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Cannabis terapeutica in Basilicata: un atto di civiltà

06 agosto 2014

Mollica (Udc), promotore della legge approvata in Consiglio: “Non aggrava il bilancio sanitario. Ma è un’arma in più contro il dolore che spegne la volontà dei pazienti”. Produzione e costi i nodi da sciogliere. Nel mondo si allarga il fronte del sì

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(ACR) - Consentire l’uso terapeutico di farmaci cannabinoidi per combattere il dolore in alcune patologie, istituendo un osservatorio per monitorare l’utilizzo e l’efficacia di queste terapie. E’ quanto prevede la legge approvata all’unanimità a fine giugno dal Consiglio regionale su proposta di Francesco Mollica dell’Udc. La Basilicata è l’undicesima regione che si dota di una specifica normativa in materia. Il testo riprende in larga parte quello proposto due anni fa da Alfonso Ernesto Navazio, il cui iter consiliare fu bloccato dalla fine anticipata della legislatura. Ampio e articolato il dibattito che si è sviluppato in questi mesi con il sì definitivo della seconda e della quarta Commissione che ha preceduto l’approvazione definitiva in Aula.

Negli undici articoli, la legge 11 luglio 2014, n. 16, “Disposizioni in materia di utilizzo di farmaci cannabinoidi nell’ambito del Servizio sanitario regionale”, approvata in Aula il 27 giugno 2014 e pubblicata sul Bur del 14 luglio, non prevede oneri aggiuntivi per il bilancio regionale in quanto i fondi derivati dalla sua applicazione rientrano nella complessiva spesa farmaceutica.

Una normativa semplice che, attraverso l’articolo 1, garantisce l’impegno della Regione per l’utilizzo dei farmaci cannabinoidi e promuove con la successiva norma la cultura della lotta contro il dolore e il superamento dei pregiudizi sull’uso di farmaci per il trattamento della sofferenza. Gli articoli 4 e 5 dettano gli ambiti di applicazione. La somministrazione potrà avvenire negli ospedali, in ambito familiare e nelle strutture sanitarie accreditate nei limiti dei budget e con la prescrizione di uno specialista pur in presenza della ricetta del medico di base. In caso di decesso del malato o d’interruzione della terapia, la quantità di farmaco non utilizzata dovrà essere restituita entro sette giorni. Di attuazione si parla al punto 6 con la Giunta che entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge ne emana gli indirizzi procedurali e organizzativi tendenti ad assicurare omogeneità nell’organizzazione, a monitorare il consumo e ridurre al massimo i tempi di attesa. Nell’articolo 8 si citano i criteri valutativi. Entro il 31 dicembre di ogni anno, la Giunta presenterà una relazione al Consiglio regionale sullo stato di attuazione della legge. Nel futuro Osservatorio, novità unica nel panorama legislativo italiano, si parlerà del numero dei pazienti distinti per patologie, dell’efficacia delle cure e delle criticità emerse. Una sorta di agorà dove anche i medici potranno confrontarsi per eventuali modifiche nei trattamenti terapeutici. E dal Dipartimento “Politiche della Persona” della Regione fanno sapere che già entro l’inizio del prossimo anno potrebbe entrare in funzione. Attraverso l’articolo 9 s’impegna il governo lucano ad avviare la promozione di campagne di comunicazione e informazione.
Undici norme, asettiche ed essenziali, come le definisce Mollica, che fanno però della Basilicata “una regione all’avanguardia in quella lotta al dolore che rappresenta oggi una battaglia di civiltà che deve necessariamente entrare a far parte della nostra cultura e sensibilità”.

La vasta produzione scientifica cita spessissimo l’uso terapeutico dei cannabinoidi che, ad esempio, nei malati oncologici riduce i dosaggi di morfina, evitando fenomeni di assuefazione, combatte il glaucoma, ha proprietà nel controllo del dolore neuropatico associato alla sclerosi multipla. “Attraverso questa legge - continua Mollica - si vuole garantire ai cittadini un’arma in più contro il dolore e la sofferenza che più di altre cose spengono la volontà del paziente”.

Un atto di civiltà e progresso, si diceva. Che non è sfuggito agli altri consiglieri. Compatti in un sì convinto al testo normativo. In Aula non sono mancati i distinguo in merito essenzialmente alla produzione e al costo dei farmaci. Se Mollica ha posto l’accento sul fatto che in Italia nessuno li produce, Michele Napoli del Pdl - Forza Italia ha puntato il dito sui lunghi tempi di attesa “per un farmaco, il Sativex costretto a fare il giro del mondo prima di approdare alla farmacia richiedente e sul suo elevato costo che potrebbe incidere sulla spesa sanitaria regionale. In questo caso - ha sottolineato l’esponente di opposizione – occorrerà acquisire la disponibilità dei centri preposti alla produzione di questi farmaci, per evitare che i costi elevatissimi gravino esclusivamente sul sistema sanitario regionale a cui dovremmo far fronte, in caso di deficit attraverso l'utilizzo delle royalties”.

