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Lucani insigni 2016, Pasqua Teora
31 luglio 2017
Psicologa, psicoterapeuta e poeta originaria di Venosa, ha fondato a Bergamo il Centro “Psicologia e Cambiamento”, che basa la propria attività sulla centralità della persona. Le sue sedute di psicoterapia diventano poesie e testi teatrali
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(ACR) - C'è un legame particolare e indissolubile tra la psicologia e la poesia, tra la scienza della mente e la capacità umana di fare arte. Entrambe indagano e trasformano l'inconscio. La trasformazione alchemica di un'energia sconosciuta può diventare sintomo o poesia. Pasqua Teora, psicologa, psicoterapeuta e poeta, adempie pienamente allo scopo sia della scienza che dell'arte. Il dialogo costante fra le due più grandi manifestazioni umane, che la scienziata - artista originaria di Venosa riesce a intrattenere costantemente, è uno dei motivi per cui ha ricevuto il prestigioso premio dei “Lucani insigni 2016”.
Il linguaggio e la parola poetica, ovvero la capacità umana di accedere al simbolico, si formano nel preconscio, luogo intermedio tra conscio e inconscio, dove i contenuti inconsci si trasformano in qualcosa di afferrabile per la mente umana: il linguaggio e la poesia come scena in cui teatralizzare l'ignoto. Questo processo di trasformazione dei moti dell’anima in “parole” poetiche comprensibili e penetrabili dalla mente, da Pasqua Teora è stato chiamato “trasduzione poetica”. Un termine che alla psicoterapeuta è venuto mentre dormiva, in sogno: la propria attività onirica le ha suggerito il nome del processo di “trascrizione poetica” di quanto ascoltato dai propri pazienti e poi trasformato in versi. Come afferma la psicoterapeuta stessa, si tratta di un dialogo immaginario tra psicologia e poesia durante la seduta clinica. Tutti gli archetipi che agiscono nell'inconscio del paziente, e che arrivano codificati sotto forma di simboli e miti all’orecchio della psicoterapeuta, vengono rielaborati in testi poetici da Pasqua. La quale li trascrive e trasforma in poesie vere e proprie e in testi teatrali. Le funzioni delle trasduzioni nel setting clinico sono diverse. Il testo poetico può essere restituito al paziente stesso, per fargli prendere consapevolezza delle forze inconsce che animano le sue nevrosi in una forma comprensibile dalla ragione, che è appunto la “scrittura dell'invisibile”. Oppure possono essere funzionali a un paziente diverso da quello che le ha originate ma con affinità di consapevolezza del sé simili. Servono, infine, a Pasqua e ai suoi colleghi per gestire il proprio controtransfert, ovvero la reazione del terapeuta al carico emotivo e di “commozione” che si ingenera nella relazione tra analista e paziente: una “razionalizzazione”, da parte dello psicologo, per ottenere la giusta distanza dalle emozioni al fine di prendersi cura di sé mentre cura gli altri.
Pasqua Teora comincia il suo lavoro di ricerca clinica e poetica nel 2000, accumulando storie e parole che la accompagnano in quello che è il viaggio della sua vita e di coloro che la incontrano. Un viaggio dedicato alla creatività e al suo potere trasformativo: prendere la materia oscura e trasformarla in un'opera luminosa che possa illuminare la mente del creatore e delle altre creature è il principio guida del suo metodo clinico e della sua stessa esistenza. Dal 2000 viaggia e scrive: il viaggio è il simbolo incarnato della trasformazione e la scrittura il mezzo per lasciare agli altri ciò che si vede, si impara e si trasforma lungo il viaggio per arrivare sempre a nuove mete, a nuove metamorfosi. Così nel 2004 nasce la prima raccolta poetica contenuta nei suoi taccuini di viaggio, il suo personale athanor o forno in cui, da brava alchimista della psiche, trasforma la nigredo, ovvero lo stato di non consapevolezza dell’individuo che lo fa vagare nell’oscurità della psiche, in albedo, ovvero la luce e la creatività che spingono l’individuo ad affermare la vera identità della propria anima:
"Se, sul demone che ci accompagna, attraverso i sogni svegli e dormienti, riusciamo a vigilare, allora possiamo compiere il viaggio che a volte si fa parola poetica da condividere con gli altri viaggiatori in risonanza. Materia comune dunque da trasformare nell'incontro con il conosciuto e lo sconosciuto per far fluire la musica che altrimenti nell'anima ci porteremmo muta".
