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Trattativa Total, Cifarelli: aprire una nuova fase
12 settembre 2019, 13:19
Per il capogruppo del Pd “possiamo decidere di guardare esclusivamente al presente e contrattare qualche regalia oppure considerare le nostre risorse una leva per la crescita sociale ed economica di una terra generosa e laboriosa”
(ACR) - “Seguiamo con grande attenzione l’evolversi della trattativa tra governo regionale e Total finalizzata a stabilire nuove relazioni tra la compagnia petrolifera francese e la Basilicata. Non v’è dubbio che in questi anni, da quando in Basilicata sono iniziate le coltivazioni dei giacimenti, molte cose siano cambiate. In particolare è cambiata la sensibilità e la percezione dei cittadini su questo tema. Alla fine degli anni ’90 del secolo scorso molta parte delle aspettative sullo sviluppo della regione erano state poste proprio su questo tema”.
E’ quanto afferma il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Roberto Cifarelli che aggiunge: “Si attendevano sviluppo ed occupazione. Oggi, i 1800 occupati in Val d’Agri ed i 600 previsti per il sito Tempa Rossa possiamo considerarli solo come un primo approdo rispetto alla necessità della implementazione di una serie di politiche attive per il lavoro il cui punto di caduta deve rimanere la crescita territoriale. In un momento difficile per la nostra regione, quello in corrispondenza della grande crisi economica degli anni 2007/2017, e nel periodo di stretta sui conti pubblici e di tagli alla spesa in cui anche la regione Basilicata è incappata, le royalties sono state spesso, gioco forza, utilizzate come sostitutive dei fondi ordinari e grazie a quel gettito la Basilicata ha potuto garantire continuità in servizi essenziali quali la sanità, la forestazione, l’università, la cultura ed ha effettuato quelle misure di sostegno alle imprese che, insieme ai fondi comunitari, hanno fatto sì che la Basilicata fosse tra le regioni del sud quella che meglio ha reagito alla crisi per occupazione e pil”.
“In questo stesso periodo – continua - senza volersi nascondere dietro un dito, alcune cose non hanno funzionato come avrebbero dovuto. In particolare Arpab non è stata per lungo tempo all’altezza del compito. L’agenzia lucana per l’ambiente, come gli stessi uffici regionali, hanno dovuto trattare un argomento (petrolio) senza avere un background alle spalle ed il know-how adeguati per un confronto alla pari con i colossi mondiali del settore. Ciò ha determinato quel mix di insicurezza nella comunità che con il passare del tempo si è trasformata in scetticismo e, al referendum del 17 aprile 2016, pur su un quesito diverso ma sullo stesso argomento, si è manifestata a maggioranza assoluta degli elettori in contrarietà alle estrazioni”.
“E’ necessario dunque aprire una nuova fase. Ad onor del vero – dice Cifarelli - avevamo già inaugurato la nuova stagione nella scorsa legislatura allorquando avviammo, insieme al collega Pietrantuono, le trattative con Total in vista dell’avvio delle prove di esercizio su Tempa Rossa, ed in questa legislatura abbiamo provato ad indicare la corretta via facendo approvare al Consiglio regionale una mozione che racchiudeva il lavoro fatto a partire dall’estate del 2017. La mozione, approvata a larghissima maggioranza, indicava la direzione di marcia seguita nella trattativa avuta con Total, aperta al protagonismo attivo dei Sindaci, delle organizzazioni sindacali e datoriali”.
“E’ bene ricordarlo che tra i temi trattati – aggiunge - un ruolo centrale ha ricoperto e deve continuare ad esserlo il connubio tra salute e ambiente. Tutto il resto viene dopo. La salvaguardia della salute pubblica e il rispetto dell’ambiente, al di là del rispetto delle norme di legge, devono diventare obiettivi prioritari anche per le compagnie petrolifere, non solo per gli attori pubblici territoriali. Per il presente si pone innanzitutto una questione di metodo: oggi non è pensabile immaginare che si possano prendere decisioni senza utilizzare il metodo della concertazione tra tutti i soggetti istituzionali, sociali ed economici coinvolti in questa materia. Pertanto, le compagnie petrolifere, la Regione ed i Comuni interessati, le organizzazioni sindacali e datoriali, le associazioni ambientaliste vanno coinvolte e con loro vanno definiti obiettivi condivisi e percorsi utili al loro raggiungimento. Così come va data centralità al ruolo del Consiglio regionale nella discussione relativa ai rinnovi delle concessioni estrattive”.
