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AGRICOLTURA E SVILUPPO SOSTENIBILE
09 aprile 2004
(ACR) - "Uno sviluppo che soddisfi i bisogni presenti, senza compromettere l'abilità delle future generazioni di soddisfare i propri". Questo il concetto di sviluppo sostenibile, che riveste un ruolo fondamentale nel dibattito sul progresso economico e sul quale si fondano i programmi di sviluppo per il futuro. La sua formalizzazione nasce dal presupposto che le risorse naturali di cui disponiamo oggi sono scarse e, pertanto, devono essere sfruttate con oculatezza, onde evitare il loro esaurimento. Proprio la consapevolezza che lo sviluppo economico debba procedere nella direzione del rispetto dell'ambiente, senza compromettere la disponibilità e la fruibilità delle risorse naturali da parte delle future generazioni, ha portato alla definizione di programmi di sviluppo, che interessano i vari settori, nei quali viene posta particolare attenzione al "tema ambientale". Alla fine degli anni ottanta del secolo scorso, si è fatta strada la necessità di integrare la politica ambientale in tutte le politiche comunitarie, applicando cioè un tipo di approccio orizzontale. L'adozione di una legislazione ambientale specifica aveva garantito difatti, fino a quel momento, solo una risposta parziale ai problemi ambientali. Il concetto di integrazione della politica ambientale, condizione indispensabile per una crescita sostenibile che rispetti l'ambiente, è stato formalizzato nel giugno del 1988 dal consiglio europeo di Cardiff che ha riconosciuto l'impegno di integrare la dimensione ambientale in tutte le politiche comunitarie. Per quanto concerne in particolare il settore agricolo la necessità di integrare la politica ambientale nella Politica Agricola Comunitaria (PAC) va considerata in relazione alle forti interazioni che esistono tra l'attività agricola e l'ambiente. A seconda di come viene organizzato e delle tecniche di produzione adottate, lo svolgimento dell'attività agricola, può dar luogo a effetti negativi (che gli economisti chiamano esternalità negative) o positivi (esternalità positive) sull'ambiente circostante. Le esternalità negative sono causate da un uso eccessivo e poco razionale delle risorse naturali che incide negativamente sull'ambiente, provocando danni ambientali a scapito dell'intera collettività. Si pensi all'immissione di elementi nocivi nell'ambiente, come fertilizzanti, liquami zootecnici, fitofarmaci, o ancora all'uso eccessivo delle risorse naturali, ad esempio il suolo agrario, rispetto alla loro stessa capacità di rinnovamento, fino a determinare il rischio di non riproducibilità. L'agricoltura può, però, anche essere fonte di esternalità positive. Tali servizi interessano, ad esempio, il mantenimento e il presidio del territorio, la cura idrogeologica, la tutela del paesaggio dal punto di vista estetico, la difesa della biodiversità. La sostenibilità nel settore agricolo, dunque, deve procedere nella direzione di massimizzare le esternalità positive minimizzando, nel contempo, quelle negative. Tuttavia solo i nuovi indirizzi delle politiche agricole contengono un forte sforzo verso la promozione di uno sviluppo che sia in grado di coniugare l'efficienza economica con la tutela delle risorse naturali. Nella prima fase di applicazione della PAC e fino alla prima metà degli anni ottanta, difatti, i meccanismi di intervento e di regolazione dei mercati hanno stimolato la diffusione di un modello di agricoltura fortemente produttivistico e intensivo. I meccanismi di sostegno al settore hanno avuto l'effetto, da un lato, di generare fenomeni di concentrazione e specializzazione delle produzioni in alcune aree territoriali (pianure irrigue) e in alcune tipologie aziendali (grandi aziende) e, dall'altro, fenomeni di abbandono delle attività agricole nelle aree con condizioni naturali, strutturali e territoriali meno favorevoli (collina e montagna). Entrambi i fenomeni hanno avuto ripercussioni negative sull'ambiente: nel primo caso, si è registrata una crescente pressione ambientale dovuta alle esternalità negative dell'intensificazione produttiva; nel secondo caso, invece, si sono evidenziati preoccupanti problemi di degrado ambientale, di dissesto idrogeologico in conseguenza dell'esodo e dell'abbandono delle produzioni. Alla luce di queste tendenze generali, agli inizi degli anni ottanta del secolo scorso il modello produttivistico di agricoltura ha cominciato a vacillare in quanto fortemente incompatibile con le nuove istanze economiche, sociali e ambientali. Tutto ciò, unitamente al peso del finanziamento delle politiche agricole sul bilancio comunitario, ha condotto, nei primi anni novanta, a un profondo ripensamento nel modo di concepire l'agricoltura. Non più un'agricoltura che punti sulla quantità e che non rispetti l'ambiente, ma un'agricoltura di qualità, rispettosa dell'ambiente, della salute dei consumatori e del benessere degli animali. Questo il filo conduttore delle politiche agricole messe a punto negli ultimi quindici anni. A partire dalla riforma del 1992 e successivamente con Agenda 2000, sono state tracciate le linee per lo sviluppo di un'agricoltura ecocompatibile, nell'ottica di uno sviluppo sostenibile. E tali linee guida sono contenute anche nell'ultima riforma della PAC, approvata nel giugno dello scorso anno. La principale novità, contenuta in quest'ultima riforma, è la concessione del "pagamento unico per azienda", che sarà comunque subordinato al rispetto delle norme in materia di salvaguardia ambientale, sicurezza alimentare e protezione degli animali, come pure all'obbligo di mantenere la terra in buone condizioni agronomiche ed ecologiche. Inoltre, i fondi che deriveranno dalla riduzione dei pagamenti diretti a favore delle grandi aziende saranno messi a disposizione degli agricoltori per realizzare programmi in materia di ambiente, qualità o benessere degli animali. L'ambiente, e la sostenibilità ambientale, dunque, sono divenuti fattori determinanti nell'elaborazione delle politiche in campo agricolo. Tuttavia solo una corretta applicazione di tali politiche, unitamente a una presa di coscienza da parte di chi opera nel settore agricolo potrà dare concretezza al concetto di sostenibilità. Conoscere i paletti fissati dalle leggi comunitarie e i progetti e le attività in corso per il miglioramento delle condizioni ambientali è il presupposto per difendere la natura e raggiungere uno sviluppo sostenibile. L'ambiente in cui viviamo è un bene prezioso da difendere e tutelare e il primo passo è sicuramente una maggiore consapevolezza di ciò. (G.M.)