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(RegioneInforma) IL POMODORO COSTOLUTO DI ROTONDA PESA ANCHE UN CHILO E MEZZO
24 giugno 2004
(ACR) - Se la natura selvaggia ed incontaminata del Massiccio del Pollino si identifica con il pino loricato, l'agricoltura del Lagonegrese di simboli ne può vantare numerosi. Prodotti di altissima qualità, frutto di una rigorosa selezione, di lavorazioni tradizionali, di coltivazioni biologiche che potrebbero rappresentare la chiave di volta dello sviluppo economico ed occupazionale dell'area. Tra queste produzioni, una in particolare, pian piano sta meritando la giusta attenzione: è il pomodoro costoluto o grosso di Rotonda. Ortaggio coltivato in quasi tutti i paesi del territorio della Valle del Mercure, è noto perchè ogni singolo frutto può arrivare a pesare anche un chilo e mezzo. Di un colore rosso intenso e per lo più di forma irregolare e globosa, con parecchi lobi in prossimità dei margini e pochi semi, è provvisto di «costole» (da cui deriva il nome costoluto). Pur essendo molto vigorosa, la pianta per crescere, sia in serra sia all'aperto, necessita di tutori (in passato c'era la consociazione con il mais, oggi, invece, si usano paletti di castagno o reti). Ne esistono numerose varianti, da quella a cuore di bue sino ad arrivare a quella a barca. Tutte, però, sono unite dal fatto che la polpa è carnosa, ha un sapore dolce ed un profumo intenso. Insomma, un prodotto di pregio che si apprezza soprattutto da crudo, utilizzato nell'insalata o sulle bruschette, anche se anticamente veniva usato moltissimo per preparare la passata di pomodoro (abitudine conservata ancora oggi ma solo in alcuni paesi del Lagonegrese). E proprio queste indubbie qualità - riscoperte recentemente - hanno fatto sì che il pomodoro costoluto venisse certificato con il marchio dell'Ente Parco del Pollino, e che la sua produzione, seppur di nicchia, rientrasse nella filiera dell'ortofrutta che il Parco e l'Alsia stanno realizzando nella zona. Riconoscimenti che, però, rappresentano un primo tassello, perché a Rotonda e nei comuni vicino sono in molti ad auspicare che il pomodoro costoluto possa ottenere nuove certificazioni. In questo, rientrano le ricerche dell'Istituto sperimentale di orticoltura di Ascoli Piceno ed una serie di analisi e verifiche che l'agenzia di Rotonda dell'Alsia sta portando avanti in collaborazione con l'Agrobios. Obiettivo: studiare i parametri chimici del prodotto per valutarne le proprietà e soprattutto la qualità (sino ad oggi, ad esempio, è emerso che si tratta di un pomodoro con un basso livello di acidità ed una maggiore resistenza ad alcune malattie). Ricerche importanti, quindi, che serviranno per definire a fondo tutte le caratteristiche di questo ortaggio (anche perché i semi sono stati piantati anche in altre aree della regione, ma i risultati non sono stati eccezionali) per poi valorizzarlo al meglio. E magari arrivare alla certificazione dell'Igp. «E' un prodotto eccezionale che rientra tra le produzioni della filiera dell'ortofrutta realizzata nell'area del Pollino - commenta Gerardo Delfino, amministratore delegato dell'Alsia - Un ortaggio di nicchia che può qualificare il settore dell'ortofrutta della Valle del Mercure. Esso ha ottenuto il marchio del Parco che ne garantisce l'origine, ma anche che le aziende che lo producono operino secondo un preciso disciplinare di coltivazione con metodi biologici». Un ortaggio di qualità, coltivato secondo le regole di un'agricoltura tradizionale e rispettosa dell'ambiente che, però, si scontra con numeri indubbiamente non eccezionali. Seppur la sua coltivazione risulta presente un po' in tutte le aziende agricole dell'area, la superficie coltivata non è elevatissima: circa sei ettari complessivi di terreno che danno 700 quintali di prodotto ad ettaro (una buona resa a cui spesso si aggiunge molto scarto). Destinati quasi esclusivamente al mercato locale. «Nonostante il pomodoro costoluto tra le sue caratteristiche abbia quella di riuscire a mantenersi più a lungo rispetto ad altre varietà, il fatto che vada consumato fresco fa sì che abbia un periodo limitato di produzione - evidenzia Domenico Cerbino, responsabile dell'azienda sperimentale di Rotonda dell'Alsia - ovviamente questo è un problema, ma noi stiamo lavorando per cercare di risolverlo, anche perchè si tratta di un prodotto di richiamo, che deve essere valorizzato». Insomma, pomodoro commercializzato fresco ma anche attraverso conserve. Per arrivare a questo, però, il primo passo da fare è aumentare la produzione estendendo gli ettari di terreno da coltivare. Un traguardo che sia l'Alsia sia i singoli coltivatori della zona sperano di raggiungere in tempi brevi. Per qualificare ulteriormente la Valle del Mercure e gli ortaggi di pregio che vi si producono. (A.I.)