postali sacrificati in base al rapporto costi-ricavi. E la ripresa del flusso migratorio fa il resto. L'immagine che purtroppo ne esce fuori è quella di una Basilicata che invecchia, si spopola e, soprattutto, non è in grado di offrire opportunità ai giovani. La maggior parte dei paesi a rischio estinzione rientra nella cosiddetta fascia dell'impoverimento, caratterizzata da indici di alta criticità un po' in tutti i settori – assistenza, produzione, turismo, reddito -. Tutto questo si sintetizza in una elevata tendenza migratoria e un graduale processo di decadimento socio-economico che, inevitabilmente, si accompagna al degrado fisico del territorio. La maggior parte dei paesi in questione ha problemi che riguardano principalmente l'istruzione (il numero degli studenti diminuisce in misura largamente superiore al numero delle scuole), l'assistenza sociale (la quantità esigua di operatori è strettamente connessa alla riduzione dei servizi), la superficie agricola (in calo, con un aumento della superficie improduttiva), il turismo (nelle aree disagiate si conta un bassissimo numero di presenze). Il calo demografico colpisce anche i comuni in Val d'Agri e Val Sauro-Camastra (meno 6 per cento circa negli anni '90) nonostante la presenza di giacimenti petroliferi, i cui riflessi occupazionali non sono evidentemente in grado di frenare questa preoccupante emorragia. La verità è che, al di là del lavoro, nei paesi in questione si denuncia una scarsa qualità della vita. I giovani scappano di fronte alla carenza di opportunità sociali e culturali, di spazi e di svago. L'emigrazione è tornata ai livelli degli anni '60 e '70, vanificando il boom demografico degli anni '80 e '90. Secondo gli ultimi dati del censimento Istat, paesi come Carbone (tasso migratorio pari al 22,8 per cento), Brindisi di Montagna (22,2 per cento), San Martino d'Agri (19per cento), Viggiano (17,4 per cento), Marsicovetere (17,1 per cento), Villa d'Agri (16,5 per cento) e Ripacandida (11,6 per cento) sono alle prese con un processo di spopolamento di notevole portata. Se in Basilicata le dinamiche di sviluppo più sostenute, in termini di reddito e di occupazione, restano circoscritte ad aree ben delimitate, coincidenti con quelle in cui si sono localizzati i grossi investimenti industriali degli ultimi anni (Melfese con la FIAT, Materano con i salotti), i divari interni regionali rischiano di aggravarsi. Non a caso, infatti, le aree più dinamiche sotto il profilo produttivo si concentrano per lo più sul bordo del territorio regionale e nei fondovalle. Data la frammentarietà e le carenze della rete infrastrutturale regionale, le aree di bordo sono quelle che, più facilmente delle altre, hanno realizzato processi di integrazione con i sistemi produttivi delle regioni limitrofe (Matera con Bari, il Vulture con Foggia, il Metapontino con Taranto, Lauria e Lagonegro con il Vallo di Diano). Questi processi hanno inevitabilmente accentuato l'isolamento delle aree interne, dove i costi di insediamento sono aggravati dalle caratteristiche orografiche del territorio e dall'esodo della popolazione. Al di là delle macro tendenze configurabili a livello regionale, sul piano dei sistemi locali la situazione socio-economica si presenta nel modo seguente (fonti Istat– Svimez): Vulture-Alto Bradano: l'area è dotata di centri urbani di buon livello (Melfi, Lavello, Rionero in Vulture, Venosa), caratterizzati da una dinamica demografica positiva. Le rimanenti realtà insediative sono invece caratterizzate dall'invecchiamento della popolazione e dallo spopolamento. Nel corso della prima metà degli anni '90 l'attività manifatturiera ha ricevuto un notevole impulso, grazie soprattutto all'entrata in produzione dello stabilimento SATA di S. Nicola di Melfi; le filiere agro-alimentare e tessile completano il quadro delle attività produttive più dinamiche. Potentino: l'area è interessata da attività legate alla concentrazione terziaria della città-capoluogo nonché da attività manifatturiere concentrate nelle aree industriali di Tito, Balvano, Isca-Pantanelle, oltre che di Potenza, e da una cospicua presenza di aree verdi, come il Parco regionale di Gallipoli-Cognato. Potenza soffre, tuttavia, di una rete urbana non adeguata, oltre che di un livello esclusivamente locale della direzionalità e dei servizi "rari", schiacciati dalla concorrenza delle aree metropolitane campane. Alto Materano: in quest'area si concentrano testimonianze del vecchio (Val Basento) e nuovo (distretto del mobile imbottito a Matera) sviluppo industriale della regione. Mal collegata al resto della regione, dipende per i servizi avanzati dall'area metropolitana barese, sottoutilizzata turisticamente nel suo eccezionale "giacimento culturale", Matera rappresenta in modo esemplare l'estroversione pressoché obbligata dell'imprenditorialità lucana. Alte e medie Valli dell'Agri e del Sauro: si tratta di un'area debole, anche se non priva di dinamismo produttivo (agro-zootecnia e comprensori irrigui), e turistico (siti storici e religiosi, ambiente, sport invernali, ecc.). I comuni interni e montani sono soggetti a forte spopolamento e le carenze di servizi alla popolazione restano gravi. L'industrializzazione, nonostante la creazione dell'area industriale di Viggiano, stenta ad affermarsi, e le chances future sono affidate alle iniziative previste dall'intesa ENI-Stato-Regione. Metapontino: si tratta di un'area caratterizzata dal declino dell'industria tradizionale (Pisticci in Val Basento), dal forte dinamismo di un'agricoltura notevolmente competitiva, da una valorizzazione turistica ancora incerta tra modelli tradizionali (seconde case) e modelli innovativi (ricettività di qualità inserita nei circuiti internazionali). L'area è sostenuta da un apprezzabile dinamismo demografico e da un'accettabile dotazione di servizi alla popolazione. Lagonegrese, Alto Sinni e Pollino: area caratterizzata da profondi squilibri interni tra fascia costiera e suo entroterra da un lato e comuni montani dall'altro. L'estremo territorio meridionale della Basilicata è penalizzato da uno spopolamento inferiore soltanto a quello delle aree interne appenniniche. Essenzialmente l'area può contare sull'eccezionale dotazione di beni ambientali (Parco Nazionale del Pollino, terme di Latronico, costa tirrenica di Maratea). In definitiva, se le polarità economiche e territoriali più evolute vanno ad assumere i ritmi delle aree forti extraregionali e ne sono in qualche misura attratte, tale elemento potrebbe far crescere l'emarginazione dei sistemi locali più interni, meno strutturati e meno attrezzati al cambiamento. Questo comporta che alle vecchie questioni legate all'accelerazione dei processi di sviluppo del sistema nel suo complesso se ne aggiungono di nuove dovute, da un lato, al sostegno della fase di espansione delle aree più forti e, dall'altro, all'incrocio degli effetti di tali dinamiche con azioni altrettanto positive e mirate nelle aree svantaggiate. k.s.