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Blasi: “Serve rieducazione fondata sul rispetto”

17 aprile 2019, 11:08

La presidente della Commissione pari opportunità è intervenuta ad un incontro in occasione del trentennale della associazione Telefono donna

(ACR) - “In questo particolare momento dell'essere e sentirsi umani ed umane è necessario rilanciare il significato della parola rispetto, concentrandosi sul significato stesso della parola e della sua valenza nella vita di ogni giorno. Il linguaggio, partendo da una concezione semantica ha un ruolo fondamentale nella portata dei concetti e dei soggetti. Significato e significante permettono infatti il riconoscimento del segno. Una parola detta in un contesto può avere un significato, ripetuta in un altro può assumerne uno differente”.

Lo ha detto la presidente della Commissione regionale pari opportunità, Angela Blasi, intervenendo all’incontro promosso da Telefono Donna in occasione del suo trentennale.

“William James una volta disse : ‘La persona che conosce una frase di dodici parole sa molte più cose di dodici persone che conoscono solo una delle parole che compongono quella frase’. Questa dichiarazione – ha detto Blasi - si riferiva ovviamente al fatto che la disposizione delle parole nella frase va ad influire sul significato della frase stessa. Quando valutiamo il significato di una parola, la parola stessa è collegata ad una serie di conoscenze, legate alle proprietà percettive ed alle relazioni con altri concetti similari e con le caratteristiche salienti di quei concetti. Questo insieme di informazioni, che sono quelle che possediamo per la maggior parte delle parole, vanno a formare i tanti temuti stereotipi. Stereotipi che permettono di riferirsi automaticamente ai concetti quando pensiamo o utilizziamo una determinata parola. Per sconfiggere la violenza è necessario superare questi stereotipi e l'utilizzare un linguaggio corretto, rispettoso, attento al genere e responsabile, sarebbe un ottimo presupposto per combattere la violenza e per educarci al valore della differenza, per riconoscerci come persone”.

“Oggi – ha continuato - ci battiamo per difendere i diritti delle donne, per contrapporci ad una cultura, ad una società che stenta a metabolizzare l'uguaglianza e la parità. La competizione diventa strumento e metodo che ci porta ad essere meno sensibili, a discriminare chi non riesce a stare al passo con il risultato di emarginarlo allontanandolo dalle necessarie tutele.  Il linguaggio violento non fa altro che amplificare tale fenomeno e ad essere fonte di discriminazione e violenza.  Contrastarlo con azioni positive è un dovere dell'intera società ed un obbligo per gli organismi informativi. La Convenzione di Istanbul, infatti, con l'art. 17 prevede una responsabilizzazione dei media per combattere la cultura della violenza. Il linguaggio di una parte di stampa è caratterizzato da un sessismo che alimenta la cultura di una violenza diffusa.  Ridurre la donna a mero oggetto non fa altro che inserirle al posto più basso della catena di potere; la mercificazione delle vittime, la vittimizzazione secondaria, sono il segnale di una sottovalutazione del fenomeno”.

“Ben vengano allora – ha concluso Blasi - iniziative come quella proposta da Telefono donna , in occasione del suo trentennale sulle narrazioni sbagliate della violenza ‘La narrazione tossica della violenza contro le donne’, volte ad una informazione consapevole che deve partire da chi la fa e dalla consapevolezza che la nostra società necessita di una ristrutturazione ed una rieducazione fondata necessariamente sul rispetto in tutte le sue forme. La Commissione pari opportunità, come ribadito durante l'interessante incontro, si è fatta carico di questa rieducazione e continuerà a farlo”.

L.C.

Redazione Consiglio Informa

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