sabato, 23 nov 2024 05:01
"FARE POESIA" DI FRANCESCO COSENTINO
09 aprile 2004
(ACR) - "Fare poesia: Arte e tecnica di esprimere in forma metrica esperienze, idee, emozioni, fantasia" questo era per Francesco Cosentino, poeta di Ferrandina, la poesia o meglio, fare poesia. Cosentino aveva un ardito desiderio di cogliere il cuore delle cose e lo faceva con la poesia. Infatti, per esprimere la realtà usava la poesia, la rima, cercava la parola che diventava il segno, la rima che diventava colore per chiudere, cristallizzare la sua, la nostra realtà. La realtà è spesso ben diversa da quella che viene fuori dalla poesia, dalle rime di Cosentino, nella nostra realtà noi constatiamo il dolore, l'incoerenza eppure una rima ci porta alla felicità. Egli usava le parole, le rime per provare, forse, meno dolore e le frapponeva fra sè e la realtà, nella dolorosa constatazione di non poter afferrare il mondo. La realtà è piena di gioco, di sofferenza, allora Cosentino usa l'ironia, guarda con distacco per poter ridere, cercare in una parola l'equilibrio, quell'equilibrio che quasi sempre non c'è. Nei versi di Cosentino la parola è viva, c'è tutto un mondo interiore di fantasia, di emozioni, di esperienze interiori e collettive. Il rapporto con la cultura può seguire diversi percorsi, non sempre del tutto lineari, il rapporto che Cosentino ha con la cultura va oltre i percorsi verso il passato, verso il dialogo, verso la ricerca di qualcosa ancora ignoto, ma già intuito. Ma raro era il suo rapporto con la cultura imperniato sullo stupore, sulla meraviglia, sulla curiosità, sulla natura sorprendente delle cose esistenti, ma comunque inafferrabili. Le poesie sono piene di queste sensazioni, di queste meraviglie, con la sua poesia, le sue rime toglieva ad uno ad uno, i veli che coprono l'immaginario di ciò che chiamiamo realtà, non rimane, dunque, che meraviglia. Appaiono così, i rimandi critici, il proprio dire, gli affetti, la ribellione, l'armonia, la musica più che mostrate, nascoste nelle sue rime. Cosentino ad un tratto pare domandarsi, o domandarci: "siamo padroni di noi stessi?" risposta questa impossibile, impensabile o quantomeno di difficile realizzazione. (A.C.)