Dal dibattito in Aula che nel nostro Paese esistono due strutture che stanno sperimentando i medicinali su alcune patologie: il Centro di ricerca per colture industriali di Rovigo e lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze che può già produrlo avendone l’autorizzazione. “Non resta che attendere la direttiva del ministero della Salute, forse di concerto con altri dicasteri - ha concluso Mollica - per dare il via a una nuova fase di progresso e civiltà”. Intanto “a noi consiglieri assieme al governo regionale, alle strutture sanitarie, ai medici, spetta il compito di superare quello che il nuovo e l’incognito portano con sé. Credo che la Basilicata - ha concluso in Aula il consigliere del Pd, Roberto Cifarelli - abbia saputo prendere il meglio che fino a questo momento è stato espresso da altre regioni e andare oltre”.

Per il presidente della quarta Commissione, Luigi Bradascio, “l’approvazione di questa legge sarà anche il primo passo per richiamare l’attenzione della società lucana verso alcuni problemi che per troppo tempo sono stati rimandati; faccio riferimento al testamento biologico, a una discussione sull'eutanasia, a una discussione sull'accanimento terapeutico. Sono argomenti dolorosi, tremendi, terribili, ma la classe medica, la società lucana, non può più stare lontano da questi argomenti e io penso che questo Consiglio non si sottrarrà”.


Sì all’uso terapeutico, il mondo si compatta


Un fronte trasversale. Che supera le antiche barriere politiche e coloniali. Dal Sud America agli Stati Uniti. Dal Nord Europa al bacino del Mediterraneo. Ai vecchi Paesi del blocco sovietico. Si allarga il numero delle nazioni che permette l’uso farmacologico della cannabis.                                                                                

Negli Usa, dopo anni di sforzi e battaglie sociali al fianco dei diritti dei pazienti, si è raggiunta una vittoria senza precedenti. Oltre ogni più rosea aspettativa. Il Congresso con 219 voti favorevoli (49 repubblicani) e 189 contrari, ha approvato qualche mese fa un provvedimento che impedisce all’Amministrazione per il controllo delle droghe (Dea) di interferire con leggi statali sull’utilizzo della cannabis terapeutica ormai legale in 23 Stati. L’ultimo sì quello di New York mentre altri si preparano ad approvare normative che vanno in questa direzione. A Berkeley, addirittura, si è andati oltre. Il Consiglio comunale della città californiana ha varato l’otto luglio una legge che offre la cannabis gratuita ai pazienti che non possono permettersi di acquistarla. L’obiettivo è la parità di accesso al trattamento terapeutico.

Il vecchio continente sembra seguire l’esempio americano. Dai più liberali Paesi del Nord Europa alle democrazie mediterranee, alle Nazioni dell’est. In Slovenia, Romania, ma anche Belgio, Svizzera, Repubblica Ceca, Francia, Spagna e Germania, dove i malati cronici e gli indigenti possono anche coltivarla in casa, è un coro di sì. E solo per citare gli ultimi casi.

In Italia la situazione è un po’ diversa. Dal 2006 è in vigore una legge nazionale che permette la cura con farmaci cannabinoidi laddove ci sia la necessità. Nel marzo scorso è stata presentata una nuova proposta “per garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute e alla libera scelta della terapia, tanto più in casi di gravi patologie e per facilitare e disciplinare l’utilizzo di farmaci contenenti derivati, naturali e sintetici, della cannabis indica a fini terapeutici nell’ambito del Servizio sanitario nazionale”. La proposta di legge riprende la norma della Regione Toscana che per prima in Italia si è dotata di un’apposita normativa. Da allora altre dieci ne hanno seguito l’esempio: Liguria, Veneto, Friuli, Marche, Puglia, Abruzzo, Sicilia, Sardegna, Basilicata ed Emilia Romagna. In dirittura d’arrivo anche la Calabria.


