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Pensando al nuovo Consiglio, parla Restaino
02 ottobre 2013
Lo scenario istituzionale fra riforme e neocentralismo. “Il nuovo Statuto e una legge elettorale per collegi, la riforma dei Dipartimenti e un nuovo Patto fra Stato e Regioni: così si ridefinisce il ruolo della Basilicata”
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(ACR) - La conclusione anticipata della legislatura ci ha impedito, tra l’altro, di realizzare due riforme di straordinaria importanza: quella dello Statuto e quella, conseguente, della legge elettorale. Attraverso queste due riforme avremmo potuto dare una risposta ad una serie di problemi che hanno generato la crisi di rappresentanza del sistema politico, ed avremmo potuto contribuire a ricostruire un percorso di fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella politica.
Penso innanzitutto allo Statuto. Nella discussione fatta nei mesi scorsi da più parti si era rilevata la necessità di inserire nella nuova “Carta” fondamentale della Regione regole in grado di garantire il limite dei mandati e la parità di genere, cioè misure che dovrebbero favorire il ricambio delle classi dirigenti ed una migliore rappresentanza dell’universo sociale della Basilicata. Avevamo inoltre avviato una discussione sull’assetto istituzionale della Regione e dei territori: la riforma della “governance”, lasciata a metà del guado sia in materia di organizzazione del servizio sanitario che per quanto riguarda le unioni dei Comuni, è urgente anche in considerazione della probabile (se non certa) abolizione delle Province, che almeno nelle intenzioni dichiarate dal Governo nazionale sarà presto oggetto di riforma costituzionale.
La legge elettorale è un altro tema di straordinaria importanza. Intorno alle vicende ben note che hanno segnato la crisi delle Regioni italiane nell’ultimo periodo – debiti della sanità pubblica spesso insostenibili, sprechi, rimborsopoli, ecc. – si è venuta consolidando una fortissima tendenza neocentralista, ulteriormente rafforzata anche per effetto di alcune misure di contenimento della finanza pubblica volute da Tremonti e successivamente da Monti.
La crisi del regionalismo, seguita e in qualche modo incoraggiata dai media nazionali, ha fatto il resto, determinando ulteriori problemi soprattutto nel Mezzogiorno e in una regione piccola come la Basilicata, che si è trovata a dover affrontare una vera e propria aggressione neocentralista che depaupera il territorio. Si pensi alla vicenda delle Province, sulla quale tra l’altro avevamo cercato di dare una risposta in grado di garantire, pur nella difficilissima situazione, un’idea dell’unità della Regione basata sul ruolo di Potenza e Matera. Ma anche a tante altre questioni che, al di fuori da una lettura unitaria e lungimirante sul futuro degli assetti istituzionali e dei presidi dello Stato in Basilicata, hanno rischiato, e rischiano tuttora di incrinare la coesione del territorio regionale: dalla vicenda dei tribunali (Melfi contro Lagonegro?), ai sentimenti di separatezza che sembrano affiorare qua e là in Val d’Agri, fino all’eterna questione “Potenza – Matera”, con le spinte che intorno alla vicenda della Provincia di Matera tornano ciclicamente ad accostare il futuro della città dei Sassi alla provincia di Bari. E d’altra parte, mentre le risposte neocentraliste alla crisi rischiano di sollecitare questi ed altri localismi, torna al aleggiare in Italia il dibattito sulle macroregioni.
Ma cosa c’entra, si dirà, tutto ciò con la riforma della legge elettorale? C’entra, eccome. Perché con la riduzione da 30 a 20 del numero dei consiglieri regionali si rischia di accentuare i rischi insiti nell’attuale legge elettorale, tutta proporzionale, un sistema che già oggi vede parti del territorio regionale escluse da qualsiasi forma di rappresentanza. E che in futuro, grazie alla riduzione del numero dei consiglieri, rischia di concentrare ancora di più la rappresentanza sui capoluoghi e sulle aree più forti a scapito di molte altre parti del territorio.
