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Il giorno del ricordo per rinnovare la memoria

18 gennaio 2017

L’impegno del Consiglio regionale della Basilicata per dare il giusto omaggio alle tante vittime. “Coscienze vigili e attente per evitare i terribili errori del passato”

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(ACR) - La testimonianza di un giovane universitario di Calvello, un paesino in provincia di Potenza, Stefano Cesare Mele, sulla sua malattia, la distrofia muscolare di Duchenne, un disordine neuromuscolare caratterizzato da degenerazione progressiva dei muscoli scheletrici, lisci e cardiaci. Una malattia che, come tante altre, provoca disagio, sofferenza e anche isolamento, facendo sentire “diverso” chi ne è colpito e, nella maggior parte delle volte, scatenando paura in chi (compagni di classe, amici, parenti) non comprendendo preferisce girare il capo dall’altra parte. “E’ stata questa la considerazione che ci ha portato, come Ufficio di Presidenza, a dare un’impostazione diversa alla manifestazione del 2016 sul ‘Giorno del ricordo’ - sottolinea l’allora presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza. Abbiamo scelto di ricordare questa ricorrenza che si celebra in tutta Italia il 10 febbraio, per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale, focalizzando l’attenzione su ciò che genera tutto questo: la mancata conoscenza. Per accettare e vivere bene accanto al ‘diverso’ - ha precisato Lacorazza - rivolgendosi agli studenti e docenti dell’istituto tecnico commerciale Francesco Saverio Nitti, del “G. Falcone” e del Liceo scientifico Galileo Galilei della città di Potenza, oltre che a rappresentanti istituzionali, occorre conoscerlo. Solo così si eviteranno forme di razzismo, da quelle più malvagie, quelle che si sono avute (e che purtroppo in alcuni casi ci sono ancora) tra coloro che hanno un colore della pelle diversa dalla propria a quelle che nascono dalla difficoltà ad accettare le persone diversamente abili, perché possono suscitare dolore, tristezza, pietismo, impotenza”.

Lo psicologo Rolando Tavolieri in “Analisi psicologica dell’intolleranza e del razzismo” si chiede come nasce, come si genera il fenomeno del razzismo, quali sono le cause più profonde dell’essere umano che ci fanno pensare in modo falso e illusorio che esiste una divisione, una diversità o un elemento che ci separa l’uno dall’altro”. La riposta che si dà è che “ciò che accomuna tutte le forme di intolleranza e razzismo come elemento principale è l’essere diversi per qualche elemento” (1). Una diversità che non dovrebbe spaventare, ma che dovrebbe, invece, renderci più ricchi. A testimonianza di ciò le parole che pronuncia Stefano Cesare Mele nel filmato realizzato per la campagna Telethon 2015, voluta per raccogliere fondi da destinare alla ricerca medica e proiettato durante la manifestazione organizzata dal Consiglio regionale: “Mi dà fastidio quando le persone mi osservano in maniera strana e non con naturalezza. Io mi chiedo mi osservano perché sono bello? E mi rispondo: sicuramente lo sono”. Forza, coraggio, serenità, sentimenti positivi che portano il giovane universitario a darsi un obiettivo impegnativo quello di “essere, soprattutto per chi vive l’handicap, attori protagonisti e non comparse dietro le quinte. Dobbiamo consigliare chi ci vive accanto - dice con un sorriso contagioso - così riusciremo a migliorare il mondo”. Mettendo all’angolo facili vittimismi, i fratelli di Stefano dicono di lui “ha una capacità che pochi hanno. Con Stefano il verbo fare non si declina mai al passato è sempre o un presente o un futuro. Stefano è un punto di incontro per tutti è un punto di riflessione verso gli altri, Stefano è vita”.

Il Consiglio regionale ha, dunque, inteso lanciare un messaggio facendo divenire il “Giorno del ricordo” lo strumento da cui partire per costruire una società fondata sul rispetto della diversità. Avvicinarsi all'altro, è stato detto durante la manifestazione, rappresenta il nodo essenziale per la conoscenza e la comprensione. Allorquando viene a mancare lo scambio reciproco, sopraggiunge una pericolosa separazione. Per questo è fondamentale istruire i giovani al dialogo, far capire loro, che l'altro può essere un dono, che la convivenza può trasformarsi in uno strumento forte di conoscenza e dunque di pace. Un percorso che ci invita a riflettere sulla pericolosità dei meccanismi dell’esclusione, difficili da sradicare e che possono generare abbandono, amarezza, pregiudizi, tabù, forme di violenza, morte. Atteggiamenti mentali che hanno nutrito i pazzoidi disegni messi in pratica dagli uomini, e tra questi la strage delle foibe.