Produzione, la matassa da sbrogliare


L’importazione del medicinale, oltre al costo elevato e ai lunghi tempi di attesa, è il nodo centrale che ancora oggi non consente a molti pazienti di avere accesso ai farmaci. In Italia esistono due strutture pubbliche, all’avanguardia nel settore, il Centro di ricerca per le colture industriali di Rovigo (Cra) e lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, che potrebbero assolvere questo compito. La politica s’interroga e da parte del ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin c’è stata una prima apertura tanto che, assieme alla collega alla Difesa, Roberta Pinotti, sta lavorando all’ipotesi di investire nella lavorazione dei medicinali cannabinoidi. Il Cra, tra l’altro, già ne produce alcune varietà e, prima di distruggerle come prevede la legge, ne studia i principi attivi. Lo stabilimento toscano, invece, realizza prodotti di altissima qualità non solo per uso militare, ma anche per il mercato civile e le grandi emergenze. Di recente si è anche dotato di un’autorizzazione all’acquisto, impiego e distribuzioni di sostanze psicotrope, valida fino al maggio del prossimo anno. Sempre sul fronte politico, c’è da registrare nei giorni scorsi la risoluzione depositata in Commissione Affari Sociali da Paolo Bernini del Movimento 5 Stelle per avviare al più presto la produzione di cannabis terapeutica proprio nella struttura fiorentina.                          

In attesa di risposte romane, intanto, la Puglia non perde tempo. Il Consiglio regionale ha appena approvato all’unanimità la legge che permette l’avvio di progetti pilota per la realizzazione dei medicinali in collaborazione con il centro militare o con altre strutture autorizzate. Con la produzione locale si potrà arrivare a un prezzo di 1,55 euro al grammo a fronte degli attuali quaranta. D’accordo il ministero che ha concesso le autorizzazioni alla casa farmaceutica pugliese Farmalabor. La Giunta, poi, entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge, verificherà la possibilità di centralizzare acquisti, stoccaggio e distribuzione alle farmacie ospedaliere abilitate. Mentre si valuta anche l’ipotesi di realizzare una struttura all’interno del parco Reuccio.

Su questo fronte il resto del mondo certo non resta a guardare tanto che, nello stato dell’Ontario, in Canada, sta per entrare in produzione il più grande centro di coltivazione legale da 590 tonnellate l’anno, con 50 differenti varietà per un incasso teorico di 5 milioni di dollari a fronte di un investimento operato dalla Cen Biotech di 20. Gli ospedali, i medici e i pazienti entro breve tempo potranno ordinare il medicinale direttamente sul sito. Con la fabbricazione di stato, però, scompare in Canada la possibilità della coltivazione in “famiglia” per scopi terapeutici.


La scienza resta divisa: studi e patologie
                                                 
   
Emozione, sopportazione del dolore, biochimica, pensiero, comportamento, cultura. I vertici entro cui individuare le potenzialità e i rischi della cannabis sulla psiche e sulla salute. Lunga è la bibliografia scientifica tra le due opposte “fazioni”, ma il motivo per cui fino ad oggi i principi attivi della cannabis non sono stati sfruttati appieno, appare principalmente culturale. Dei vari effetti benefici per una vasta serie di patologie, esistono prove mediche. La cannabis è, infatti, un farmaco, nella sua duplice accezione di medicamento/veleno (dal greco phàrmakon) e non una medicina alternativa le cui proprietà curative sono note da migliaia di anni, in particolare in Asia, luogo originario della pianta.                                                                       

Qualità del sonno, spasmi e spasticità, irrigidimento muscolare, tremore, disturbi urinari, riduzione di nausea e vomito in pazienti sottoposti a chemioterapia e una generale diminuzione di cellule tumorali. Lungo l’elenco di disfunzioni su cui la cannabis sembra produrre effetti positivi anche a livello cerebrale. Dal disturbo post traumatico da stress nei veterani di guerra con un netto calo di suicidi agli effetti positivi su pazienti affetti dalla Lyme e da altre patologie neurologiche. Nuove ricerche hanno anche mostrato che la marijuana terapeutica può far diminuire le crisi e alleviare i sintomi dell’epilessia e della sindrome di Tourette. Appare efficace anche nel trattamento del glaucoma con un effetto che, rispetto agli altri farmaci, si mantiene costante nel tempo. E’ in grado di curare pazienti malati di Hiv e Aids, così come rallenta il progredire dell’Alzheimer migliorando l’umore e le capacità di comunicazione. Influssi positivi anche sulla depressione. Non da ultimo agisce in modo concreto sulla Sclerosi  multipla limitando la capacità delle molecole di raggiungere e danneggiare cervello e midollo spinale. Per tutte queste patologie si usa il Savitex, un modulatore del sistema endocannabinoide composto dai due principi attivi Thc e Cbd, somministrato come spray che permette un dosaggio flessibile.      

