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La “Riserva speciale” dei Calanchi di Montalbano jonico
08 giugno 2011
Si valorizza un luogo unico che racconta come era la vita della Terra milioni di anni fa
(ACR) - Emozionante, quasi struggente, il paesaggio dei Calanchi di Montalbano jonico. Ricorda vagamente gli orizzonti desertici della Cappadocia, ma è un’ampia distesa collinare dal fascino del tutto particolare. Dinanzi agli occhi dell’uomo contemporaneo si spalanca il mistero di come era la vita migliaia o, meglio, milioni di anni fa. Si resta quasi increduli. Sorpresi da un sussulto d’eternità. Definito dai massimi esperti ‘un vero museo paleontologico a cielo aperto, costituito da un’immensa quantità e varietà di contenuto fossilifero con ben nove livelli vulcanoplastici, a segno di altrettante e distinte eruzioni vulcaniche’, il geosito dei Calanchi di Montalbano jonico è un susseguirsi di tracce che ripercorrono la storia del Pianeta. E’ il frutto degli effetti delle glaciazioni che portarono ad importanti modificazioni di flora e faune, inclusa l’evoluzione dell’uomo. La millenaria azione erosiva, portatrice in sé dell’eterno principio creativo, ha dato vita alle tipiche forme paesaggistiche di questa suggestiva porzione dell’ager metapontino, stretta tra l’Agri e il Basento. Quasi rughe o piaghe segnano i dolenti profili di colline ad appena 300metri d’altitudine. Su di esse flebili linee biancastre di ceneri vulcaniche segnano i livelli del progressivo e inesorabile abbassamento del livello del mare che un tempo, fu qui, tutt’intorno. Sorprendono i segni di chi, in questo luogo, ne abitò i fondali marini e restò tramortito dalla violenza improvvisa delle variazioni climatiche. Delle creature viventi di allora restano, oggi, una miriade di fragilissimi fossili: puntellano i costoni delle colline rievocando un paesaggio, così profondamente diverso da quello attuale. In un’eco di richiamo allo jonio ad appena una quindicina di chilometri di distanza, in linea d’aria.
Ma ben oltre il fascino che sorprende lo sguardo trasognato del viaggiatore, i Calanchi sono costantemente visitati dagli scienziati di mezzo mondo. Perché è concordemente riconosciuto il valore stratigrafico e paleontologico di quest’area che ha il pregio di essere considerata uno standard di riferimento a livello internazionale. Per autorevoli ricercatori, infatti, i Calanchi di Montalbano joinico sono costituiti da ‘una successione sedimentaria di età tra 1,2 milioni di anni e circa 640 mila anni che rappresenta l’espressione fisica (appunto, le argille) della transizione dal Pleistocene inferiore al Pleistocene medio’.
E’ esattamente in questa peculiare ‘successione delle argille’ che si assiste al passaggio tra le due ere nella scala standard dei tempi geologici, cui tutti i ricercatori fanno riferimento.
Per purezza geologica e di stratificazione i Calanchi di Montalbano jonico sono stati proposti all’Inqua (International Union for Quaternary Research) per il Chiodo d’oro (golden spyke): un prestigioso riconoscimento internazionale in campo geologico che consente, alla località che lo possiede, di essere riportata in tutti i testi odiali come ‘area di riferimento’ per studiare la perfezione della sedimentazione millenaria.
Comunemente definito come ‘il limite fisico tra due ere’ o ‘il piano tra due strati che mette in contatto rocce di un’età con rocce dell’altra età’, il Chiodo d’oro è uno dei due criteri (l’altro è lo ‘stratotipo’ che indica la successione litologica) attraverso cui l’International Commission on Stratigraphy (Commissione internazionale di stratigrafia) definisce i Global Boundary Stratotype Section and Point (Gssp): località riconosciute come ‘punti di riferimento mondiali’ in quanto qui, a seguito di comprovate e sufficienti informazioni fisiche, chimiche e paleontologiche, risulta individuabile e, dunque, ‘fisicamente presente’ un limite tra due ere geologiche. La definizione del Gssp è una procedura che in genere richiede diversi anni. L'Italia ospita numerosi Gssp e molte località italiane sono in lizza per l'attribuzione, tra queste anche i Calanchi di Montalbano, in concorrenza con un geosito in Nuova Zelanda per l’attribuzione del Gssp riferito, nello specifico, alla ‘sezione internazionale per lo stratotipo del limite Pleistocene inferiore-medio’.
