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Unibas, un piccolo Ateneo in cerca di identità

28 maggio 2014

Dopo le audizioni in seconda Commissione, il Consiglio regionale farà il punto sulla situazione dell’Ateneo lucano. Nonostante l’incremento delle immatricolazioni, prosegue la migrazione dei giovani verso università del Centro e del Nord Italia

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(ACR) - Con le leggi n. 12/2006 e n. 34/2010, la Regione Basilicata ha destinato all’Università degli Studi della Basilicata un sostegno finanziario pluriennale di 10 milioni di euro all’anno per favorire l’ampliamento e la diversificazione dell’offerta formativa, potenziare e valorizzare le risorse umane e strumentali per didattica e ricerca, accrescere la qualità di strutture e servizi dell’Ateneo. Le finalità programmatiche dell’intervento erano strettamente interconnesse tra loro. La valorizzazione dell’Università - attraverso una programmazione strategica concertata e destinata ad elevarne qualità, competitività, prestigio e visibilità - di fatto viene definita come prioritaria per sostenere lo sforzo di qualificazione dell’intero sistema pubblico, attraverso il trasferimento di conoscenze e di tecnologie tra Ateneo, imprese e istituzioni.

A distanza di poco tempo, queste misure di sostegno definite dal Governo regionale si sono rivelate essenziali per il prosieguo delle attività dell’ateneo. Negli ultimi anni, infatti, i finanziamenti nazionali al sistema universitario italiano sono stati progressivamente ridotti. Il rapporto dell’Ocse Education at a Glance 20131 indica, per il nostro Paese, una minor spesa nel comparto dell’istruzione terziaria, sia in rapporto al numero degli studenti che al prodotto interno lordo.

Prendendo a riferimento il 2008, anno in cui si è raggiunta la più alta quota di finanziamento al sistema universitario, il 2010 ha visto una riduzione delle risorse pari al 18,7% per i fondi destinati al finanziamento del sistema e del 15,8% per i fondi a sostegno di studenti e diritto allo studio. Un calo dovuto principalmente alla riduzione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), che da solo rappresenta oltre il 90% del totale delle risorse destinate alle università e al sostegno di studenti e diritto allo studio.

In questo scenario complessivo, l’Università della Basilicata è stata delle poche in Italia a poter contare su un meccanismo suppletivo di supporto pubblico grazie alle risorse messe a disposizione dalla Regione. Un altro importante tassello è rappresentato dal recente accordo di programma tra Miur, Regione Basilicata e Università del 3 agosto del 2011, che ha consentito di pianificare nuove azioni rispetto a settori come la didattica e la ricerca e di utilizzare il finanziamento regionale per il funzionamento ordinario.

Dello stato di attuazione della delibera della Giunta regionale relativa alla legge 12/2006 sul sostegno all’Università e al Piano dodecennale 2013/2024 si discuterà in una seduta monotematica  del Consiglio regionale. Inoltre, nelle scorse settimane sono stati auditi in seconda Commissione i componenti della Rsu, delle Rsa e dei rappresentanti degli studenti in Senato accademico,  Consiglio di amministrazione e Nucleo di valutazione dell’Ateneo.

Il presidente della Commissione, Gianni Rosa2, ha sottolineato l’importanza di ascoltare il punto di vista di chi quotidianamente vive e lavora all’interno dell’Università. “Come Regione - ha spiegato Rosa - eroghiamo all’Università 10 milioni di euro all’anno per degli scopi ben precisi, sostanzialmente finalizzati alla sua crescita. Vogliamo però capire come vengono spese queste risorse rispetto agli obiettivi che la legge regionale si pone, nell’ottica di migliorare il nostro contributo, perché crediamo nell’Università e nel suo ruolo strategico non solo per la formazione ma anche per lo sviluppo dell’intero territorio regionale”.
A poco più di 30 anni dalla sua istituzione, l’Università della Basilicata presenta un’offerta formativa articolata in sei Strutture primarie: il Dipartimento di Matematica, Informatica ed Economia; il Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo: Architettura, Ambiente, Patrimoni Culturali; il Dipartimento di Scienze; il Dipartimento di Scienze Umane; la Scuola di Ingegneria e la Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali. Nell’Anno Accademico 2013/2014, i Corsi di studio attivi tra Triennali, Magistrali a ciclo unico e Magistrali sono 32, numero che si è andato incrementando grazie all’avvio negli ultimi anni dei percorsi in Architettura, Economia Aziendale, Farmacia e Scienze della Formazione Primaria. In più, l’Ateneo è in attesa dell’accreditamento da parte del Consiglio universitario nazionale per la riattivazione del percorso Magistrale in Geologia a partire dal prossimo Anno Accademico.

