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Società partecipate dalla Regione, Fi: aprirsi al mercato
24 febbraio 2015, 13:56
Nel corso di una conferenza stampa illustrati dai consiglieri del gruppo consiliare di Forza Italia le proposte per "una nuova governance del settore al fine di evitare spreco ed inefficienza"
(ACR) - Presentato dai consiglieri regionali Napoli e Castelluccio il “dossier Enti-aziende partecipati dalla Regione”. Napoli ha esordito spiegando che il presupposto dell’incontro di oggi con la stampa è il provvedimento in discussione in Consiglio regionale riguardante la “Riorganizzazione dell’attività amministrativa dell’Alsia” che consente di spaziare sulla situazione degli altri enti e aziende partecipati dalla Regione. “L’obiettivo - ha detto - è quello di disboscare la giungla delle partecipazioni pubbliche, razionalizzare i costi delle società partecipate, interrompere i flussi finanziari tra Regione ed enti strumentali. Queste – ha precisato – le ‘parole d’ordine’ che devono accompagnare il dibattito politico sul variegato universo della miriade di enti e società partecipate e/ strumentali”.
“Nate per fornire servizi essenziali ai cittadini o per conferire maggiore efficacia ai servizi di competenza regionale – ha affermato il consigliere - sono diventate dei veri e propri ‘postifici’ e, in alcuni casi, una mera scappatoia finanziaria per non dover registrare perdite di bilancio. In Basilicata siamo messi peggio rispetto al resto del Paese. La Corte dei Conti rileva che le ‘partecipate lucane’ hanno debiti per complessivi 180 milioni di euro, un patrimonio stimato in 20 milioni di euro ed un rapporto debito/patrimonio all’8,95 rispetto alla media nazionale dell’1,45 per cento. Nelle partecipate lucane a totale proprietà pubblica – ha continuato Napoli – il costo del personale incide sul costo di produzione per il 57 per cento rispetto al 37 per cento della media nazionale, mentre il concorso finanziario regionale alle spese di gestione degli enti sub-regionali (Ardsu, Arpab, Arbea, Alsia, Ente Parco Gallipoli Cognato ed Ente Parco archeologico delle chiese rupestri del materano) per l’esercizio finanziario 2013, è stato pari a 22 milioni di euro e 330.000 euro. Quanto al costo medio annuale per ciascuna unità di personale delle società partecipate lucane, lo stesso è pari a 45.454 euro, mentre nelle altre Regioni il costo medio annuale dei dipendenti delle partecipate è di 42.983 euro”.
Tornando all’Alsia, Napoli ha fatto presente che “l’ultimo bilancio dell’agenzia, relativo all’annualità 2013, si è chiuso con un disavanzo di circa 121.103 euro. Come può, quindi, la Regione Basilicata partecipare al processo di contenimento della spesa pubblica? E ancora, come può ridimensionare la spesa ed il suo intervento con riferimento a quei servizi e a quelle funzioni demandate alle società partecipate? L’idea – ha sottolineato il capogruppo di Forza Italia – è quella di ‘aprirsi al mercato’, erogando i servizi in regime di libera concorrenza, idea espressa dalla legislazione statale, con la previsione della dismissione delle partecipazioni pubbliche e la collocazione delle stesse sul mercato. Per quanto concerne l’Alsia, se lo scopo della nuova proroga del commissariamento che dura ormai da ben 8 anni a far data dal 2006, è di cambiare la denominazione dell’ente, di internalizzare il servizio, di spostare tout court i dipendenti nel ‘ruolo unico regionale’, senza distinzione alcuna tra quelli che sono realmente funzionali alla mission dell’ente che è quella della innovazione e ricerca in agricoltura e quelli che hanno competenze di tutt’altro tipo, saremmo al cospetto di una riforma di facciata”.
“La governance del settore – ha detto Castelluccio – ha portato la Basilicata, nella classifica della competitività tra le regioni d’Europa, elaborata dalla Commissione europea, al 227° posto su 263 regioni d’Europa prese in esame. Per quel che concerne il grado di innovazione, siamo stabilmente confinati tra le regioni denominate ‘moderate innovator’. La chiusura di ‘Metapontum Agrobios’ che faceva registrare perdite eccessive per una gestione ed organizzazione, evidentemente, sbagliate e la vicenda Alsia che non riesce a fare quello che potenzialmente è in grado di fare, ne spiegano bene i motivi. Dal 2010 il numero delle nostre aziende agricole è diminuito del 30 per cento con punte del 50 nella zona della Val d’agri, a testimonianza dell’oggettiva difficoltà delle stesse a reggere la sfida della competitività sui mercati internazionali. Il letargo dell’Alsia – ha affermato Castelluccio – è stato un male enorme per il settore agricolo. C’è da chiedersi cosa si è fatto per 20 anni se non restringere pesantemente i margini di azione delle forze economiche, dimenticando del tutto la funzione di assistenza, oltre alla attenzione dovuta nelle fasi di produzione e commercializzazione. A questo si aggiunge la mancanza totale di visibilità dell’Assessorato regionale, anche con la mancata esplicitazione della programmazione del Distretto agroalimentare del metapontino. Agganciare, pertanto, l’Alsia alla programmazione europea 2014/2020 appare l’unica soluzione adeguata, con la partecipazione attiva all’Expo 2015”.
“E’ chiaro – a parere di Napoli – che una riforma reale dell’Alsia deve avere per presupposto la revisione delle piante organiche e dei profili professionali dei dipendenti. Solo così si potrà comprendere quanti di essi sono in grado di fare innovazione e ricerca e quanti, invece, hanno qualifiche incompatibili con le finalità dell’ente. Se davvero si vuole riscrivere l’agenda politica e badare seriamente alla al tema della crescita, si deve procedere partendo dalla necessità di finanziare la ricerca e l’innovazione. Più scienziati e meno amministrativi per un’Alsia che possa diventare strategica per le prospettive di sviluppo e per attivare laboratori di ricerca e sperimentazione. Innovazione e ricerca applicata: questa la sfida da vincere nei prossimi anni. Fare gemellaggi con imprenditori appartenenti ad aree del Paese più virtuose, accendere l’Erasmus per gli imprenditori per un confronto tra sistemi agricoli che porti a nuove conoscenze del ciclo produttivo, favorendo la partecipazione al dibattito scientifico internazionale. Dimenticando il ‘ristoro’ per i danni del maltempo che arriva dopo 10 anni, creare una rete di rapporti con l’Università e i Centri di ricerca per rendere protagonista l’intero contesto territoriale”.
Napoli non ha mancato di sottolineare che “nel disegno di legge di riorganizzazione dell’Alsia sono presenti elementi di oggettiva positività, quali il ‘Servizio Agrometeorologico Lucano’, vale a dire una rete di monitoraggio delle condizioni ambientali per la prevenzione dei possibili danni derivanti alle colture dalla proliferazione dei parassiti, ma anche degli effetti nefasti derivanti dai fenomeni atmosferici. La sfida non è rincorrere affannosamente gli eventi, ma prevenirli. Non potrà mai bastare una legge per cambiare i termini dei problemi quotidiani. Le politiche di settore non sono sufficienti e occorre agire con forza sul contesto, con una visione chiara e la comprensione puntuale dei punti di forza e di debolezza”.
L’ultima considerazione riguarda “l’importanza di una strategia complessiva che deve poter contare su un quadro di continuità, di coerenza, di sostegno tra una molteplicità di azioni. Per la nuova Alsia – ha concluso Napoli – occorreranno tre cose: innovazione, capitale umano e merito, coesione sociale e mobilità tra generazioni. Così si vince la sfida della competizione”.