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Lucani Insigni 2009, Theodore Grippo
18 luglio 2013
Avvocato di successo e professore universitario, nato a Chicago da una famiglia originaria di Pietragalla, ha difeso i diritti e la reputazione degli italiani in America. “Mia madre mi diceva che dovevo portare avanti il buon nome della Basilicata”
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(ACR) - Sulle “vie dell’avventura”, come Francesco Saverio Nitti definiva i percorsi dell’emigrazione, in cerca di una vita migliore. Quando Donato Grippo, nel 1912, si imbarca sulla nave che lo deve portare in Canada non può certo immaginare che, anni dopo, il figlio Theodore avrebbe segnato la storia dei diritti degli italiani in America. Da Pietragalla agli Stati Uniti il viaggio della famiglia Grippo richiama alla mente le storia di tanti uomini, donne e bambini che sulle rotte dell’Oceano inseguono la speranza di una vita migliore. Il loro destino, però, è diverso perché “nelle Americhe”, come la gente lucana agli inizi del secolo chiama quel Continente, Donato e suo figlio Theodore fanno fortuna.
Theodore Grippo senior, ora in pensione, è stato professore di “Business Planning” alla Facoltà di legge della Loyola University School, presidente dei Comitati di diritto dei titoli e di diritto amministrativo della “Chicago Bar Association”, autore di libri e documentari e soprattutto “difensore dei diritti e della reputazione degli italiani in Usa”. Incarichi prestigiosi, dunque, che gli sono valsi il premio “Lucani insigni 2009”.
Riconoscimento che solo quattro anni dopo, recentemente, è finalmente, riuscito a stringere tra le mani dopo che - attorniato dalla famiglia e dai parenti di Pietragalla - il presidente del Consiglio regionale, Vincenzo Santochirico, e il presidente della Commissione regionale dei lucani all’estero Luigi Scaglione glielo hanno consegnato.
“E’ un’emozione molto profonda - spiega con voce bassa, scandendo le parole -. Devo alla mia famiglia tutto ciò che ho al mondo, a mio padre e mia madre che sono originari di Pietragalla, in Basilicata. Sono felice di essere qui, ho portato anche i miei nipoti in modo tale che potessero vedere dove tutto ha avuto inizio». Sì perché è qui in Basilicata, qui a Pietragalla, piccolo comune di case arroccate le une alle altre, che Donato Grippo, conosciuto in paese come Cardillo, decide di lasciare il suo lavoro di “scarparo” per cercare fortuna “dall’altra parte del mondo”.
E’ il 1912 e con il fratello Giovanni salpa a bordo della nave che lo porta in Canada dove inizia a lavorare alla costruzione della ferrovia “Canadian Pacific railway”. A casa, a Pietragalla, Donato ha lasciato la moglie Carmela De Bonis, donna semplice ancorata ai più saldi valori familiari, che ha sposato solo un anno prima. Donato lavora e Carmela aspetta di poterlo raggiungere. Ma prima di rincontrarsi dovranno passare anni. Nel frattempo Donato lascia il Canada per trasferirsi a Chicago dove - grazie ad un amico che ha un negozio di scarpe - riprende il suo lavoro di ciabattino. Durerà poco: sono gli anni della Prima guerra mondiale e Donato deve andare in prima linea. Combatte nell’esercito degli United States sino ad essere promosso “Staff sergeant” ed al suo ritorno diventa cittadino americano. La vita può ricominciare. Questa volta, però, con Carmela al fianco.
Sono gli anni del proibizionismo e Chicago è una città vivace e pericolosa, immensa e moderna. I coniugi Grippo, però, non si scoraggiano e con forza e determinazione si fanno largo nella società. Aprendo, negli anni, 60 negozi di scarpe tra Chicago e Boston e fondando nel 1953, con un gruppo di partners, una banca: la “Albany Bank and Trust Company”. Diventando, in questo modo, per i due figli un esempio.
“Mio padre e mia madre sono nati e cresciuti a Pietragalla. Mio padre era un calzolaio. All’età di dieci anni è stato mandato a Potenza per studiare - racconta Theodore -. Tornò a Pietragalla all’età di sedici anni. Successivamente emigrò in Canada e dopo si trasferì a Chicago. Si arruolò nell’esercito americano durante la prima guerra mondiale. Divenne sergente, svolse un buon lavoro nell’esercito. Quando ritornò iniziò a fare affari nell’area di Chicago. Mia sorella è nata nel 1922. Io sono nato nel 1928. Ho studiato e sono diventato un avvocato. Questo è ciò che ho fatto per cinquant’anni. Sono molto contento di aver portato lo spirito di Pietragalla a Chicago”. Uno spirito fatto di coraggio, di voglia di fare, dell’orgoglio di essere italiano.
Perché della sua «italianità» il professor Grippo ne fa un vanto. “Mia madre e mio padre erano italiani. Penso che occorra essere sempre fieri di ciò che si è, portando avanti la parte migliore di noi - aggiunge ancora -. Penso che gli italiani abbiano un grande cuore, sanno agire nel modo migliore. Mia madre mi ha sempre detto che sarei dovuto diventare un dottore, o un avvocato o un ingegnere. Senza scuse. Non potevo dedicarmi a cose sciocche. Dovevo essere serio. Dovevo portare avanti il buon nome, non dei “Grippo” e dei “De Bonis”, bensì il buon nome della Basilicata e di Pietragalla”.
