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IL TURISMO LUCANO CORROBORATO DALLE VISITE AI MUSEI
25 marzo 2004
(ACR) - Il ruolo che i beni artistici e culturali svolgono da sempre come attrattori di turismo nell'economia è decisamente rilevante. L'avvento del turismo di massa ha prodotto la necessità di ricongiungere l'opera d'arte al territorio che la ospita, e che non sempre l'ha prodotta, come nel caso delle raccolte museali. Come emerge dal "Rapporto sul Turismo Italiano" de Il Sole 24 Ore, in Basilicata si è riscontrata una leggera flessione delle visite museali tra il 2001 e il 2002 (in percentuale -2,1% nel 2002 rispetto all'anno precedente). Lo sguardo del turista si volge al territorio che ospita l'opera d'arte non come ad uno statico paesaggio, ma come luogo nel quale si moltiplichino anche le sue emozioni estetiche. Di qui la necessità di costruire il territorio come spazio dinamico di accoglienza per il patrimonio artistico e per i suoi visitatori. In una fase di profonda trasformazione come questa, anche l'azienda agrituristica riesce sempre più a configurarsi come un luogo di vacanza. Proprio per questa rinnovata domanda, le aziende agrituristiche devono tener conto di alcuni elementi che fotografino il consumo turistico nelle sue particolarità. Conoscere e individuare le modalità della vacanza, cioè i comportamenti e le caratteristiche di consumo del target cui si vuole orientare l'offerta turistica stessa, rappresentano informazioni importanti e necessarie per attivare strategie di competizione, di diversificazione e qualificazione dell'offerta alle variegate e mutevoli esigenze della clientela. Si tratta dunque di focalizzare il prodotto turistico delle aree rurali in un'ottica di complementarietà tra settori produttivi, patrimonio culturale e infrastrutture secondo uno sviluppo integrato e sostenibile per il territorio. Negli ultimi anni l'economia del nostro paese ha attraversato una fase di stasi. Anche il turismo è entrato in una fase di ristagno della domanda che colpisce sia i flussi di domanda interna che quelli internazionali. Problema questo aggravato anche dalla complessità dell'offerta turistica (costituita dalle molte attività dirette, indirette e connesse che partecipano all'offerta turistica totale), che influenza il giudizio del turista, il quale entrando nell'intero "sistema" del paese visitato, valuta l'insieme dei servizi utilizzati nel corso del suo soggiorno. La competitività del settore dipende dalla qualità dell'offerta e dal livello dei prezzi. Questi elementi costituiscono le due bussole principali che orientano la domanda dell'offerta turistica. Del resto il concetto di qualità si compone di due macro fattori: fattori di attrazione, legati al piacere del viaggio e del soggiorno, e fattori di agibilità, connessi con il comfort del viaggio e del soggiorno. I primi si identificano con le risorse materiali e immateriali, preesistenti o create ad hoc, che calamitano la domanda:attrattive paesaggistiche e naturali, tesori artistici e culturali, eventi, ecc. I secondi dipendono dai prodotti (beni e servizi) che rendono possibile ed agevole la fruizione turistica: l'accessibilità ai luoghi, le attrezzature per l'ospitalità, i servizi civili nei luoghi visitati, ecc. Si tratta di risorse di carattere quanti-qualitativo da misurare e valutare, sulle quali nelle località di destinazione turistica, investe sia il settore pubblico che quello privato-imprenditoriale, per le quali il turista paga generalmente un corrispettivo economico ed esiste quindi un sistema di prezzi. I due gruppi di fattori, anche se non puntualmente corrispondenti, agiscono congiuntamente: il turista è consapevole che esiste una stretta proporzionalità tra livello di qualità complessiva dell'offerta e livello di spesa, e non gradisce che tale proporzionalità sia ridotta a suo danno. Ma il turismo è prima di tutto fattore di uso del territorio. Pertanto, l'appartenenza ad uno specifico territorio, piuttosto che ad un altro, è fondamentale per chi agisce. Sul piano normativo l'art. 117 della Costituzione italiana trasferisce la materia del turismo alla competenza esclusiva delle Regioni, riservando allo Stato solo la definizione dei principi e degli obiettivi dello sviluppo. Sono perciò le Amministrazioni regionali titolari delle politiche turistiche, comprese quelle rivolte ad accrescere la competitività dell'offerta turistica regionale, anche nei confronti della domanda turistica nazionale. Inoltre, con la più recente legislazione turistica nazionale (legge 135/2001) si sono istituiti e disciplinati i Sistemi Turistici Locali (STL). In pratica, la logica di fondo della normativa prevede la valorizzazione del territorio attraverso modelli di sviluppo innovativi, incentrati su nuclei organizzativi costituiti dalle parti sociali e dagli operatori economici. Anche la normativa comunitaria ha orientato le strategie economiche verso aggregazioni sistemiche di tipo locale, basti pensare ai Progetti Integrati Territoriali (PIT) quali strumenti di programmazione e gestione del territorio, attivati in Italia attraverso i POR. Sempre tenendo presente il "Rapporto sul Turismo" de Il Sole 24 Ore, lo stato di applicazione della legge 135/2001 sugli Stl risulta molto diverso a seconda delle singole realtà regionali. La Basilicata, regolata dalla Legge Regionale 34/1996, rientra tra le Amministrazioni che non intendono modificare l'assetto organizzativo esistente poiché le aree prodotto individuate sono assimilabili agli Stl, ovvero a "contesti turistici omogenei o integrati, caratterizzati dall'offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell'agricoltura e dell'artigianato locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate. (k.s.)