All’attività di formazione offerta dai Corsi di studio si aggiungono collaborazioni internazionali, Master, Dottorati di ricerca e una Scuola di Specializzazione in Archeologia, che consentono agli studenti di approfondire, a diversi livelli, discipline inerenti sia l’ambito scientifico che quello umanistico. Inoltre, l'Università della Basilicata ha sottoscritto una convenzione con l’Università degli Studi di Firenze destinata ad ampliare contenuti e tematiche relativi al Corso di Laurea in Operatore dei Beni culturali. In questo modo, gli studenti potranno conseguire parte dei CFU previsti dal proprio percorso di studi presso l'Università fiorentina e cresceranno le possibilità di scambi culturali, di rafforzare la mobilità di studenti, docenti e ricercatori, di dar vita a collaborazioni con istituzioni e aziende italiane e straniere. Non mancano poi le opportunità di studiare all'estero, di migliorare le proprie conoscenze linguistiche, di contare su servizi di orientamento destinati a future matricole, studenti e laureati, grazie all’attività portata avanti da Centri e Strutture di Ateneo.

L’analisi del numero di immatricolati ai Corsi di Laurea Triennali e Magistrali a ciclo unico evidenzia quanto questo dato sia progressivamente cresciuto nel corso dell’ultimo triennio, con una sostanziale stabilità per il solo anno accademico 2012/2013. Nello specifico, nell’anno in corso gli immatricolati sono pari a 1.424 (dato aggiornato al 14 aprile e presente nel report sui dati di Ateneo presentato nei giorni scorsi alla stampa), contro i 1.025 dell’anno accademico 2012/2013 e i 1.113 dell’anno precedente3. Il bacino di utenza dell’Università della Basilicata è rappresentato in gran parte dai diplomati appartenenti agli istituti secondari di secondo grado della Basilicata, a cui si aggiungono quelli provenienti da regioni limitrofe come Campania, Puglia e Calabria.

A fronte di questo dato, tuttavia, i numeri sulla mobilità territoriale degli studenti immatricolati, analizzati nel rapporto dell’Anvur del 2013, evidenziano che nell’Anno Accademico 2011/12 il 75,2% dei residenti in Basilicata ha scelto di studiare in un’altra regione mentre il flusso di studenti provenienti da altre regioni si è attestato al 20,2% degli immatricolati dell’Ateneo lucano. “Vorrei chiedere alla Regione - ha dichiarato Luciano Brindisi4, rappresentante Rsa della Uil Rua - di predisporre uno studio sulle motivazioni che portano gli studenti residenti in Basilicata e nelle regioni limitrofe a preferire altre università, anche quando il Corso di studi che vorrebbero frequentare è attivo anche nel nostro Ateneo”.

Nonostante i finanziamenti e nonostante l’incremento delle immatricolazioni, infatti, la migrazione dei giovani verso università del Centro e del Nord Italia è fattore che penalizza l’intera Basilicata. Una migrazione dovuta in parte ad un’offerta didattica che non sempre intercetta la richiesta di formazione delle giovani matricole, ma anche alla mancanza di servizi agli studenti - particolarmente carenti nella sede di Matera - e di un contesto territoriale scarsamente dinamico. In più, a penalizzare l’ateneo è la mancanza di infrastrutture, fattore che non rende né l’università né il territorio competitivi, a livello nazionale e internazionale, per studenti, docenti, imprese.

Come evidenzia Donato Fidanza5, rappresentante Rsu della Uil Rua, “il nostro è un piccolo Ateneo e come tale deve puntare su delle specificità, su un rapporto diretto docenti-studenti e su ambienti accoglienti e servizi che rendano il contesto universitario e cittadino adatto alle esigenze degli studenti.  E’ importante mirare alla sinergia con gli altri attori presenti sul territorio e far decollare al più presto il centro ricerche della Fiat che potrebbe risultare un tassello importante anche per l’occupazione intellettuale”.

