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(ACR) IL FUTURO DI ROTONDA LEGATO ALL'ORTICOLTURA, ARCHEOLOGIA, TURISMO
10 maggio 2004
(ACR) - Un ecosistema con piante uniche in tutto il bacino del Mediterraneo. Un'area dove la vera ricchezza è l'agricoltura e la varietà di ortaggi che vi si coltivano. E' Rotonda, paese ai piedi della «grande montagna» che è il Massiccio del Pollino, e soprattutto piccola capitale dell'ortocoltura tradizionale che può rinomare tra i suoi simboli alcuni dei prodotti tipici più interessanti del «paniere» lucano. Uno di questo è il fagiolo. O meglio due varietà di fagiolo: quello bianco e quello chiamato tondino o poverello di Rotonda. Entrambi rampicanti, sono prodotti decisamente esigenti, considerato che crescono dove l'aria è fresca ossia sopra i 600 metri e privilegiano luoghi dove le temperature estive arrivano al massimo a 30 gradi (elemento che rafforza il contenuto di zuccheri semplici nei semi). In questo modo si allungano i tempi di «amidizzazione» ed i fagioli subiscono una lenta e proficua maturazione. Caratterizzato da semi ovoidali o tondi, bianchi con una tendenza al giallo, senza screziature, il fagiolo bianco si semina entro la metà di giugno ( in piccole fosse quadrate che formano file ordinate dove vengono deposti dai cinque ai dodici semi). Meno grossi, invece, i semi del tondino. Per farli crescere rigogliosi, inoltre, essendo le piante dei rampicanti vengono legate a dei «tutori» che sono prevalentemente paletti di castagno.Raccolti a mano in più passaggi, tra i mesi di settembre e quelli di ottobre, i fagioli arrivano sui mercati o in baccelli freschi e verdi da sgusciare (il bianco) oppure in granella ossia secchi (il tondino). E proprio per le sue indubbie caratteristiche, i fagioli di Rotonda potrebbero diventare un nuovo volano di sviluppo dell'economia del paese del Lagonegrese. A breve, infatti, dovrebbe concludersi l'iter per far ottenere a questo prodotto il marchio di Indicazione geografica tipica (non è stata chiesta la doc perchè il prodotto può essere trasformato anche fuori dal territorio di produzione) Un riconoscimento ricercato da tempo e che è la giusta conclusione per un prodotto dalle grandi potenzialità. Basti pensare, che i ricercatori del Centro nazionale per le ricerche di Bari hanno censito circa 21 ecotipi lucani di «Phaseolus vulgaris»: 11 provenienti dall'alta Val d'Agri (con il fagiolo di Sarconi) e dieci della valle del Mercure. Tra questi, poi, il bianco è l'unico in grado di reggere la concorrenza delle varietà commerciali più produttive. Di qui, l'idea di arrivare alla certificazione grazie ad un'iniziativa portata avanti dal Comune di Rotonda, con il contributo tecnico dell'Alsia e concretizzatasi nella creazione di un Comitato di tutela e promozione per far ottenere a questi fagioli, ma anche alla melanzana rossa, la certificazione che ne garantisce tutela, tracciabilità e produzione secondo determinate regole. Coinvolti nel programma - la cui costituzione è avvenuta ai principi di aprile - quasi cento agricoltori, mentre duecento sono gli ettari di terreno coltivati con le due varietà di fagioli e con le melanzane. Il tutto per una produzione che tocca i diciottomila quintali di fagioli, di cui il 70 per cento di fagiolo bianco. (trecentoquarantacinque sono, invece, i quintali di melanzane rosse che vengono prodotte). «Il nostro obiettivo è quello di ottenere la certificazione per le nostre produzioni - commenta Franco Attadia, componente del Comitato promotore per la registrazione dei due marchi - a breve verrà concluso l'iter per presentare la richiesta al Ministero. E, poi, speriamo che nel minor tempo possibile la situazione possa essere risolta positivamente. D'altronde, il marchio per i produttori rappresenta un valore aggiunto che consentirebbe di conquistare nuove fette di mercato». E le potenzialità i fagioli di Rotonda sembrano averle tutte: bontà, unicità, genuinità, coltivazione tradizionale. Quello che manca è, forse, una sorta di pubblicità che consenta anche ai «palati» più esigenti di conoscere le produzioni. «Il nostro interesse primario è quello di riportare l'attenzione sul mondo dell'agricoltura - precisa Carlo Tarantino, sindaco di Rotonda - renderla visibile, soprattutto, fuori dai confini regionali. Di qui, anche l'idea di potenziare la capacità di trasformazione di questo prodotti dalla cooperativa che abbiamo in zona. Certo, il passaggio più complesso è quello di mettere insieme i vari agricoltori. Renderli uniti in un solo gruppo. Noi abbiamo provato a farlo. Ora vogliamo che sistema agricolo e quello degli agriturismi possano portare sviluppo ed occupazione». Rotonda, dunque, «conta» sui suoi fagioli e, soprattutto, su una conclusione positiva dell'iter per la certificazione. Convinta di poter far passare sviluppo ed occupazione attraverso orticoltura, archeologia e turismo. (A.I.)