SI FA STRADA UNA NUOVA RAZZA NELL'ALLEVAMENTO LUCANO DEI BOVINI
25 marzo 2004
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(ACR) - Una nuova razza si fa strada nel panorama dell'allevamento lucano del bovino da latte. Si tratta della Jersey, originaria dell'omonima isola nel canale della Manica. Razza che è sempre più apprezzata dagli allevatori lucani, che ne detengono nelle loro stalle una quota consistente del patrimonio nazionale. Un connubio sempre più stretto, quello tra gli allevatori lucani e la razza jersey, che h determinato un singolare . L'associazione nazionale di razza, l'Anji (Associazione nazionale jersey Italia) è la prima del suo genere a scegliere proprio la Basilicata come sua sede. L'Anji, nata nell'ormai lontano 1989, con il contributo decisivo di alcuni allevatori lucani, pionieri dell'allevamento di questa razza in Italia, è stata riconosciuta nel mese di dicembre del 2003 ed ha fissato la sua sede nei locali dell'Associazione Provinciale Allevatori di Potenza.
Il patrimonio bovino lucano di razza Jersey ammonta ad un migliaio di capi circa (800 in provincia di Potenza e 200 in provincia di Matera), rispetto ad un totale nazionale di circa semila, mentre gli allevamenti presenti sul territorio sono poco più di una ventina.Gli allevamenti totali, sparsi in tutta Italia, sono oltre 500. Le province con il maggior numero di capi allevati, secondo dati che si riferiscono al 2002, sono quella di Milano, che ne conta circa 700 e Reggio Emilia con oltre 500. Nuclei consistenti di vacche Jersey si ritrovano anche nelle province di Bari, Bolzano, Cremona, Novara, Ravenna, Roma, Salerno, Torino e Vicenza. Oltre che in Italia, la Jersey è diffusa anche in Danimarca, Inghilterra, Stati uniti, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Sud Africa e in diversi paesi dell'America Latina e Centrale.
La jersey prende il nome dall'isola omonima, protettorato inglese nel canale della Manica, a poca distanza dalle coste francesi della Normandia. Anticamente l'isola di Jeresy era una penisola e si suppone che i primi insediamenti di bovini risalgano al Neolitico, poi incrociatisi con animali provenienti dalla Bretagna e dalla Normandia addirittura prima del 1100. In tutti questi secoli le condizioni climatiche dell'isola , con suolo roccioso, clima mite e ventoso e tanti pascoli, insieme al lavoro degli accorti allevatori locali, hanno plasmato la razza così come la si conosce oggi.
La caratteristica peculiare della razza jersey, dal caratteristico mantello rossiccio e dalla mole piuttosto ridotta (da adulte raggiungono al massimo il metro e venti di altezza al garrese e un peso di circa 4/500 chilogrammi nelle femmine), è quella di produrre un latte di altissima qualità. Il latte di Jersey, infatti, possiede contenuti superiori rispetto a quelli di ogni altra razza bovina da latte allevata, per quanto riguarda il tenore di grasso, proteine, calcio, ma soprattutto caseina, la sostanza che, in pratica, determina le resa alla caseificazione del latte, ovvero quanti chili di formaggio si produrranno a partire da un determinato quantitativo di latte. Questo è il motivo per cui la razza è conosciuta ed apprezzata fin dal 1700 per il latte cremoso che produceva ottimo burro. Non solo: la piccola Jeresy è particolarmente apprezzata dagli allevatori anche per le sue doti di efficienza, adattabilità e versatilità. E' capace di trasformare il cibo ingerito in latte con particolare efficienza, si adatta a tutti i tipi di allevamento, da quello brado a quello intensivo, è prolifica e longeva e, soprattutto, secondo quindici progetti di ricerca condotti il sei Paesi diversi, hanno minore suscettibilità alle malattie tipiche dell'allevamento intensivo rispetto a tutte le altre razze da latte. Insomma, il sogno di ogni allevatore. Spesso, anche negli allevamenti lucani, la Jersey è utilizzata come di altre razze, di taglia maggiore, come le Frisone, per migliorare la resa alla caseificazione del latte prodotto in azienda. Una pratica piuttosto diffusa anche negli allevamenti lucani, anche se ultimamente sta destando sempre maggiore interesse anche l'allevamento della sola jersey.
Quello del riconoscimento ufficiale è un passo importante per l'Anji, che adesso potrà tenere in prima persona i registri genealogici della razza ed avviare specifici programmi di ricerca per rendere sempre più proficuo e produttivo il rapporto tra gli allevatori e la Jersey.Fino allo scorso anno il compito di tenere il libro genealogico era stato affidato all'Anafi, associazione nazionale degli allevatori della razza Frisona Italiana, che si occupava anche del servizio di valutazione morfologica di tutti i soggetti iscritti e controllati. Dal primo gennaio 2001 al 31 dicembre 2002 sosno state eseguite complessivamente 1428 valutazioni morfologiche in tutte le province italiane. Per quanto riguarda la Basilicata, in provincia di Potenza sono stati valutati e controllati 101 capi di razza Jersey, mentre in provincia di Matera ne sono stati valutati 70. Ora, con il riconoscimento ufficiale dell'Anji, si apre una nuova stagione, anche sul fronte della selezione e del miglioramento genetico. Insomma, proprio dalla Basilicata, parte con rinnovato zelo il cammino per la diffusione e la valorizzazione di questa piccola, straordinaria, produttrice di latte. Nella sola Basilicata il numero degli allevamenti supera le venti unità e la produzione, nel 2002, si è attestata sui 21695 quintali di cui 16249 nella sola provincia di Potenza. Insomma, per quanto riguarda le produzioni di latte da vacche di razza jersey la Basilicata può considerarsi seconda solo a quella di «colossi» del lattiero-caseario come l'Emilia e la Lombardia, ferme rispettivamente a 55173 quintali e a 46694. Il latte di Jersey, tra l'altro, viene destinato a produzioni di qualità come il Parmigiano reggiano, il Grana padano, l'Asiago, il Taleggio, il Provolone Valpadana e, per quanto ci riguarda più da vicino, il caciocavallo Silano, nel cui areale di produzione è ricompresa anche parte della Basilicata.
(G.L.)
Redazione Consiglio Informa