A porre l’accento sui servizi da migliorare è anche Michele Lavella6, rappresentante degli studenti in Senato accademico, che in più sottolinea i traguardi a cui l’Ateneo potrebbe tendere rispetto alla sua offerta formativa, dalla riattivazione dei percorsi di studio in Lingue all’avvio del Corso Magistrale in Economia Aziendale, fino a una meta più ambiziosa come il Corso di studio in Medicina. Rispetto al polo materano e alla scommessa che rappresenta per il futuro, Anthony Rimoli7, rappresentante degli studenti in Consiglio di amministrazione, ha sottolineato come, nonostante il rallentamento dei lavori, la costruzione del nuovo campus dovrebbe concludersi tra circa quattro anni. “L’Ateneo scommetterà sempre di più su materie del settore umanistico e culturale - ha evidenziato - proprio per incrementare il numero degli iscritti e per mettere Matera in una posizione di rilievo in questi ambiti rispetto al contesto nazionale”.

Per quanto riguarda l’impegno relativo al diritto allo studio, il rettore, Mauro Fiorentino8, evidenzia “la sostanziale latitanza della Regione nei primi venti anni di operatività dell’ateneo, anche se negli ultimi tempi si è provato a recuperare con impegno maggiore sulle residenze universitarie attraverso il finanziamento di progetti sia a Potenza che a Matera”.

Rispetto ai Corsi attivi presso l’Ateneo, “quella di indirizzare l’offerta formativa negli ambiti più strettamente connessi con il territorio e con le richieste degli studenti - evidenzia Fiorentino - è una sfida reale. Tuttavia, oltre a rilevare tendenze contrastati tra quella locale - che punta a mantenere gli studenti nel nostro territorio - e quella nazionale - che invece premia la mobilità degli studenti - va preso atto della rigidità del sistema nazionale che prevede possibilità abbastanza alte di apportare delle modifiche all’interno dei Corsi di studio mentre invece risulta più difficoltoso chiuderne uno in favore di nuovi percorsi annessi ad altri settori disciplinari”.

Nonostante queste difficoltà, il parere degli studenti frequentanti rilevato dal Presidio di Qualità, struttura operativa dell’Ateneo che ha la funzione di garantire l’implementazione e il monitoraggio del Sistema della Qualità in materia di didattica e di ricerca, evidenzia una sostanziale soddisfazione rispetto all’organizzazione generale dei Corsi e degli insegnamenti. Il report relativo all’anno accademico 2011/20129, infatti, evidenzia come circa il 70% dei partecipanti abbia espresso un giudizio positivo sia per il carico di studio che per l'organizzazione delle lezioni. L’interesse complessivo per gli argomenti trattati nei singoli insegnamenti è piuttosto alto (89,62%) ed è positiva la valutazione relativa all’attività e al rapporto con i docenti mentre è ancora elevata la percentuale di coloro che ritengono le strutture messe a disposizione non sufficientemente adeguate o per niente adeguate.

Una riflessione a parte meritano, infine, le valutazioni dell’Università nelle classifiche che ogni anno vengono pubblicate da diverse testate e che spesso risultano discordanti tra loro in virtù di parametri di valutazione differenti. Nella classifica Censis degli atenei statali 2011/2012, ad esempio, l’Università della Basilicata si è posizionata al terzo posto della graduatoria dei piccoli atenei (dopo Camerino e Teramo) rispetto a parametri come servizi, strutture, borse e contributi, web e internazionalizzazione. Sempre nel 2012, invece, la pagella stilata dal Sole24Ore sulla base di 10 indicatori di qualità, vede l’Università lucana al 41esimo posto su 58 atenei statali analizzati.

Tale differenza di posizionamento trova fondamento, appunto, nella sostanziale diversità degli indicatori utilizzati. La classifica redatta dal Censis, ad esempio, valuta positivamente il basso rapporto tra docenti e studenti; viceversa, nella valutazione del Sole24Ore, che non utilizza una distinzione per categorie dimensionali degli atenei analizzati, un elevato rapporto tra docenti e studenti assume una valenza positiva in quanto sintomo di economicità gestionale. (Va. Col.)


Fonti:

1 - Tratto da: Rapporto sullo stato del sistema Universitario e della Ricerca 2013, Roma, Anvur, 2014
2 - Intervista realizzata il 27 marzo 2014
3 - Fonte G.I.S.S. – Gestione Informatizzata Segreterie Studenti, Unibas
4 - Intervista realizzata il 27 marzo 2014
5 - Intervista realizzata il 27 marzo 2014
6 - Intervista realizzata il 27 marzo 2014
7 - Intervista realizzata il 27 marzo 2014
8 - Intervista realizzata il 2 aprile 2014
9 - Fonte sito web di Ateneo, www.unibas.it – sezione Presidio della Qualità









Redazione Consiglio Informa

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