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(ACR) LEZIONE SPETTACOLO SULL'ARTE DEL DIRIGERE
06 maggio 2004
(ACR) - "Meditazioni per dirigenti perplessi": questo l'accattivante titolo della lezione spettacolo, tenutasi al teatro "Don Bosco" di Potenza e magistralmente condotta da uno tra i maggiori esperti di teatro italiano, Paolo Vergnani. Un evento, questo, organizzato dall'AFI di Basilicata (Associazione Formatori Italiani) che da sempre ha a cuore la formazione, la ricerca, la sperimentazione e l'innovazione della futura classe dirigenziale locale e che è stato reso possibile grazie al patrocinio dell'Associazione industriali di Potenza, del Consiglio regionale della Basilicata, della Provincia di Potenza e dell'Ateneo lucano. Il palco del teatro potentino si è letteralmente animato: un gruppo musicale, i "Mooksa", ha accompagnato ritmicamente, passo dopo passo, concetto dopo concetto, l'esemplare performance dello psicolo-attore, Vergnani. Da perfetto showman, l'artista ha intrattenuto il folto pubblico presente in sala, coinvolgendolo in umoristici sketch e abbattendo quelle palizzate che, come spesso accade in alcune forme di teatro, vengono erette tra attori e spettatori. In questa occasione, invece, anche il pubblico, sollecitato da Vergnani, ha potuto indossare i panni dell'attore, divenendo il protagonista della scena. Un modo insolito, alternativo e particolare di fare teatro e, nel contempo, di trattare argomenti complessi che si riferiscono alla gestione dei rapporti di produzione e di relazione all'interno di un sistema aziendale. Vergnani, che è presidente e socio fondatore dell'associazione Castalia, si è servito, infatti, di una tecnica teatrale cosiddetta a "soggetto fisso", dal grande impatto ma di semplice esecuzione e comprensione. Un procedimento, quello della lezione- spettacolo d'impresa, nato in Germania negli anni ottanta ad opera di Christian Poiseneau. Il teatro d'impresa non è che un mezzo, sebbene particolare, per veicolare le enormi potenzialità proprie del teatro sic et simpliciter: comunicazione efficace, riflessioni, immedesimazione, empatia, sogno, fantasia, realtà e quotidianità. Insomma, come nel più classico esempio di teatro nel teatro, la scena è funzionale, così come le parole, il loro ritmo, la loro suggestione a fornire il senso più vero e profondo di concetti, idee e meditazioni. Non è semplice dirigere! Fare il capo- ha esordito Vergnani- "è il secondo mestiere più difficile dopo quello del genitore". Trovare il modo più efficace di fare il capo è un vero e proprio rompicapo. Nella storia della "capologia" , già dai primi del Novecento, molti manager d'impresa si sono posti questa questione. Da Frederick Taylor a Elton Mayo , dai coniugi Blake e Muton a Henry Ford per giungere, nel 1985, alle idee di Elisie e Blanchard, ognuno di loro, sviluppando una propria teoria sulla leadership aziendale, ha fornito un modello che, in quanto rigido e suscettibile di parzialità, non può essere esemplificativo e valido per tutto. Il modello aziendale di Taylor, quello cioè di un'impresa segmentata in unità elementari, dei lavoratori costretti ad eseguire movimenti piccoli, automatici e ripetitivi, della produttività e basta, è uno degli esempi portati da Vergnani per chiarire il concetto. Scegliere, infatti, tra uno stile "dittatore", "parrocchiale", "esaurito" o da "allenatore" non serve, o per lo meno non è risolutivo. "Bisogna tenere conto- ha evidenziato l'artista- di una molteplicità di aspetti: la qualità del servizio e non solo la produzione; il piano delle relazioni sociali e non solo quello dei principi economici". È necessario stabilire equilibrio tra le parti in gioco; il capo ideale, per essere veramente tale, dovrebbe adattare il suo stile alla maturità dei suoi collaboratori e permettere la loro crescita. La lezione-spettacolo è servita, quindi, a comprendere che, ancora una volta, la forza di un'impresa proviene dalla perfetta armonia tra il leader ed il suo gruppo che gli conferisce autorevolezza identificandosi in lui. Per tale ragione, il buon capo o il vero leader si riconosce nel momento in cui è capace di gestire, comprendere, delegare e motivare il suo team favorendo quel senso di piacere, che è alla base di qualunque motivazione, per cui accada che ci si svegli, al mattino, con la voglia di lavorare e di mettersi in gioco. (L.L.)