“Questo percorso che per noi sembra scontato – ancora il capogruppo Pd - non lo è per le compagnie petrolifere. Per esempio, Total ha sempre considerato intoccabile l’accordo sottoscritto nel 2006, senza considerare che dal 2006 ad oggi ci ritroviamo noi (e loro) in un contesto economico e sociale totalmente cambiato. Averli riportati al tavolo della trattativa e averli persuasi sulla bontà delle modifiche da apportare a quell’accordo è stata una vittoria della Basilicata, non tanto di una maggioranza politica. E bene fa l’attuale Giunta regionale a muoversi in quella direzione. E poi c’è una questione di merito: se vent’anni fa poteva andare bene un accordo che prevedeva le royalties, fatto innovativo per l’epoca, oggi questo non basta più. Non si tratta dunque di negoziare qualche decimo di euro in più a barile estratto oppure elencare una sequela di ‘desiderata’ da libro dei sogni; si tratta di convincere le compagnie che la Basilicata non è in vendita e che esse stesse devono far parte integrante di un progetto di sviluppo che punti sulla decarbonizzazione e che prepari la Basilicata al momento in cui i giacimenti si esauriranno”.
“Si tratta – aggiunge - di coniugare responsabilità sociale delle imprese e produzione, socializzando obiettivi che non possono più essere tralasciati. Alcuni di questi sono stati discussi e condivisi nel corso della lunga trattativa portata avanti dalla passata giunta regionale proprio con Total. Concretamente, orientare lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi della Basilicata verso il massimo beneficio per l’intera società lucana, significa adottare nell’esercizio delle attività estrattive, attraverso il loro costante aggiornamento, tecnologie, procedure, criteri organizzativi e verifiche operative tali da assicurare la piena compatibilità con l’ambiente e la salute umana. Significa, inoltre, favorire la crescita economica regionale verso settori ‘no-oil’, massimizzare il ‘local content’ su scala territoriale locale e regionale, sostenere la crescita delle imprese locali attraverso la creazione di robusti partenariati industriali con gli operatori petroliferi, promuovere la partecipazione sociale e l’accountability ambientale in ogni fase dei processi decisionali adottando nel contempo gli standard più avanzati di sicurezza sul lavoro e salute e assicurare le ricadute occupazionali sul territorio locale e regionale sia direttamente che attraverso l’indotto”.
“Partendo da questi obiettivi comuni – dice - è possibile aprire una nuova stagione di relazioni industriali caratterizzata dalla responsabilità, dalla trasparenza delle azioni, dalla crescita e dalla consapevolezza di ognuno di far parte di una storia collettiva impregnata di valori e di idealità. Su questo è bene liberare il campo da equivoci. La responsabilità e la consapevolezza non sono appannaggio di qualcuno. Al contrario devono rappresentare quel comune denominatore che tiene insieme un territorio. Così la coesione sociale ed istituzionale diventa un moltiplicatore politico in grado di trasformare i piccoli numeri di una regione come la nostra in un punto di forza nella trattativa con i giganti dell’energia. La salvaguardia della salute e dell’ambiente, l’occupazione e la trasparenza della gestione e delle procedure sono priorità che vanno perseguite attraverso l’autorevolezza di una comunità che sappia fare sistema. L’esperienza di questi anni ci insegna che non è il sovranismo territoriale a renderci più forti, ma la capacità di aprirci al mondo e trattare alla pari con tutti senza nascondersi dietro ad un rituale e vetero meridionalismo”.
“Il modello da seguire, fatte le dovute differenze – conclude Cifarelli - è quello che ha portato la città di Matera a conseguire il titolo di Capitale europea della cultura per il 2019. Un modello inclusivo e partecipativo che ha visto la città proiettarsi verso il futuro riscattando i drammi e le difficoltà del passato. E lo ha fatto senza egoismi territoriali e affrancandosi dal pensiero unico di ristrette elites culturali. La vicenda petrolio in Basilicata dopo oltre vent’anni costringe la classe dirigente lucana a fare scelte coraggiose e lungimiranti. Possiamo decidere di guardare esclusivamente al presente e contrattare qualche regalia oppure considerare le nostre risorse una leva per la crescita sociale ed economica di una terra generosa e laboriosa. Per la Basilicata possiamo tutti fare di più e sempre meglio”.