Con quelle parole, con la forza dell’orgoglio di essere lucani, Carmela ha segnato il destino del figlio Theodore, che dopo essersi laureato alla Georgetown University di Washington e alla Northwester
University di Chicago è diventato avvocato. È il 1953 e da allora la carriera di Theodore Grippo prosegue senza sosta. Prima come commissario di sicurezza dell’Illinois, poi, come fondatore dello studio legale “Grippo & Elden” e professore di business planning alla Facoltà di legge della Loyola University School, ed infine come presidente dei Comitati di diritto dei titoli e di diritto amministrativo della Chicago Bar Association. Incarichi che svolge portando avanti anche il suo impegno di difensore dei diritti degli italiani negli Stati Uniti. Di quelli di oggi ma soprattutto di quelli di ieri. Come confermano la partecipazione in qualità di avvocato ad una causa intentata dall’Associazione americana di difesa degli italiani contro la società produttrice del telefilm “I Soprano” “per aver offeso gli italo- americani nella serie televisiva”.
E anche il libro “With Malice Aforethought – The execution of Nicola Sacco and Bartolomeo Vanzetti” (Con premeditazione – l’esecuzione di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti) sul caso degli anarchici italiani Sacco e Vanzetti arrestati, processati e condannati per l’omicidio (che non avevano commesso) di un contabile e della guardia di calzaturificio, in cui Grippo sostiene che i due rimasero vittime del pregiudizio americano, e la partecipazione alla realizzazione del film documentario “And they come to Chicago: the italian american legacy” (Ed essi arrivarono a Chicago: l’eredità italo- americana) narrato dall’attore Joe Mantegna in cui si ricostruisce la storia degli italiani emigrati a Chicago dal 1850 ad oggi.
“Oggi tanto è cambiato. Tra il 1900 e il 1920 gli italiani venivano guardati dall’altro in basso. Erano discriminati, considerati cittadini di classe inferiore - spiega Grippo -. Ma hanno avuto la meglio. Sono andati a scuola, hanno ricevuto un’istruzione, sono diventati buoni cittadini. Abbiamo tanti sindaci della città di New York come Fiorello Laguardia, il governatore dello stato di New York , Cuomo, del Massachusetts, molti senatori. Hanno svolto un buon lavoro nel mondo degli affari. Ci sono stati molti cambiamenti ed oggi gli italiani in America hanno raggiunto massima integrazione nella comunità e sono stati pienamente accettati. E questo grazie ai sacrifici di molti che sono venuti prima e hanno fatto in modo che tutto ciò potesse accadere”.
Il passato ed il futuro si mescolano nelle parole di Grippo. Il ricordo di quello che è stato si lega alle prospettive di quello che sarà. Perché se ieri sulla rotta che va dalla Lucania alle Americhe si è incamminata la sua famiglia, oggi sono tanti i giovani lucani che lasciano la loro terra per studiare o lavorare all’estero. Tanti a cui il professore lancia un messaggio: “Per loro la cosa più importante da fare è studiare e cercare di ottenere un alto grado di istruzione in settori specializzati come l’informatica, la contabilità, la legge e gli affari”. “Vorrei dire loro di fare questo e di portare avanti le buone tradizioni - continua - la gentilezza, le buone maniere, e di essere buoni cittadini ovunque vadano, di essere attivi nella comunità. È molto importante essere buoni cittadini”.
Si, essere buoni cittadini. Buoni cittadini nel mondo, in Italia, in Basilicata. Ovunque ma mantenendo sempre forti i legami con la propria terra. Come ha fatto anche Ted Grippo che alla Basilicata guarda sempre con amore e devozione. Una terra che, seppur tra mille difficoltà, non ha punti di debolezza ma di solo di forza. “I suoi punti di forza sono il grande cuore, la forte propensione al lavoro - commenta - Queste sono le cose importanti da considerare. Non c’è debolezza che non possano superare lavorando duramente ed avendo sempre un alto senso di responsabilità. Non voglio quindi pensare alle debolezze, ci sono solo punti di forza”. L’orgoglio dell’appartenenza è palpabile, evidente. Nonostante la nascita, la formazione, le conoscenze siano americane, la “lucanità” di Grippo c’è e viene fuori dirompente. La Basilicata è scritta nel suo Dna. E questo emerge soprattutto quando gli si chiede che consigli darebbe agli amministratori lucani per far decollare ancora di più la regione.
“Penso che la cosa più importante sia cercare di favorire la piena occupazione per tutti e di creare buoni posti di lavoro per tutti - conclude - Devono cercare di fare di più per aiutare la crescita economica, perché non tutto dipende dai sussidi dello Stato. Devono cercare di sviluppare gli affari, di creare buoni posti di lavoro, di fare in modo che l’economia cresca. È necessario che lo facciano. Noi abbiamo bisogno che lo facciano in America. Il mondo intero ne ha bisogno. Altrimenti i cinesi prenderanno il nostro posto”. (A.I.)
Fonti
- Intervista a Theodore Grippo, realizzata il 18 giugno 2013
- www.tedgrippo.com