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(RegioneInforma) CONCENTRARE GLI SFORZI PER VALORIZZARE LA CERTOSA DI S. NICOLA
08 giugno 2004
(ACR) - Nel dicembre del 1394 iniziò l'edificazione del Monastero di S. Nicola, in contrada S. Elania, quale dimora provvisoria dei monaci Certosini, a fianco alla quale nascevano i primi insediamenti della cosiddetta "Villa Rustica". Cinque anni dopo , dal Conte di Potenza Ugo San Severino, fu sottoscritta a Napoli la carta di fondazione del monastero in "Valle di Chiaromonte" e definitivamente nel 1402 fu iniziata la costruzione con sede definitiva laddove oggi ne rimangono i soli ruderi. La località Villa Rustica , sede dei coloni che lavoravano a servizio dei monaci, in seguito venne denominata prima Villa franca e poi definitivamente Francavilla. Dalla sua fondazione alla sua soppressione (nel 1808), la Certosa , la 3^ per importanza del Sud Italia, rivestì una importantissima funzione religiosa-economico-sociale su tutto il territorio limitrofo. I monaci , abili nella gestione sia dei beni che delle produzioni, traevano ricchezza e benessere dai frutti della terra, avendo molti possedimenti anche in agro di Policoro , Rocca Imperiale e Taranto ; dalla cera d'api, all'olio, vino, formaggi, lana, legumi, cereali, ecc.. E' attribuita a loro la costruzione di un "lattedotto" che partiva da "Mandria delle Vacche" sul Monte Caramola (Francavilla), per arrivare fino alla Certosa, attraverso un percorso di circa 5 Km realizzato in tubi di argilla, che facevano scorrere il latte degli animali che durante l'estate pascolavano dalla valle del Sinni al Monte Caramola. Nonostante subì angherie e danneggiamenti, prima dal grave terremoto del 1456 e poi saccheggi e distruzioni dai soldati Francesi nel 1504, la Certosa di S. Nicola , conservò per oltre 400 anni il suo splendore. I monaci seppero dare slancio allo sviluppo socio-economico di quest'area, avvicinando i contadini, oppressi dalle tasse e tributi dai loro feudatari, e incentivando le produzioni garantendosi solo "la decima" delle produzioni e non il 50% ed oltre come i loro padroni. Fu una vera e propria idea geniale , tanto che le popolazioni si spostarono in massa, ed in breve tempo Francavilla diventò molto più popolosa di altri paesi vicini sorti anche 1000 anni prima. Ma questo periodo di prosperità ebbe la sua capitolazione con il Regio Decreto del 31 Ottobre del 1806 con la nascita dei comuni, circondari, distretti e province. Così , scelleratamente, il neonato comune di Francavilla sul sinni, incapace di gestire i beni e le produzioni della Certosa, pensò di svendere all'asta i grossi poderi dei monaci ai privati. Questa scelta diede vita alle cosiddette "Masserie" di proprietà di ben poche famiglie, che anziché continuare l'operato e la gestione dei monaci, ritornarono alle imposizioni dei vecchi feudatari , sfruttando al massimo i contadini e adoperandosi in una gestione poco oculata dei boschi e dei terreni agricoli. La storia riporta che, a seguito della soppressione della Certosa, avendo i monaci contratto debiti, sia da privati che dalla Chiesa di Francavilla, avveni un vero e proprio saccheggio dei beni certosini completato successivamente dai soldati di napoleone che ripulirono la Certosa di beni e opere d'arte di pregiato valore. Tra le opere d'arte più interessanti i busti di argento di S. Bruno e S. Nicola di Bari. I ruderi della Certosa a seguito di aste e vendite tra privati, passarono di proprietà in proprietà, da Grimaldi a Buccino per finire al Sig. A. Fittipaldi, che conserva il bene acquistato con atto 142/1967 in Potenza, mettendo fine a 150 anni di saccheggi e mantenendo la custodia del bene. L'amore per la propria terra e la ricerca di elementi che potessero valorizzare quel luogo di particolarissima unicità, ha dato vita ad una sorta "scoperte" quotidiane, tra le quali piantine spontanee secolari e piccoli animali che hanno trovato riparo tra le vecchie mura. Tra queste piantine sono conservate ancora oggi essenze medicinali certosine, come il "gelsomino cinese" e la "saponaria"; tra gli animali che frequentano questo luogo, oltre alla volpe, al moscardino e alla cinciarella, la pavonia minore (la farfalla più grande d'Europa). E' incredibile come anche solo la vegetazione, per 200 anni unica custode, tra edera, piante e cespugli da larghe foglie sempre verdi, abbia protetto e conservato lo splendore di questo bene unico e dei luoghi circostanti, più di quanto abbia fatto l'uomo in 400 anni di storia. Una sorta di biodiversità ci consente oggi di definire e inquadrare i resti della Certosa di S. Nicola come una specie di "Oasi Naturalistica" poggiata su un monumento storico di rilevante interesse. Questi dati e molte altre notizie sono stati racchiusi nella tesi di laurea in Scienze Naturali del Dott. Giulio FITTIPALDI, figlio dell'attuale proprietario, che nonostante moltissimi tentativi di stimolare l'interesse della pubblica amministrazione, a valorizzare questo luogo attraverso progetti mirati, sin dal 1980, ha trovato d'avanti muri insormontabili di ed interessi diversi. La tesi in " Lettura integrata geomorfologica e naturalistica della Certosa di S Nicola di Francavilla sul Sinni" e successivamente, approfondimento in zoocenosi e conservazione della fauna, in "Check-list della fauna selvatica", esaltano gli aspetti storico-culturali, ambientali e naturalistici focalizzando altresì l'attenzione sulla scoperta, in quest'area, di un sito paleolitico di ben 100.000 anni fà , ossia il più antico insediamento umano nella Valle del Sinni. Da qui la necessità concentrare ogni utile sforzo alla valorizzazione di un bene inestimabile e di rilevante interesse storico naturalistico. L'idea più semplice, ma nel contempo forse anche più adeguata per questi luoghi, potrebbe essere un progetto di un parco storico-naturalistico, come modello di conservazione e valorizzazione integrata di luoghi ricchi di preziosissime risorse e di storia millenaria, quale ulteriore elemento per la crescita e lo sviluppo socio-economico di queste aree interne. (M.R.D.P.)