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(ACR) CERSOSIMO, GLI SCAVI PORTANO ALLA LUCE TESORI INESTIMABILI
10 maggio 2004
(ACR) - Una terra antichissima che diede vita ad una grande progenie. Un'area interna nella quale si insediarono popolazioni che confrontandosi con le antiche civiltà del passato, riuscirono a ritagliarsi un loro spazio. Un loro territorio. Una loro autonomia. Vengono da Cerosismo le tracce di una popolazione fiera, determinata, moderna e tecnologica nell'uso degli strumenti dell'epoca, capace di tessere rapporti commerciali e diplomatici con gran parte del mondo conosciuto in epoca greca e romana. Vengono dall'attuale paese sistemato tra i monti del grande Massiccio del Pollino, i segni del passato glorioso ed interessante delle genti lucane. Più di duemila anni fa, infatti, a Cersosimo viveva una popolazione avanzata, colta, in grado di gestire le diverse vie d'accesso, e soprattutto con contatti commerciali con tutte le città greche del Tirreno e dello Ionio. A dimostrarlo un progetto di scavi che la Sovrintendenza ai Beni archeologici della Basilicata in collaborazione con la Scuola di specializzazione in archeologia dell'Ateneo lucano sta portando avanti nel comune dell'entroterra del Lagonegrese. In particolare, le «attenzioni» della Soprintendenza si sono concentrare su un sito, in contrada Castello, localizzato a poca distanza dal paese, decisamente importante dal punto di vista archeologico. Tra i ruderi di quell'area la Soprintendenza ha concretizzato un interessante e minuzioso progetto di ricerca che sommandosi alle ricerche già effettuate in passato, dai professori De La Genire nel 1968 e Marino nel 2001, consentirà una ricostruzione complessiva ed accurata dei trascorsi dell'area di Cersosimo. Gli scavi effettuati sino ad ora hanno permesso di riportare alla luce un vero e proprio scrigno pieno di tesori fatto di ceramiche, mattoni, ma anche oggetti in ferro e granaglie. Dalle ricerche realizzate sulla sommità dell'acropoli dove qualche anno fa erano iniziati i lavori, sono venute fuori, infatti, ulteriori parti di un edificio che doveva avere una destinazione pubblica. Come appare dalle dimensioni, dalle tecniche di costruzione utilizzate e soprattutto dalla sua disposizione «a terrazze». La costruzione - eseguita con una tipologia di lavorazione particolarmente raffinata per quel tempo - avrebbe attraversato varie epoche. Da quella indigena, a quella romana sino al Medievo, come testimoniano numerosi frammenti di ceramica medievale ritrovati (per gli archeologi il materiale documenta una frequentazione del sito almeno fino al XII secolo dopo Cristo). Inoltre, un'altra particolarità dell'edificio sarebbe legata all'esistenza di più ambienti: quasi tutti di forma rettangolare e sulle cui funzioni le ricerche non hanno ancora dato risposte certe. Un dato comprovato, invece, è stato il ritrovamento in uno di questi vani, che con ogni probabilità aveva la funzione di magazzino, di materiale particolarmente interessante:ossia una considerevole quantità di cariossidi di grano ed orzo carbonizzate, oltre ai semi di almeno un legume. Tracce del mondo agricolo di duemila anni fa, decisamente interessanti non solo dal punto di vista naturalistico ma soprattutto perché capaci di raccontare la quotidianità dell'antichità. D'altra parte, i ruderi del terzo secolo avanti Cristo oltre alle granaglie (ora studiate dall'equipè del professor Guarino, esperto in paleobotanica, dell'Università degli Studi di Benevento, esperto in paleobotanica) hanno restituito anche diversi frammenti ceramici da mensa e da cucina, e qualche pezzo di ceramica a vernice nera. «In passato Cersosimo ha rivestito una notevole importanza - commenta l'archeologa, Maria Luisa Nava, Soprintendente ai Beni archeologici della Basilicata che con le archeologhe Cecilia De Faveri e Laura Cosalter della Scuola di specializzazione di Matera si è occupata dello scavo -tanto che in un precedente scavo è stata anche ritrovata una moneta con il nome dei lucani. Ora, invece, abbiamo ampliato uno scavo precedente che riguardava una città lucana fortificata e lo abbiamo vincolato». In attesa di procedere con una nuova campagna di scavi considerato che dalle ultime ricerche - in contenitori per derrate alimentari denominato pithoi - sono stati anche ritrovati degli strumenti in ferro molto particolari, detti cunei, utilizzati per la lavorazione della pietra. Una vera e propria «scoperta», un elemento realmente importante se si considera che questa tipologia di ritrovamenti sono rarissimi e quelli attualmente esposti nei musei provengono dal lontano Oriente. Dopo i ritrovamenti, però, restano gli interrogativi: a cominciare da quello di capire come siano arrivati a Cerosismo quegli strumenti? Se attraverso semplici scambi commerciali o per altro? E proprio per tentare di dare risposte a quegli enigmi la Soprintendenza ha assicurato che gli scavi riprenderanno in primavera. Nella speranza che nuovi «tesori» vengano alla luce. (A.I.)