Questa piccola prefazione di Pasqua a “Generativa”, una raccolta poetica del 2014, sembra l'epigrafe dell'intera “opera” che la psicologa - poeta intende fare della propria vita: far risuonare l'anima di ogni compagno
di viaggio, sia esso paziente, amico, amante. Anche il suo impegno “politico, nella originaria e migliore accezione del termine”, come sottolinea lei stessa, è finalizzato all'armonizzazione degli amanti, del maschile e del femminile: universi da sempre in guerra ma in cerca d'amore. Il suo incontro con la “Libreria delle Donne” di Milano e con la redazione di “Via Dogana”, rivista di pratica politica della differenza, è il punto di svolta nelle sue analisi sul tema della differenza di genere, orientate al superamento del conflitto fra uomini e donne. Un incontro possibile e auspicabile per la psicologa, quello tra maschile e femminile, in quanto ciascuno è portatore di specificità che possono arricchire l'altro: l'uno non può fare a meno dell'altro, l'uno sarebbe monco senza l'altro, proprio come l'antico mito platonico. Si vive e si ama per ritrovare il proprio androgino, per riunificare il proprio “simbolo”. I saggi e gli articoli, che da anni Pasqua pubblica su “Via Dogana”, affrontano la complessità della relazione tra i sessi, sempre partendo da un principio di “evoluzione creativa” anche attraverso processi di mediazione e di resilienza.
La resilienza, la capacità di assorbire un urto senza frantumarsi ovvero riuscire a trasformare un problema o un limite in una grande opportunità di crescita, e quindi cambiamento, è l'altro pilastro della ricerca di Pasqua. Il concetto di resilienza le è stato trasferito da uno dei suoi maestri più cari, il dottor Gianfranco Cecchin, psichiatra e psicoterapeuta, cofondatore del movimento di terapia familiare sistemica noto come “Scuola di Milano”, col quale ha collaborato in qualità di membro del gruppo di supervisione e casi clinici. La Teora, infatti, è una psicoterapeuta individuale, di gruppo, della coppia e dei sistemi familiari e, nel 1989 a Bergamo, fonda il Centro “Psicologia e Cambiamento”, dove ancor oggi vive e opera. Il Centro fondato da Pasqua basa la propria attività sulla centralità della persona e della sua storia, sull’importanza dei contesti di appartenenza e delle risorse già possedute o acquisibili per trasformare le difficoltà ed evolversi creativamente. In questo centro, in cui operano psicologi, psicoterapeuti e counselor provenienti da diversi percorsi formativi, oltre all'utilizzo dinamico di diversi modelli operativi, lo scopo principale è quello di aiutare i pazienti alla resilienza e quindi a trasformare il loro problema in un'opportunità di sviluppo della propria personalità.
L’evoluzione creativa della persona, di uomini, donne e bambini, in ogni ciclo dell’esistenza rimane la mèta della ricerca di Pasqua Teora, che non ha una ricetta standard, perché non esistono esistenze standard, ma può dare delle indicazioni, la cui mappa è formata da cinque coordinate fondamentali: “La prima- spiega la psicoterapeuta- è il valore di sé e della propria storia. Uno strumento che mi venne trasferito dai miei genitori e dal loro carattere tipicamente lucano. Grazie all’educazione e all’esempio di mio padre e mia madre, entrambi nati e cresciuti a Venosa, ho imparato che la forza d’animo, la responsabilità e la conoscenza della propria storia famigliare mi avrebbero permesso di andare ovunque e di riuscire in qualunque intento, proprio come fecero loro quando dovettero lasciare la Basilicata per trasferirsi a Milano. La seconda coordinata è la resilienza – continua la Teora – come appresa dallo stimato Cecchin e, infine la curiosità, la gioia e l'amato carpe diem. Anche queste ultime tre risorse sono frutto dell’esempio di papà Vincenzo che, da buon venosino, pregno di spirito oraziano, mi ha educata a chiamare la buona sorte operando simpatia, buonumore, accoglienza. Bisogna essere sempre pronti alla gioia, allo scherzo, allo stupore che è nello sguardo e nell’animo di chi guarda, di chi sa rimanere fanciullo, nonostante le avversità o i dolori. Mio padre Vincenzo e Venosa mi hanno consegnato il senso originario del carpe diem”, chiosa la lucana insigne. Da oggi in avanti la Basilicata, oltre al celebre monito in versi di Orazio, le lascia anche il prestigioso attestato di stima, risultato del compimento perfetto di un viaggio educativo e professionale, testimoniato dal premio dei “Lucani insigni 2016” (C. B.)
Fonti
Intervista con Pasqua Teora_Lagopesole, 17 dicembre 2016
Prefazione a cura della scrittrice e poetessa Marisa Brecciarolia a “La finestra sul confine”, opera di Pasqua Teora, Viandante 2008
Psicologia e poesia, Carl Gustav Jung, Biblioteca Bollati Boringhieri