Non molto tempo fa popolazioni di territori limitrofi alla Basilicata (Vallo di Diano, Cilento, Alto cosentino, tanto per fare qualche esempio), anche attraverso pronunciamenti formali degli enti locali, avevano espresso il proposito di unirsi alla Basilicata. Oggi, invece, si rischia una tendenza addirittura contraria se dovesse prevalere quel clima di divisioni e localismi che a volte affiora nella vicenda politica regionale. Con un territorio vastissimo, fatto di pochi centri di medie dimensioni e di tantissimi piccoli e piccolissimi Comuni, che continua a vivere una forte crisi demografica, queste tensioni rischiamo di minare la coesione istituzionale e territoriale della Basilicata.
E 20 consiglieri sono pochi per rappresentare la ricchezza e la complessità di questo territorio. Ecco perché una legge elettorale di collegi appare indispensabile per garantire la rappresentanza democratica di tutti i territori e mettere fine al sistema delle preferenze e delle filiere che è stato devastante per il sistema politico regionale. Sarebbe base e presupposto per una rinnovata coesione sociale della comunità regionale.
Servirebbe, inoltre, una buona riorganizzazione dei dipartimenti, dettata non solo dalla riduzione da 6 a 4 degli assessori, ma anche dalla necessità di rivedere, sulla base dell’esperienza, le macroaree intorno alle quali occorre programmare le politiche regionali per renderle più efficaci e rispondenti alla realtà della Basilicata. A questo proposito c’era già un'elaborazione, che credo andrebbe ripresa fin dall’avvio della prossima legislatura e che si può riassumere nel modo seguente:
Un dipartimento Attività Produttive, analogo a quello attuale (cioè con tutte le competenze in materia di lavoro e senza quelle relative all’energia che andrebbero trasferite al Dipartimento Ambiente); un Dipartimento Ambiente, Territorio, Energia (che ingloberebbe le competenze relative alle Infrastrutture, ma non la protezione civile, di competenza della Presidenza); un Dipartimento Agricoltura; un Dipartimento Formazione e Cultura; due Dipartimenti per la Presidenza (uno che si occupi di Programmazione e servizi agli altri Dipartimenti e Uffici della Regione, l’altro che accorpi le funzioni istituzionali di competenza della Presidenza).
L’avvio della prossima legislatura ci consegna infine un tema di straordinaria attualità a livello nazionale, che riguarda il rapporto, sempre più difficile come dimostrano i negoziati sulla spesa sanitaria e su altre questioni, fra Stato e Regioni. E’ il tema del ruolo della Basilicata nel contesto nazionale: con la crisi del regionalismo, che, abbiamo detto, viene dagli sprechi, dalla spesa sanitaria e dalle altre note questioni, c'è un attacco dei poteri centrali nei confronti delle Regioni. Non si può continuare a coltivare l'idea, a tratti presente fra di noi in ragione delle performance positive registrate soprattutto in materia di spesa sanitaria, che siamo migliori e non abbiamo bisogno degli altri. In sede di Conferenza dei Presidenti delle Regioni e di Conferenza Stato – Regioni, in un rapporto di leale collaborazione con lo Stato bisogna rivedere le competenze dei vari livelli istituzionali. L’esperienza mi insegna che, tanto per citare una questione di grande rilievo che ha determinato problemi in questi anni in tutte le Regioni italiane, alcune competenze in materia di energia è meglio che siano di competenza esclusiva dello Stato. Si tratta quindi di cimentarsi, evitando le pretese neocentraliste e le difese corporative delle Regioni, nel difficile compito di disegnare il nuovo assetto dello Stato italiano. Uno Stato moderno, dove deve essere meglio definito l’insostituibile ruolo delle Regioni italiane.
Erminio Restaino
Capogruppo del Pd in Consiglio regionale