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Rapporto Svimez, Quarto: cifre negative e poco incoraggianti
06 agosto 2019, 16:12
Il consigliere regionale di Basilicata positiva nel commentare i dati del Rapporto Svimez 2019, sottolinea che “emerge all’attenzione di tutti, purtroppo non è una novità, la disastrosa condizione economica del Meridione"
(ACR) - “Il Meridione vive una situazione drammatica, la rinascita economica và accompagnata da una evoluzione etico-culturale”.
Lo ha dichiarato il presidente della terza Commissione consiliare permanente "Attività produttive, territorio e ambiente", Piergiorgio Quarto, commentando i dati del rapporto Svimez 2019 “caratterizzati da cifre negative e poco incoraggianti”.
“Emerge all’attenzione di tutti, purtroppo non è una novità, la disastrosa condizione economica del Meridione. Troppo semplicistico e riduttivo – afferma Quarto - partecipare alla querelle su quale schieramento politico sia più o meno colpevole del disastro o sull’opportunità di addebitare il tutto a concause partecipative di presunte congiunture economiche. A mio parere – sottolinea - l’analisi compiuta del degrado dell’economia meridionale non può prescindere da una constatazione ovvia, ma ineccepibile: la perdita dei valori, l’inesistenza degli stessi, la scomparsa dei punti di riferimento nella società odierna”.
“Mi spiego: la politica di un tempo – continua Quarto - costruiva le fondamenta su personaggi di grande spessore morale che ponevano al primo posto il bene del Paese, la sua evoluzione sociale ancorata ad ideali incardinati in programmi seri, il tutto attraverso un percorso condiviso, partecipato, vissuto ma, soprattutto, credibile. Parole, concetti come ‘strategia’, ‘aspettativa’, ‘visione globale’, ‘cavalli di battaglia’ degli economisti odierni suscitavano poco consenso, il glossario giornaliero dei tempi si improntava sul benessere collettivo, su un’idea di sviluppo culturale aperta a tutte le classi sociali. Il progetto etico trovava concreta attuazione anche nella dignità, nella personalità, nel lavoro di alcune figure fulcro dei valori del vivere quotidiano di tutti noi. Basti pensare come esempio al maestro delle scuole elementari che, soprattutto, nelle piccole comunità cittadine costituiva un personaggio di spessore, la cui moralità e capacità relazionale costituiva il paradigma inequivocabile dei valori sociali e di come gli stessi andavano vissuti e rispettati nella vita di tutti i giorni. Oggi le scuole, complici riforme e normative di settore approvate dagli ultimi esecutivi rappresentano il fallimento in questo Paese della programmazione giovanile e della poca e cattiva attenzione riservata dalla politica alle nuove generazioni. Nulla è stato fatto per porre argini immediati alla dispersione scolastica, occorreva stanziare risorse certe per ridare speranza nel futuro a chi il futuro ha diritto di viverlo. Un appello dovuto al risveglio culturale per i nostri giovani che, pur con elevati tassi di scolarizzazione, sono costretti ad emigrare per realizzare quelli che il tempo trasforma in sogni, ossia la realizzazione di prospettive di lavoro adeguate ai sacrifici e agli investimenti economici delle famiglie”.
“Dispiace constatare – sostiene il Presidente della terza Commissione - che solo oggi qualcuno prende atto che due milioni di meridionali sono spariti, scomparsi nel nulla, costretti all’ abbandono delle loro terre di origine, un distacco doloroso e perdurante nel tempo. Parlare, poi, di desertificazione sociale significa ignorare i risultati di politiche locali sommarie e approssimative che hanno prodotto il totale abbandono dei territori, da decenni lasciati al loro amaro destino”.
Per Quarto “il divario Nord - Sud persiste e si accresce in particolar modo nella qualità dei servizi, laddove la differenziazione appare strutturale, è il frutto di strumenti organizzativi, vedi quelli in dotazione alle Regioni settentrionali, consoni alle esigenze dell’ utenza e, soprattutto, scevri dai ripetuti condizionamenti della criminalità organizzata, ormai al potere in vaste aree dell’Italia meridionale. La Basilicata, da par suo, rappresenta un unicum nel panorama europeo, il paradosso dell’incomprensione, ricca infatti di materie prime acqua, petrolio, favorita dal turismo produce un reddito pro capite superiore solo a quello della Calabria, frutto delle precedenti politiche regionali”.
“Altra carenza strutturale importante – fa notare Quarto - è quella atavica delle infrastrutture, indispensabili per poter avviare in tempi brevi un programma di sviluppo sostenibile che arrivi ad interessare più regioni. I settori cardine della nostra economia regionale: agricoltura , turismo, industria, con quel poco che resta del polo del salotto, per poter riacquistare competitività, necessitano di infrastrutture viarie e ferrate moderne, in grado di abbattere drasticamente i tempi di percorrenza delle merci per raggiungere celermente i mercati europei e non. Il sistema burocratizzato, poi, attanaglia le capacità di sviluppo con una molteplicità di orpelli e lacciuoli, frutto di una Pubblica amministrazione lenta, pachidermica in alcuni suoi aspetti, in perenne attesa di una riforma prospettata da anni ma mai realizzata. Nel resto d’Europa, invece, la Spagna, la Francia, la stessa Gran Bretagna – evidenzia Quarto - hanno investito da anni in nuove assunzioni e vedono, nella Pubblica amministrazione, lo strumento, volano per lo sviluppo dell’economia nazionale. In Italia, invece, il lavoro pubblico continua ad essere considerato con il suo apparato un peso, un inutile costo da sopportare in danno dei bilanci statali”.
“Le continue battaglie mediatiche contro i dipendenti – aggiunge Quarto - perdono di vista l’obiettivo di fornire le amministrazioni di indicatori efficienti in grado di valutare la performance e, quindi, la qualità e l’efficienza dei servizi offerti ai cittadini. Queste alcune prioritarie considerazioni ispirate dal rapporto Svimez 2019. Non dimentichiamo, poi, che la politica di matrice regionale dei tempi andati non è riuscita ad esorbitare da iniziative di quartiere, dove piace criticare ‘il torpore della nuova Giunta’, ancorandosi a valutazioni di parte, ispirate al colore delle coalizioni e non alle reali problematiche affrontate e risolte. Un modus operandi, questo, che non può essere affatto prodromico per un futuro patto politico trasversale di valenza culturale, come magari preannunciato da qualcuno dell’attuale opposizione regionale”.
“In conclusione - sottolinea Quarto - la prospettiva per i cittadini lucani, pienamente convinti a dare un calcio alle politiche clientelari del recente passato, è quella di aprirsi ad un orizzonte diverso, ad un nuovo cammino, ad un percorso irto di difficoltà. Occorre, però, essere fiduciosi che il voltare pagina contribuirà a creare un sistema economico regionale diverso con nuovi valori etici e culturali”.