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Caratteri storico-politici della Shoah, disamina a Venosa

31 gennaio 2017, 12:51

Il portavoce in Italia del Congresso mondiale ebraico, Perugia, e lo storico Causo hanno rievocato il contesto e i fatti. Puntuali le riflessioni degli studenti sui valori di democrazia, pace, liberta e tolleranza

© 2013 - Un momento dell'intermezzo musicale

© 2013 - Un momento dell'intermezzo musicale

(ACR) - “La Shoah è un tentativo di sterminio, quasi riuscito, unico nella Storia”.  Così Fabio Perugia, portavoce in Italia  del Congresso mondiale ebraico (World Jewish Congress), nel rivolgersi alla platea di studenti e rappresentanti istituzionali presenti alla manifestazione “Giorno della memoria 2017”, organizzata dal Consiglio regionale della Basilicata.

“Gli ebrei cittadini d'Europa - ha affermato Perugia - sono stati perseguitati con la menzogna che fossero di una razza inferiore, geneticamente diversi, genericamente infetti e dunque eliminabili per il bene di una razza superiore. Come la Germania, che ha ricoperto il ruolo principale in quella macchina dell’orrore, anche gli italiani hanno avuto importanti responsabilità. Escludendo singoli casi che raccontano salvataggi e atti eroici in tempi di regime, purtroppo la stragrande maggioranza della popolazione ha permesso che il nazismo in Italia deportasse alcune migliaia di cittadini italiani già umiliati e braccati dai fascisti”. “La Shoah - ha concluso Perugia - non è un orrore nato dal nulla. Il campo di sterminio di Auschwitz Birkenau è solo l'ultima tappa nella disumanizzazione della nostra società. In Italia, non in Germania ma in Italia, il fattore che più ha contribuito a consegnare gli ebrei italiani alle camere a gas è stata l'indifferenza. Da questo bisogna ripartire per far sì che il ‘Giorno della Memoria’ ricordi, purtroppo, la Shoah come un unicum nella storia e non come il primo di tanti unici stermini”.

“Nel corso degli studi effettuati nella mia attività presso l’istituto di Paleontologia dell’università ‘La Sapienza’ di Roma – ha spiegato lo storico Luigi Causo - ho potuto registrare, e sono stato sorpreso, i particolari rapporti di pacifica convivenza tra la popolazione di Venosa e la comunità ebraica. Le magnifiche ricerche di Tacito, ma soprattutto quelle di Giuseppe Flavio, non parlano di vera e propria accoglienza né di integrazione (tema questo attualissimo) ma di interazione. All’epoca della deportazione di cinquemila prigionieri in Puglia e in Basilicata la comunità ebraica del territorio venosino si inserì pacificamente e velocemente nel costume locale e si sviluppò grazie soprattutto alla presenza attiva e produttiva nelle manifatture laniere e nella lavorazione delle pelli”.
Ma ciò che più di tutto ha rapito l’attenzione della platea sono state le riflessioni su un tema quanto mai attuale: quello dell’accoglienza. “La storia – ha detto – non serve ad evitare gli errori del passato e il presente ne è testimone. Non ci facciamo illusioni sulla funzione di ammaestramento del vissuto dell’umanità. In questi giorni si stanno erigendo muri e forte è il dibattito su accoglienza sì,  accoglienza no. Occorre puntare l’attenzione sulla banalità del male perché gli autori delle tante atrocità perpetrate nel corso dei secoli non sono degli alieni”. Causo ha, poi, invitato gli studenti a studiare, conoscere e “a documentarsi con uno spirito di apertura verso l’accoglienza e l’integrazione”.

Diversi gli spunti di riflessione offerti agli studenti presenti provenienti dagli istituti scolastici “Battaglini” e “Quinto Orazio Flacco” di Venosa e  “Da Vinci”, “Nitti” e “Pasolini” di Potenza. Dopo la lettura e il commento della poesia di Mario Senatore tratta dal libro “Gocce di Cielo” interpretata dalla docente dell’Iis “Nitti”, Nicoletta Descisciolo, e la canzone “Ricordo” di Alessio Pacifico dell’Iis “Gasparrini” di Melfi, gli studenti hanno posto una serie di interessanti quesiti ai due relatori.

Dalle tematiche attuali inerenti le problematiche relative all’immigrazione (come si conciliano l’integrazione e l’accoglienza con l’apertura in tutta Italia di nuovi Cie, centri di identificazione ed espulsione; la pericolosità del pregiudizio e del razzismo; l’influenza di posizioni populiste che identificano come nemici coloro che fuggono dalla guerra); la tendenza di alcuni a sminuire la veridicità storica della Shoah; a riflessioni più filosofiche (da Levinas che interpreta il male assoluto di Auschwitz come frutto della incapacità di aprirsi all’altro, di “mettersi nella pelle dell’altro” a Jonas che ci parla di Dio inteso come buono, comprensivo e comprensibile,nei limiti delle facoltà umane , ma non onnipotente che lascia all'uomo la possibilità di scegliere a Buber che parla di “eclissi di Dio”, cioè il male che deriva dalla chiusura in se stessi e dall’assenza di rapporti autentici con gli altri e invita a riscoprire l’altro) a considerazioni di ordine storico-politiche (per Hannah Arendt il nazismo, così come gli altri regimi totalitari del ’900, ha avuto il consenso della popolazione, intesa come una massa grigia, senza coscienza politica. Ed è proprio il venir meno della dimensione politica e l’assenza del pensiero a essere all’origine della “banalità del male”, trasformando uomini normali  in individui capaci delle più disumane atrocità).

I lavori dedicati al tema  “Custodire la Memoria – Raccontare la Memoria” sono stati condotti dal giornalista parlamentare Raffaele Garramone.  All’evento hanno partecipato diverse autorità civili, militari e religiose. Presenti i consiglieri regionali Carmine Miranda Castelgrande, Roberto Cifarelli e Mario Polese e il direttore del Polo museale della Basilicata, Marta Ragozzino. Un messaggio di plauso per la manifestazione è stato inviato dal presidente del Senato, Pietro Grasso e dalla presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini.


rn

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