Potrebbe apparire forzato questo paragone, ma così non è, come sottolineato dallo storico Claudio Vercelli dell’Istituto di studi storici Salvemini di Torino che, nel ricordare la memoria della tragedia degli italiani

Stefano Mele

© 2013 - Stefano Mele

e di tutte le vittime delle foibe, ha sottolineato come “isolamento, paura, violenza, sopraffazione, fuga, diaspora, perdita dei diritti, apolidia come anche disperazione e morte, attraversano, purtroppo, la nostra contemporaneità. Sono l’altra faccia, quella che il più delle volte non vogliamo vedere di un tempo moderno che si vorrebbe libero dall’oppressione e che tuttavia, troppo spesso, - ha sottolineato lo storico - riesce a produrre barbarie contro i tanti indifesi”. Così come per la “Giornata della memoria”, al di là di ogni polemica e scontro ideologico, il “Giorno del ricordo” serve per non lasciare che si perda nell’oblio una pagina nera della storia contemporanea, per far sì che le coscienze restino vigili e attente e che si evitino i terribili errori del passato. Il ricordo però va alimentato: ecco allora che diventa prezioso il lavoro delle istituzioni scolastiche, delle istituzioni pubbliche, per scoprire come e perché migliaia di persone morirono o furono cacciate dalle loro terre perché colpevoli di essere italiane.

“Alla specificità storica di quegli eventi - ha affermato Vercelli - si riconnettono vicende e storie che dal passato ci conducono, passo dopo passo, verso il nostro presente. Comprendere che cosa abbia significato per molti italiani, abbandonare ciò che gli era più caro e prezioso è un modo per capire non solo quanto è accaduto in un’epoca oramai trascorsa ma anche perché alcuni aspetti di quel passato possono ripetersi oggi, a danno di altre comunità”.

Sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda lo storico, saggista e blogger italiano, Franco Cardini che in un saggio La fatica del ricordare scrive “C’è tanta gente, oggi, anche nel nostro felice e ricco Occidente, che tira avanti male: e molti sembrano non tenerne conto, anzi fingono d’ignorarlo e si mostrano seccati se qualcuno lo ricorda loro. Qualcuno ha detto che due giorni ‘del ricordo’ o ‘della memoria’, per giunta a ruota, sono troppi. Al contrario: credo siano troppo pochi. Questo non è un mondo che ricorda troppo. E’ un mondo di smemorati, e spesso della peggiore specie: quella di chi non ricorda perché non vuol ricordare. E che ricorda solo quel che gli conviene, e quando non costa né rischio né fatica. E magari ricorda qualcosa per nasconderne qualche altra (2)”.

Ricordare e non solo, Lucio Toth, autore di saggi ed articoli di carattere storico e politico, che ha pubblicato di recente due romanzi di ambiente dalmata: La casa di Calle San Zorzi e Spiridione Lascarich Alfiere della Serenissima scrive che “affinché il ‘Giorno del ricordo’ non s'esaurisca nel dolore degli esiliati né diventi soltanto e pur non vacua retorica della politica è necessario il recupero della nostra storia, così a lungo interrotta e ora finalmente ritrovata, nei libri di scuola (3)”.

“Rivivere pagine dolorose della storia italiana, pagine colpevolmente tenute avvolte dal buio più fosco - ha ancora detto il Presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza, rivolgendosi agli studenti - è un dovere civile e morale cui nessuno di noi può e deve sottrarsi. Il racconto dei tragici eventi che segnarono la sorte di tantissimi uomini e donne ha bisogno della giusta considerazione e di una doverosa attenzione: il ‘Giorno del ricordo’ è una pagina che va analizzata fino in fondo”. “Lo abbiamo fatto insieme a voi giovani - ha continuato Lacorazza - ascoltando l’interessante relazione dello storico Claudio Vercelli e riflettendo sulla testimonianza di Stefano. Le parole di questo coraggioso giovane mi auguro possano contribuire ad aprici la mente sui pericoli che si insidiano dietro ogni forma di pregiudizio. Sono certo che il racconto del suo vissuto ci insegnerà a considerare altre prospettive, a tener presente sempre che la consapevolezza dei pregiudizi e degli stereotipi è il mezzo più efficace a nostra disposizione per sconfiggerli”.

Note

1 - Da http://www.immigrazioneoggi.it/documenti/Analisi psicologica.pdf
Analisi psicologica dell’intolleranza e del razzismo di Rolando Tavolieri

2 - La fatica del ricordare di Franco Cardini

3 - http://digilander.libero.it/lefoibe/opinioni.htm
Opinioni di intellettuali e politici sul “Giorno del ricordo”
 

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