L’unanime approvazione da parte del Consiglio regionale della Basilicata, nella seduta del 18 gennaio 2011, del disegno di legge istitutivo della Riserva naturale dei Calanchi di Montalbano jonico’, rappresenta il primo riconoscimento istituzionale dell’unicità di questo patrimonio naturalistico e, dunque, della condivisa volontà di predisporne un’adeguata azione di tutela e di efficace valorizzazione. Il disposto normativo regionale ha, anche, rappresentato per tanti, associazioni ambientaliste in primis, l’archiviazione di ogni eventuale progetto di sviluppo legato allo sfruttamento del petrolio e del gas in profondità in quest’area. Un’ipotesi che aveva sollevato non poche battaglie, in particolare nel corso degli ultimi anni, ma che è caduta definitivamente a fronte alla constata volontà istituzionale che – questa volta – ben più delle royalties, fosse fatto valere il pregio del patrimonio geologico o dell’enorme riserva idrica che i calanchi stessi custodiscono. Tra i compiti assegnati alla Riserva naturale speciale dei Calanchi, anche, quello di preservare e proteggere le specie vegetali e animali tipiche dell’area, ricostituendo i loro habitat e introducendo nuovamente quelle in vie di estinzione. A gestire la Riserva, secondo quanto previsto nella legge, sarà l’Amministrazione provinciale di Matera la quale dovrà redigere il “programma di gestione” e trasmetterlo alla Regione per la conseguente approvazione. In questo processo si avvarrà della consulenza tecnica dell’ufficio regionale preposto e del Comitato scientifico regionale per l’Ambiente. L’Amministrazione provinciale si occuperà, inoltre, previa intesa con le amministrazioni interessate, della gestione del patrimonio forestale e degli immobili ricadenti nell’area della riserva, necessari alla funzionalità e all’attività gestionale della stessa. Nell’obiettivo di far ricadere all’interno dell’area protetta, non solo i due geositi di Montalbano e di Tempa Petrolla, già censiti nella rete nazionale Sigea, ma anche l’area di riforestazione che li collega e quella di accesso, il circolo di Legambiente di Montalbano jonico ha indicato tra gli atti della normativa istitutiva questi quattro criteri imprescindibili: la zona del geosito del “Chiodo d’oro”, ai piedi del paese, ovvero l’area calanchiva più impervia; la zona del geosito di “Tempa Petrolla”, un’area sul versante occidentale della collina di Montalbano, comprende tutti terreni introno all’omonima rupe, dai “giardini” alle antiche mulattiere; la zona del rimboschimento forestale che collega i due geositi sviluppandosi introno alla collina Cozzo Jazzitelli; la zona del Turchinetto che ingloba la storica strada con numerosi tornanti, fino a pochi anni fa l’unico collegamento diretto alla Ss Val d’Agri.
Sulla particolare successione sedimentaria che affiora nei Calanchi di Montalbano jonico c’è una ricchissima bibliografia, composta da una serie di pubblicazioni di studi e tesi di dottorato che dai primi anni ’90 prosegue con effervescenza fino ad oggi. Sono numerose le prestigiose università che conducono assiduamente ricerche sui Calanchi montalbanesi: Bari in primis, poi Firenze, ma c’è anche Berkeley e Lione. I Calanchi sono stati oggetto di studi multidisciplinari, in particolare, da parte dei ricercatori dell’Università degli Studi di Bari, guidati dal professor Neri Ciaranfi, considerato uno tra i maggiori esperti che si siano interessati al caso.
Lo studio della successione di argille che affiora nei Calanchi di Montalbano jonico è stata avviata dal professor Ciaranfi e i suoi collaboratori nel 1992, nell’ambito di un’indagine più ampia sulle formazioni della Fossa Bradanica.
Le ricerche si sono basate su molteplici discipline nell’ambito delle Scienze della Terra: dalla geologia per il rilevamento delle litologie e dei livelli vulcanoclastici, alla paleontologia per il riconoscimento dei fossili marini; dalla petrografia e mineralogia per la caratterizzazione dei minerali e delle argille, alla biogeochimica per ricostruire la storia paleoclimatica durante l’intervallo di tempo in cui si sono depositate le argille; fino ad analisi radiometriche per la datazione assoluta dei sedimenti minerali.
Nel corso degli anni i lavori scientifici condotti sono stati oggetto di pubblicazione su qualificate ed autorevoli riviste, prevalentemente internazionali, tanto che i Calanchi di Montalbano sono diventati meta privilegiata per escursioni di docenti, ricercatori e studenti universitari. Annualmente, infatti, a partire dal 2001, il Dipartimento di Geologia e Geofisica dell’Università degli Studi di Bari organizza per gli studenti dei Corsi di Laurea in Scienze geologiche e di Scienze naturali un calendario di workshop, attività didattico-divulgative, congressi di livello internazionale. A questo interesse scientifico va il merito di aver, tra l’altro, consentito di far conoscere in tutto il mondo quest’angolo preziosissimo della Basilicata. Uno scenario paesaggistico di notevole pregio e suggestione che sarà valorizzato e tutelato perché, d’ora in poi, per fortuna, beneficiario di una tutela davvero ‘speciale’. (C.L.)
Fonti:
- CIARANFI N., D'ALESSANDRO A., MARINO M. & SABATO L. (1994) - La successione argillosa infra e mediopleistocenica della parte sudoccidentale della Fossa bradanica: la sezione di Montalbano Jonico in Basilicata. In "Guida alle escursioni: i depositi della Fossa bradanica e i flysch esterni dell'Appennino lucano nel territorio della provincia di Matera". Congresso della Società Geologica Italiana, Bari 1994. Quaderni Bibl. Prov. - Matera, v. 15, 117-156.
- CIARANFI N., D'ALESSANDRO A., MARINO M. & SABATO L. (1995) - The Montalbano Jonico Section in the Bradanic Foredeep (southern Italy): a potential early-middle Pleistocene Boundary Stratotype. Contribution in CITA M.B. & CASTRADORI D. (1994) "Workshop on marine sections from the Gulf of Taranto (Southern Italy usable as potential stratotypes for the GSSP of the Lower, Middle and Upper Pleistocene (Bari, Italy, sept. 29-oct. 4, 1994). Il Quaternario, 7, 677-692.
- CIARANFI N., MARINO M., SABATO L., D'ALESSANDRO A. E DE ROSA R. (1996) - Studio geologico stratigrafico di una successione infra e mesopleistocenica nella parte sudoccidentale della Fossa bradanica (Montalbano Ionico, Basilicata). Boll. Soc. Geol. It., 115, pp. 379-391.
- www.ecolabel.it/.../1620-i-calanchi-lucani-sono-protetti.html
- www.parks.it/rassegna.stampa/dettaglio.php?id=22371