Il fronte del no all’uso terapeutico della cannabis resta però sempre forte. Sotto accusa le reazioni negative sul sistema centrale nervoso dove il Thc, permanendo per circa quattro ore, gioca un ruolo fondamentale su memoria, percezione del tempo e appetito agendo sull’ippocampo, la zona del cervello che controlla il pensiero.


L’uso della cannabis terapeutica tra passato e futuro

                            
Dall’imperatore Shen Nong a Plinio il Vecchio. Le proprietà mediche e terapeutiche della cannabis sono note da migliaia di anni, sfruttate in India, Cina e nell’intera Asia. Annoverata tra le cinquanta erbe mediche fondamentali, è prescritta per il trattamento di diversi sintomi. Il primo a includere i benefici legati all’uso della marijuana in un trattato scientifico è proprio Shen nel 2737 a.C. Tra il II e il I secolo a.C., le migrazioni delle tribù nomadi dell’Asia Centrale ne favoriscono la diffusione nel bacino del Mediterraneo e in Medio Oriente. In Europa nel I secolo d.C., Dioscoride la raccomanda per mal d’orecchi, edemi, itterizia, Plinio il Vecchio ne consiglia l’uso per curare emicrania e costipazione, Galeno la cita come rimedio contro le flatulenze.

Nella prima parte del Medioevo la pianta continua a essere usata a scopo mistico e terapeutico, ma la “civilizzazione” delle culture pagane, ne condiziona la progressiva scomparsa. L’inquisizione del XII secolo, si scaglia contro l’uso della cannabis, ma i viaggiatori di ritorno da Africa e Asia la reintroducono in Europa e nel 1621 l’inglese Robert Burton, in “The Anatomy of Melancholy”, la consiglia per il trattamento della depressione.

Ma bisogna attendere l’inizio dell’Ottocento per vedere la nascita di un vero interesse scientifico con il dottor W. B. O’Shaughnessey che la definisce “il perfetto rimedio anticonvulsivo”. Poco prima della Seconda guerra mondiale, tanto in Europa che in America, la cannabis è bandita come farmaco e bisogna aspettare gli anni ’70 per una sua rivalutazione.

Oggi i moderni metodi d’indagine scientifica hanno permesso di convalidare gli effetti terapeutici scoperti in passato, trovandone di nuovi tanto da ridestare l’attenzione in molti Paesi. Il futuro della ricerca sarà incentrato sul sistema endocannabinoide o sui cannabinoidi incapsulati in nano particelle per avere il massimo controllo sulla somministrazione. (M. B.)


Fonti:

Legge Regionale 11 luglio 2014, n. 16 - “Disposizioni in materia di utilizzo di farmaci cannabinoidi nell’ambito del Servizio Sanitario Regionale (S.S.R.)”, approvata in Aula il 27 giugno 2014
http://www.consiglio.basilicata.it/consiglionew/site/Consiglio/detail.jsp?sec=107173&otype=1150&id=825491&anno=2014

Dibattito in Consiglio regionale  - 27 giugno 2014
http://www.consiglio.basilicata.it/consiglionew/site/Consiglio/detail.jsp?sec=100052&otype=1115&id=800383

Dipartimento Politiche della Persona della Regione Basilicata

www.cannabisterapeutica.it

www.cannabisterapeutica.info

www.medicalcannabis.it

www.associazionelucacoscioni.it

www.repubblica.it/argomenti/cannabisterapeutica
Una legge per produrre in Puglia la cannabis a fini terapeutici, 20 marzo 2014
Usa, nuove linee guida: la cannabis combatte i sintomi della sclerosi multipla, 24 marzo 2014
Regione, sì a farmaci a base di cannabis, 15 luglio 2014
La cannabis terapeutica made in Puglia è legge, 22 luglio 2014

www.corriere.it/cronache/14marzo
Cannabis ad uso terapeutico, ok del governo alla legge abruzzese, 14 marzo 2014

www.ilfattoquotidiano.it
Cannabis terapeutica, approvata la legge anche in Emilia Romagna, 16 luglio

www.unità.it
Cannabis terapeutica, ecco perché è una beffa, 31 marzo 2014

www.lastampa.it/italia
Svolta sulla cannabis terapeutica: ricetta anche dai medici di base, 7 marzo 2014

www.farmaciaassarotti.it
Cannabid terapeutica, documentazione esplicativa a uso informativo con divieto di e-commerce

www.usomedico.it
Cannabis terapeutica, come ottenere i farmaci
Olio di cannabis, una medicina a portata di tutti

http://sito.entecra.it/portale/cra_ricerca.php  
G. Grassi - “La cannabis terapeutica: droga da rivalutare” - XIII Congresso di fitoterapia (2007)

Redazione Consiglio Informa

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